Bernardo De Bernardinis, condannato per L'Aquila, è nel Comitato operativo del dopo-terremoto del centro Italia. Dopo la denuncia, arrivano le richieste di dimissioni: «Il governo intervenga»
«Sapere della inquietante presenza di
Bernardo De Bernardinis nel Comitato nazionale operativo della Protezione civile è un’indecente vergogna che il governo deve cancellare immediatamente».
Così scrivono i civatiani de L’Aquila, subito ripresi dal deputato e leader di Possibile
Pippo Civati: «Bisognerebbe evitare certe situazioni», ha detto, «e se è vero che il modello non è L’Aquila è necessario che il governo scelga persone e strumenti radicalmente diversi». Non è dunque un bel messaggio, per i civatiani, che De Bernardinis, pregiudicato, sia stato chiamato anche per il terremoto che ha colpito la settimana scorsa il centro Italia, come
raccontato e denunciato da Fabrizio Gatti per l’Espresso.
La sua rimozione sarebbe invece una scelta «da fare immediatamente per decenza e per rispetto ai tanti morti, ai feriti, e a tutta la popolazione colpita dal terremoto dello scorso 24 agosto» e anche a «quella colpita dal terremoto del 2009 a L’Aquila». Non va bene che De Bernardinis sia ad Amatrice, nella sala operativa, e non va bene che sia ancora presidente del Cda dell’
Ispra, l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale, organo ministeriale. Con 130mila euro di stipendio, lì De Bernardinis è entrato con Berlusconi ed è stato confermato dal governo di Gianni Letta e da quello di Matteo Renzi: «La sua presenza in quel particolare organismo è l’ennesima ferita», continua la nota.
Non c’è incompatibilità, si è però per ora ritenuto, con la condanna arrivata per L’Aquila a De Bernardinis, che è l’unico a cui è stata riconosciuta l’accusa di aver “rassicurato” la popolazione dopo la prima e più lieve scossa.
Furono tutti assolti ma non lui, per via di un’intervista rilasciata in tv: due anni per omicidio colposo, pena così ridotta - dai sei - dalla Corte d’Appello. Per i giudici De Bernardinis fu “imprudente” e “negligente” e con le sue dichiarazioni (parlò di fenomeni sismici «senz’altro normali» e anzi «favorevoli») fu responsabile di un'“incidenza causale diretta nella formazione dei processi volitivi di alcune delle vittime nei momenti successivi alle due scosse ‘premonitrici'”.