Dall'entusiasmo della ministra Boschi alla giravolta di Roberto Benigni, passando per Napolitano, Cacciari e Bersani. Tutte le posizioni favorevoli al cambio della Costituzione. Ognuna con la sua declinazione
di Susanna Turco
8 agosto 2016
[[ge:espresso:palazzo:1.279602:image:https://espresso.repubblica.it/polopoly_fs/1.279602.1470390051!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/articolo_480/image.jpg]] Senza se e senza ma La riforma è perfettibile, siamo umani, ma il Sì ad essa è luminoso e rotondo quanto ?la strada che traccia. Ne è la custode Maria Elena Boschi, frontwoman del renzismo. La ministra ha girato mezz’Italia a spiegare che la storia siamo noi («Siamo noi i padri costituenti, i milioni di italiani» eccetera) e che la riforma è magica: «Cambia le nostre vite nell’immediato», ci porta «nel futuro». In un mondo «senza elezioni anticipate», persino.
[[ge:espresso:palazzo:1.279603:image:https://espresso.repubblica.it/polopoly_fs/1.279603.1470390093!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/articolo_480/image.jpg]] Altrimenti è l'apocalisse «Caos politico», «recessione», «capitali in fuga», «crollo della fiducia»: ecco talune ariose previsioni della Confindustria di Vincenzo Boccia, in caso ?di vittoria del No. Un’analisi del suo Centro studi si prende la briga di precisare il disastro: in tre anni il Pil scenderebbe dell’1,7 per cento (invece di salire del 2,3), si perderebbero 600 mila posti di lavoro e 430 mila persone scivolerebbero sotto la soglia della povertà.
[[ge:espresso:palazzo:1.279604:image:https://espresso.repubblica.it/polopoly_fs/1.279604.1470390122!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/articolo_480/image.jpg]] L'ultima spiaggia Se perde il Sì, dovremo dare l’addio a «riforme di questa portata», sostiene Giovanni Bazoli, presidente emerito ?di Intesa Sanpaolo. Di più. Finiremo «in una situazione ?di drammatica impasse costituzionale»: senza governo, con una legge elettorale inservibile, impossibilitati a votare. ?“il manifesto” chiama questa corrente di pensiero (e la precedente) «gli apocalittici dell’ultima spiaggia».
[[ge:espresso:palazzo:1.279605:image:https://espresso.repubblica.it/polopoly_fs/1.279605.1470390148!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/articolo_480/image.jpg]] Ma l’Italicum s’ha da rifare Votare si deve, è l’appello di Giorgio Napolitano, presidente emerito della Repubblica ?e mentore degli ultimi tre governi: non si possono buttar via «due anni di sforzi» ?del Parlamento, sarebbe ?«una sciagura farsi sfuggire l’occasione per superare il bipolarismo perfetto». Però una revisione dell’Italicum «è da considerare». Cancellando il ballottaggio, magari: Renzi è premier, ma anche segretario del Pd, faccia lui.
[[ge:espresso:palazzo:1.279606:image:https://espresso.repubblica.it/polopoly_fs/1.279606.1470390168!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/articolo_480/image.jpg]] Solo se Matteo cambia Sfumatura hard dell’appello ?di Napolitano, accomuna la minoranza Pd e suona così: Renzi cambi la legge elettorale, ma subito, davvero, prima del referendum. Quanto meno avvii un «cantiere», presenti una «proposta precisa», prenda «impegni solenni». Altrimenti, dice PIer Luigi Bersani, «è un salto nel buio e io non so che dire alla gente». Davide Zoggia lo saprebbe: «Il nostro Sì diventa impossibile».
[[ge:espresso:palazzo:1.279607:image:https://espresso.repubblica.it/polopoly_fs/1.279607.1470390199!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/articolo_480/image.jpg]] Nonostante Renzi L’ex presidente del Senato, Marcello Pera, che ha lasciato la politica nel 2013, ritorna nell’agone per farsi alfiere del Sì, liberale e moderato. Verdini lo insegue, ma lui dice di agire disinteressato, solo «in omaggio alla mia memoria di ex riformatore ed ex forzista». Come lui, svariati. Pure Giuliano Urbani, pare. Il capo di Bnl Luigi Abete aveva suggerito per tempo un nome: «Referendari per il Sì, nonostante Renzi».
[[ge:espresso:palazzo:1.279608:image:https://espresso.repubblica.it/polopoly_fs/1.279608.1470390223!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/articolo_480/image.jpg]] Però mi fa orrore Come a dire turiamoci ?il naso. In voga tra gli intellettuali, nella sua forma più efficace è distillata da Massimo Cacciari, filosofo, già sindaco di Venezia: riforma «modesta», «maldestra», «concepita male», «scritta peggio», insomma «una puttanata». Che però «realizza per vie traverse e balzane alcuni cambiamenti che volevamo da anni». Lo “spirito di responsabilità”, per questa via, vince uno a zero.
[[ge:espresso:palazzo:1.279609:image:https://espresso.repubblica.it/polopoly_fs/1.279609.1470390245!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/articolo_480/image.jpg]] Preferirei di No, anzi di Sì Altrimenti detta meglio che niente. È la gradazione Roberto Benigni, l’attore e regista premio Oscar passato in breve tempo da «sarei orientato a votare No, per proteggere la nostra meravigliosa Costituzione», ?a «è la Carta più bella del mondo, ma si può cambiare». Dario Fo (che è per il No) ?l’ha insultato per il cambio ?di posizione: ma epigoni, ?vista l’aria e i tanti dubbi, non mancheranno.