Cosa potrebbe e dovrebbe fare il futuro segretario del Partito democratico? L’Espresso ha chiesto a quattro intellettuali di scrivere una lettera.

Roberto Andò
Caro Pd,
non so se sopravviverai alla coazione distruttiva dei tuoi capi, o alla micidiale, e alquanto sommaria, - come potrebbe non esserlo - resa dei conti tra le élite e il popolo. Nel mondo la democrazia è ovunque malata. E anche tu stai poco bene. Romano Prodi pensa che ti manchi un padre e forse ha ragione.

Da tempo, sei un partito governato da figli ambiziosi, più interessati a divorarsi tra loro che a elaborare pensieri, idee, strategie utili per affrontare insieme il divario tra povertà e ricchezza, tra sapere e ignoranza, o per fare opposizione. Sto generalizzando, ci sono anche delle eccezioni, ma la loro voce oggi è quasi inudibile, sommersa com’è dal frastuono della rissa e della vanità.

Tra poco - e sarà maledettamente, colpevolmente, tardi - dovrai eleggere il tuo segretario, e nel farlo dovrai pensare a cosa sei stato e a cosa vuoi diventare. Dovrai ripercorrere il cammino accidentato che ti ha portato dove sei adesso.

Partecipa
Caro Pd, ti scrivo: invia il tuo messaggio al prossimo segretario dem
14/2/2019
Il campo oggi è occupato dalla Lega di Salvini e dai 5Stelle di Di Maio e Di Battista. Hai consegnato l’Italia a loro. L’unica posta concreta che loro hanno messo sul tavolo è quella del reddito di cittadinanza, un argine alla povertà dilagante, di cui è ancora incerta la reale portata. Partiamo da qui: tu hai abbandonato i ceti popolari, gli operai, gli abitanti delle periferie e hai abbracciato il blairismo alla Renzi.

Ti sei disinteressato della scuola, della sanità. Hai puntato sul decreto dignità, sul jobs act, sulla rottamazione. Alla fine, la gente ti ha mandato un messaggio semplice: hai fallito. L’Italia di oggi è un Paese agitato dai fantasmi della paura e della miseria, emarginato dal mondo. I 5 Stelle si sono consegnati al Salvini della infame lotta ai migranti, al ministro degli Interni che vuole essere salvato dal giudice in Parlamento, e hanno tradito le speranze di chi li ha votato. È logico pensare che ne pagheranno le conseguenze.

La lettera
"Pd, è ora di una leader donna"
14/2/2019
In ogni caso, ora tu non puoi più aspettare, devi uscire dal silenzio e ripartire. Ma continui a stare zitto, e questo è imbarazzante, fa capire che sei molto malato. Oltre a un padre dovresti trovare uno che è anche un grande medico dell’anima. Clinicamente, sei un depresso, è meglio dirselo chiaro. Uno stato che ti pone fuori dal mondo, e che allude all’abisso, all’impossibilità. Per il nevrotico il mondo è illeggibile, se vuole vederlo da un punto di vista da cui instaurare una trattativa nuova deve spostarsi. Dunque, anche tu devi trovare uno che sia in grado di spostarti da dove sei adesso. Uno che sappia interloquire autorevolmente con gli altri, che sappia includerli, o convincerli. Uno che sappia parlare chiaro ma che non calpesti la lingua italiana, che ne abbia rispetto e amore. Ricordati: prima o poi, sarà necessario ristabilire un’idea di Stato, in Italia. Dopo anni di Twitter, selfie, dichiarazioni sprovvedute, imposture, velleità, gli italiani cercheranno una guida che abbia una voce chiara, ma capace di elaborare pensieri complessi, uno che ama la Costituzione, e che voglia onorarne gli intendimenti sino in fondo.

Non serve un altro “fenomeno”. Ci vuole uno che segni una differenza inequivocabile con il passato recente, veloce nel ragionamento, ma empatico. Un leader “umanista” in grado di rimettere in discussione il blocco sociale e politico di questo Paese.

Caro Pd, le prossime elezioni europee assumeranno un significato senza precedenti per la nostra storia e per quella dell’Europa. Il tuo nuovo segretario dovrà da subito impegnarsi in una campagna da cui dipenderà la tua stessa esistenza. Non lasciarti sfuggire l’ultima occasione, dopotutto rischiare la pelle è un po’ rinascere.