Uno degli aspetti meno notati, nel dibattito successivo agli epiteti verso i giornalisti di Di Maio e Di Battista, è che nel 2018 - dopo mezzo secolo di femminismo - si usa ancora la parola “puttana” come un insulto.
Dietro questo uso c’è una vecchissima subcultura maschilista che mal sopporta l’idea che una donna possa fare del suo corpo quello che crede senza dover rendere conto a nessuno e senza per questo meritare insulti da chicchessia, non si capisce poi a quale titolo.
In alternativa ai casi in cui essere puttana è una libera scelta, resta solo un altro scenario: cioè quello delle ragazze costrette a farlo dalla povertà o dallo schiavismo, condizione che evidentemente merita ancor meno l’uso come ingiuria della parola in questione.
Eppure “puttana” resta un insulto, come del resto lo erano - e in molti ambienti ?lo sono ancora - parole come “frocio”o “finocchio”. Che poi, se esistono le puttane ?è perché ci sono i puttanieri: alcuni milioni di persone, in Italia, tutti maschi.
Perché a loro non li insulta nessuno?