L'addio al Viminale è costato caro, in termini di interazioni sui social network, al "Capitano" leghista. Che per risalire la china ha cambiato parole e strategie. Ecco come
La Bestia è diventata più docile e chiama tutti «amico». Il sistema algoritmico che suggerisce e miscela le parole di Matteo Salvini inizia a dare segni di cedimento e il suo staff della comunicazione sta cercando in tutti i modi di arginare quello che per molti analisti digitali è un vero e proprio crollo di interesse nei confronti del “Capitano”.
L’ex ministro dell’interno è ancora il politico italiano più abile nel fare delle piattaforme social potenti leve di consenso, il più bravo nel trasformare in voti reali i suoi 1,1 milioni di follower su Twitter, 1,8 milioni di fan su Instagram e 3,8 milioni di seguaci su Facebook.
Tuttavia, i dati dell’ultimo periodo sono tutt’altro che esaltanti e hanno costretto Morisi&Co. a rimettere mano alla macchina da guerra che fino ai giorni del mojito sembrava inarrestabile. L’intervento più significativo è stato sulle parole: un’analisi semantica elaborata da Osservatorio Social, un gruppo di professionisti formato da sviluppatori, analisti ed esperti digitali, mostra infatti il tentativo di riavvicinare i simpatizzanti delusi (e forse anche annoiati) con frasi meno forti o con operazioni simpatia, talvolta decisamente goffe.
Non è una novità la comparsa di gattini, paesaggi bucolici e panini con la salsiccia nei social del capo del Carroccio, ma i dati evidenziano stavolta un intervento più strutturale. Il “Salvini ministro” utilizzava un lessico diverso e a tratti più violento del “Salvini Pontida”: basti pensare che nel settembre del 2018 la voce lessicale più usata era “Italia” (presente nel 18,75 per cento dei post), nel settembre del 2019 è stata amici (26,01). L’anno scorso, nella top ten c’erano polizia (15,44), sicurezza (11,40), immigrazione (10,29) e immigrati (6,99); nessuna di queste compare tra le prime dieci del settembre appena trascorso; in compenso, ci sono Lega (13,49 per cento dei post), Pd (12,14) e persino “San” (10,02). Chiaro il taglio più elettorale che si sta cercando di imprimere a cinguettii, post e dirette Facebook (“Umbria” compare nell’11,56 per cento dei contenuti), ma basta scorrere le timeline per notare nei toni un radicale cambio di registro. Nei 29 giorni del mese di settembre, i post con il maggiore numero di reazioni e commenti sono stati, nell’ordine: «Bici e tanto ossigeno nell’incantevole Trentino, vi abbraccio Amici!», «Buon rientro a scuola alla mia cucciola e a tutte le bimbe e i bimbi d’Italia. Vi vogliamo bene e vi proteggiamo, siete il nostro Futuro!» e «GRAZIE di cuore a questa signora che stamattina a Caorso mi ha aspettato per donarmi un rosario. Lo porterò con me (…) Buon pomeriggio Amici».
Insomma, al netto del sottotesto (dall’ennesima strumentalizzazione dei fatti di Bibbiano alla risposta alle critiche per l’ostentazione dei simboli religiosi), il tentativo è recuperare consenso - virtuale e reale - riconquistando i fan con parole meno divisive: è probabile che a preoccupare i volenterosi ragazzi che fino al 5 settembre costavano circa mille euro al giorno allo Stato italiano sia stato anche il crollo dell’amore verso il loro capo, come mostra il calo delle reazioni “love” ai suoi post.
L’uscita dal Viminale ha d’altronde modificato le gerarchie, anche sui social network. Per mesi, Matteo Salvini è stato l’uomo politico che dettava l’agenda mentre oggi è costretto a inseguire i trend topic a colpi di tortellini e merendine.
Il secondo intervento, lampante anche per gli utenti meno esperti, è il massiccio aumento di messaggi e tweet che vengono lanciati nel corso della giornata. Tra l’inizio e la fine di settembre l’engagement giornaliero, quell’insieme di reazioni, condivisioni e commenti che misura il grado di coinvolgimento degli utenti verso ciò che viene pubblicato, si è praticamente dimezzato: il primo settembre si registravano 59mila engagement su 15 post, il 29 si scende a poco più di 24mila su 20. Per correre ai ripari, si è tentato di compensare con la quantità. Un dato su tutti: a settembre 2018 sulla pagina Facebook i post sono stati 272; 519 quelli nello stesso periodo di quest’anno.
Eppure, la curva del grafico, che accorpa i “mi piace” con condivisioni e commenti, disegna un’inesorabile discesa. Non sono, infine, da sottovalutare le risorse economiche spese di continuo sui canali social del Capitano: a finanziare la sua pagina Facebook con migliaia di euro sono infatti lo stesso Salvini, il partito, i deputati, senatori ed europarlamentari. Negli ultimi giorni “Lega - Salvini premier” ha ripreso a sponsorizzare con cifre che oscillano dai 100 ai 499 euro alcuni post del Capo, fatto che non accadeva dalle Europee: in uno si riporta la notizia del nigeriano arrestato a Fermo, due sono sulla manifestazione di Roma e uno è riferito a una circolare del Ministero dell’Interno che distribuisce migranti in delle strutture di Ancona, Avellino e Terni.
A confermare le difficoltà degli ultimi tempi c’è proprio il fatto che si sia ricorso a promuovere a pagamento post su un argomento come gli immigrati, su cui fino a poche settimane fa non sarebbe stato necessario mettere un euro. D’altra parte, la visibilità sui social oggi è tutto, e lo dimostra anche come è cambiato il mestiere del militante: se un tempo andava in strada ad appendere manifesti, oggi in molti casi preferisce donare dei soldi per sponsorizzare i post del suo leader. È il caso di Isabella Biffi, cantautrice, regista e produttrice di musical che oltre a promuovere le sue performance artistiche e a proporre gite in elicottero (con un invito che - sicuramente per uno scherzo del destino - è scritto in cirillico), ha da poco sponsorizzato a pagamento il video per promuovere la manifestazione del 19 ottobre. Il nuovo volantinaggio digitale.