Indicata come ultimo baluardo della sinistra, in realtà da anni sta vivendo un progressivo spostamento a destra. E alle ultime europee la Lega è stato primo partito in 252 comuni contro i 76 del Pd
Il voto del 26 gennaio in Emilia-Romagna segnerà l’apertura elettorale di un anno carico di incognite per la politica italiana e per il destino di partiti, leader e governo. Le elezioni saranno contemporanee a quelle in Calabria, ma è alla ‘regione rossa’ per eccellenza che si guarderà per ricavare un segnale politico di caratura nazionale.
I numeri ci dicono che nelle elezioni nazionali
l’Emilia-Romagna sta da tempo scivolando progressivamente a destra. Alle Politiche del 2013 Bersani vinse di oltre 15 punti sul Movimento 5 Stelle staccando di quasi 20 il centrodestra. Il 4 marzo 2018, per la prima volta nella storia della Repubblica, si registra il sorpasso: in Emilia-Romagna il centrodestra è la coalizione vincente con il 33%, circa due punti sopra al centrosinistra vicino al 31%, mentre il M5S raccoglie un ragguardevole 27,5.
Alle Europee di maggio 2019 la distanza si allarga. Il centrodestra (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia) arriva al 44,4%, il centrosinistra allargato (considerando Pd, +Europa, Europa Verde e La Sinistra) si ferma al 39,6. Il crollo dei Cinquestelle, che non arrivano neanche al 13%, non sembra aiutare particolarmente la coalizione progressista, anche se il trend complessivo nella regione è leggermente meno favorevole al centrodestra rispetto a quello nazionale.
È anche
la geografia del voto emiliano-romagnolo a tingersi di nuovi colori: nel 2018 il centrodestra conquista una buona parte dei collegi uninominali, sfondando a Ferrara, Cento e relegando il centrosinistra al terzo posto nei collegi di Sassuolo, Cesena e Rimini. Alle europee di sette mesi fa la ‘mappa’ del centrodestra si espande ancora di più, raggiungendo la maggioranza in molti dei comuni tra Bassa modenese e ferrarese e Appennino romagnolo.
In altre parole, la trasformazione elettorale dell’Emilia-Romagna è in atto da tempo, ma ha subito una marcata accelerazione dal 2018 in poi. Il 4 marzo il centrodestra era primo in 215 comuni su 328, nel 2019 è arrivato in testa in 265. La Lega superava il 30% in appena 58 comuni alle politiche, alle europee l’ha superato in 279.
Guardando alla sfida con il Partito Democratico, un tempo egemone, nel 2018 il Pd riusciva ancora a prevalere nettamente a livello percentuale e a vincere il derby con la Lega in 171 comuni contro 157. Ma alle Europee i rapporti di forza sono cambiati, e molto.
Lega di Salvini primo partito in regione e davanti al Pd in 252 comuni contro 76. Si è verificato un sorpasso in ben 96 comuni, tra i quali Cesenatico, Sassuolo, Vignola, Mirandola.
D’altra parte, qualche segnale di speranza per il centrosinistra in vista delle Regionali esiste. Non sappiamo quale possa essere l’effetto delle sardine (rimobilitazione di astenuti? Rinvigorimento degli elettori di sinistra? Persuasione su qualche ex 5 Stelle?), ma i dati ci dicono che i grandi centri hanno subito molto meno l’espansione leghista negli ultimi anni. A Bologna alle Europee la Lega ha addirittura avuto un trend negativo in rapporto al Pd rispetto al 2018. In tutti i comuni capoluogo di provincia l’ascesa leghista ha incontrato più resistenze che nel resto del territorio, con uno swing medio di meno di 7 punti rispetto ai 14 dell’Emilia-Romagna nel complesso.
Le Regionali, poi, sono altra cosa dalle elezioni nazionali, anche se l’esperienza e i dati (nell’ultimo anno per esempio le sconfitte nette di Chiamparino e Zedda) mostrano che le regionali sono, tra le varie consultazioni amministrative, quelle meno “locali” e le più “politiche”.
Tirando le somme, potremmo dire che
più la partita sarà regionale e più il centrosinistra riuscirà a rimobilitare la sua base storica, soprattutto ma non solo nei grandi centri, più sarà favorito Stefano Bonaccini; più la partita sarà nazionale e più il centrodestra a trazione leghista riuscirà a contenere i danni nei capoluoghi proseguendo l’espansione nelle province, più sarà favorita Lucia Borgonzoni.