Marco Minniti: «Tutti i partiti firmino un patto pubblico contro le mafie»
Terrorismo, migranti, fake news, lotta alle mafie e, soprattutto, la campagna elettorale: il ministro dell'Interno parla con il direttore dell'Espresso nel numero in edicola da domenica 7 gennaio
di Marco Damilano
5 gennaio 2018
«Non faccio parte di un governo tecnico, sono convintamente espressione di una maggioranza e di un governo politico. Ma so bene che chi ricopre l'incarico che svolgo io non può essere di parte, deve essere un punto di riferimento di tutti gli italiani».
Terrorismo, migranti, fake news, lotta alle mafie: il ministro dell'Interno Marco Minniti a colloquio con il direttore Marco Damilano parla con L'Espresso in edicola da domenica 7 gennaio a tutto campo della campagna elettorale che si apre. «In un anno di governo ho collaborato con i sindaci di tutti i partiti, non per ragioni di diplomazia, ma perché ne sono profondamente convinto. Il ministro dell'Interno è un elemento di equilibrio democratico, tanto più deve esserlo in una situazione di incertezza».
L'Espresso in edicola dal 7 gennaio«Questa è la prima campagna elettorale nazionale che l'Italia affronta nell'epoca di Islamic State, dentro una fase di minaccia terroristica. Nel 2013 l'Is non esisteva ancora, non dobbiamo mai dimenticarlo. Il nostro compito principale in questi due mesi sarà quello di garantire elezioni sicure e libere. La seconda preoccupazione, quel che mi sta più a cuore», continua Minniti, «è come tutelare il rapporto tra l'esigenza della massima libertà di espressione e la partecipazione al voto degli elettori. In campagna elettorale è richiesto un forte confronto tra le forze politiche e i candidati, a volte anche aspro e conflittuale, ma c'è il rischio che la durezza dei toni allontani dalla partecipazione gli elettori, sia escludente per i cittadini che non se la sentono di partecipare a una competizione giocata tutta sullo scontro e non sulle proposte. Io dico invece che il voto è il momento più forte per una democrazia. Le elezioni non sono inutili, non si fanno per tastare il polso dell'opinione pubblica come se fossero un sondaggio. Con le elezioni si determinano gli equilibri politici del Paese». [[ge:rep-locali:espresso:285307728]] Sul rischio che il voto sia inquinato dalle mafie con il ritorno dei collegi uninominali, «ho chiesto un patto dei partiti contro la criminalità, agli Stati generali dell'antimafia a Milano», ricorda il ministro. «Sto aspettando le risposte, la campagna è appena agli inizi. Non chiedo una dichiarazione generica, una frase in un'intervista buttata lì. Chiedo ai capi dei partiti di sottoscrivere in modo solenne una carta, un patto pubblico, in cui si impegnano a non chiedere e a non ricevere appoggio elettorale dalle mafie. Lo chiedo a tutti e mi aspetto che firmino tutti. In una democrazia non può esistere l'alternativa secca: o liste bloccate o liste condizionate, o i partiti scelgono al posto degli elettori o il voto è inquinato dalle mafie. Io mi rifiuto di pensarla così. Il collegio consente agli elettori di scegliere un candidato, una persona, ma i partiti devono mettere in campo gli anticorpi, devono candidare persone che non siano condizionabili dai clan. Le forze dell'ordine e la magistratura fanno il loro lavoro, ma la politica non può limitarsi ad aspettare la magistratura, deve arrivare prima. È in gioco la credibilità della democrazia».
Infine, su quale sarà in campagna elettorale il suo ruolo nel Pd, Minniti risponde: «Sono contento che nel mio partito si parli di fare squadra, che se ne faccia parte o no. Nell'impegno collettivo c'è un'idea di politica, l'ho detto alla stazione Leopolda qualche settimana fa, la politica è amicizia, non una tragedia shakespeariana, magari di serie B, dove c’è sempre quello che ti tradisce. Mai come oggi la politica è interrogata e sfidata dai populismi sulla sua credibilità. Che significa fare quel che si dice, per combattere il logoramento delle parole e delle promesse, e restituire la politica al suo senso di impegno collettivo e di passione. Gramsci diceva che il partito è la passione organizzata. E il partito viene meno se non c'è questa idea della passione, di un impegno collettivo».