Nel processo, le telefonate con le olgettine non potranno essere usate come prova contro l'ex Cav. L'ha deciso l'Aula del Senato. Lui gongola, Cinque stelle e dem giocano a "di chi è la colpa?". A marzo, il Pd voleva dire sì solo a tre intercettazioni. E Casson accusò: "I dem vogliono salvare l'ex premier"
Le undici intercettazioni telefoniche tra Berlusconi e due delle cosiddette olgettine, Iris Berardi e Barbara Guerra, non potranno essere utilizzate nel processo Ruby ter come prove contro l’ex premier, accusato di corruzione in atti giudiziari. L’Aula del Senato boccia infatti la richiesta avanzata dai giudici di Milano, per l’utilizzo degli ascolti: i sì sono solo 120, contro i 130 no e 8 astenuti.
Quelle telefonate, che secondo la gip Stefania Donadeo “appaiono rilevanti” nell’ambito dell’inchiesta, perché dimostrerebbero le “trattative” per elargire “alle due donne somme di denaro” e regalare “immobili” in cambio di una sorta di “lealtà processuale”, resteranno comunque agli atti del procedimento, ma potranno esser utilizzate soltanto contro le ragazze. Contro l’ex Cavaliere, no.
La notizia in sé – pur di un qualche rilievo, se non altro processuale - viene però quasi sovrastata dalle polemiche politiche sulla notizia. Nello stesso Senato che tre anni fa fece decadere Berlusconi da senatore, peraltro con oltre ottanta voti di scarto, si scatena infatti una guerra estenuante di parole e toni altissimi, tra Pd e Cinque stelle, per stabilire chi sia stato stavolta a “salvare” Berlusconi. Sei stato tu. No, tu.
I pentastellati rispolverano il fantasma di un rinascente Patto del Nazareno, i democratici dicono al contrario che i Cinque stelle stanno facendo prove di alleanza con le destre per il referendum, o ringraziando per l’appoggio alle amministrative. Il senatore M5S stelle Gianluca Vacca lancia addirittura un sondaggio su Facebook: “Secondo voi, chi ha salvato Berlusconi? Noi o il Pd?”.
Ecco appunto. Il voto in Aula era segreto: si può dunque stare sul piano del possibile e del probabile, stabilire un “secondo voi”; e al limite misurare, visto il livello di polemica a Palazzo Madama, lo stato di estrema fibrillazione di una legislatura che sta consegnando a un referendum la sua eventuale fine anticipata, e dunque di fatto già sta in campagna elettorale.
Torna però anche utile riavvolgere il nastro. Perché la breve storia della (mancata) autorizzazione a utilizzare le intercettazioni per il Ruby ter ha almeno un paio di altri punti salienti, alle sue spalle.
A fine marzo, in Giunta per le Immunità, succede una cosa curiosa. Si tenta di fare una mediazione sul numero di intercettazioni da concedere ai magistrati. Il relatore e presidente della Giunta, Dario Stefano, vorrebbe dire sì a cinque telefonate. Il Pd propone di scendere a tre, le uniche – secondo il capogruppo Pd Cucca – che possono essere dette davvero casuali. “Sono proprio quelle che non contengono nulla di rilevante”, ricorda adesso il Cinque Stelle Maurizio Buccarella. “In pratica il Pd vuol far finta di autorizzare l’uso delle intercettazioni, ma di fatto nega l’utilizzo di quelle più importanti”, spiegava all’epoca il grillino Giarrusso. D’accordo con loro anche il senatore dem Felice Casson: “Il Pd vuole salvare Berlusconi” denunciava in una intervista all’Espresso, “con una proposta al ribasso ridicola e senza vergogna”. Eccessi?
Comunque quella “mediazione” non passa, in Giunta, soprattutto per l’opposizione dei Cinque stelle. Che votano contro, insieme con Forza Italia, e per questo si beccano, dal Pd, l’accusa di aver salvato Berlusconi. Con il che è chiaro che, almeno da questa primavera, Pd e Cinque stelle si rimpallano la stessa polemica.
Comunque ad aprile, bocciata la relazione di Dario Stefano, si nomina un nuovo relatore: il socialista Enrico Buemi. Che presenta la sua proposta: vietare ai magistrati l’utilizzo di tutte e undici le telefonate. Ancora meglio, per Berlusconi. Anche questa relazione viene bocciata, e stavolta Pd e Cinque stelle stanno dalla stessa parte (come oggi, ufficialmente), insieme con la Lega.
Bocciate due relazioni, come da prassi la richiesta del Gip finisce dritta dritta all’esame dell’Aula, nella sua versione originale. Volete concedere ai magistrati l’utilizzo delle telefonate? L’Aula risponde di no. E stavolta Casson - l’unico del Pd ad aver detto che il Pd faceva un favore a Berlusconi - nemmeno c’è: è impegnato a una riunione al Copasir.