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Partiamo da Gazzabin, soprannominato “il messicano” per via dei baffoni neri. Sta con Zaia da oltre 15 anni. Prima direttore generale della provincia di Treviso, poi responsabile della segreteria del ministero dell’Agricoltura a Roma, dal 2010 a oggi capo di gabinetto del presidente della Regione. L’esposto che lo riguarda sostiene che Zaia gli abbia dato un posto da dirigente anche se lui non ne avrebbe avuto diritto. Una tesi pericolosa per le tasche del governatore. Perché se alla fine la Corte dei Conti dovesse condividerla, il danno erariale sarebbe ripagato interamente da Zaia. La legge italiana stabilisce che per diventare dirigente pubblico è necessaria la laurea, mentre Gazzabin ha solo un diploma da perito tecnico.
Di fronte alle critiche sollevate dalla stampa locale, gli uomini del governatore hanno ricordato che esiste una norma regionale, approvata proprio durante la sua presidenza, che permette di conferire incarichi dirigenziali indipendentemente dal possesso della laurea. La difesa sembra però incongruente con quanto sostenuto in passato dalla Corte. Proprio sul punto della laurea, i magistrati contabili hanno infatti evidenziato il contrasto tra la legge nazionale e quella applicata in Veneto. Si legge per esempio nella relazione presentata in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2016, firmata dal procuratore regionale Carmine Scarano: «Il sistema normativo relativo al personale, così congegnato, porta ad una pressoché assoluta discrezionalità nell’attribuzione del ruolo di dirigente». Scarano si riferiva ad alcune persone che, pur senza i requisiti richiesti, sono stati nominati dirigenti dell’Ater, l’ente locale che gestisce le case popolari.
Nessun riferimento esplicito a Gazzabin, la cui situazione pare però molto simile. Come d’altronde quella di Mantoan, direttore generale della sanità veneta. È in carica dal 2010 e come Gazzabin è stato scelto senza concorso. Mantoan è laureato in Medicina, ha un curriculum di tutto rispetto. L’esposto inviato alla Corte dei Conti evidenzia però un’altra pecca: il mancato svolgimento di funzioni dirigenziali prima di diventare il numero uno della sanità. Una mancanza che, se accertata, potrebbe costare a lui il posto da dirigente. E a Zaia parecchi “sghei”, visto che Mantoan da anni decide come spendere milioni di euro pubblici.
In realtà un passato da dirigente esiste nel curriculum del ras della sanità veneta. Risale alle metà degli anni ‘80, quando il medico non aveva ancora 30 anni. Mantoan ha dichiarato di aver svolto allora la funzione di dirigente del servizio sanitario prima per l’esercito e poi per i carabinieri.
In attesa di conoscere il parere dei magistrati, c’è un’altra questione che preoccupa il fedelissimo di Zaia. È una storia tragica: un incidente avvenuto nel settembre del 2016, in cui ha perso la vita un uomo di 71 anni. Cesare Tiveron viaggiava sul suo scooter, stava superando una fila di macchine quando è andato a sbattere contro l’auto blu del ras della sanità veneta. Il problema è che la vettura che trasportava Mantoan stava effettuando una manovra vietata. Un bel problema per il suo autista, che con il nuovo reato di omicidio stradale rischia grosso.
La situazione inizialmente sembrava volgere a favore di Mantoan. Il perito scelto dal tribunale di Padova, il medico legale Massimo Montisci, aveva infatti collegato il decesso di Tiveron a un infarto che lo aveva colpito un attimo prima dell’incidente. Tutto chiaro? Non proprio. Vieri Tolomei, l’avvocato della vittima, ha infatti presentato un’istanza di revoca del perito. «Altri tre consulenti che hanno analizzato l’incidente, compreso quello scelto dallo stesso tribunale per definire la dinamica della collisione, di fatto smentiscono la conclusione di Montisci», riassume il legale. Non solo. Tolomei evidenzia anche un conflitto d’interesse ?tra Mantoan e Montisci. Quest’ultimo lavora infatti per l’ospedale di Padova. Che dipende proprio dal direttore generale ?della sanità veneta.