Documenti mai inviati, lettere senza risposta, persone escluse dalle riunioni: L'Espresso pubblica la corrispondenza tra il viceministro della Salute Pierpalo Sileri e il Comitato tecnico-scientifico che, a suo dire, lo avrebbe tenuto all'oscuro di ogni decisione. «Sono basito dal comportamento dei funzionari dello Stato»

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«Questa grave omissione nei verbali, rivelatrice di scarsa trasparenza nel processo decisionale, certamente non aiuta in un momento di emergenza come quello che stiamo vivendo».

Di cosa si è discusso durante le riunioni del Comitato tecnico-scientifico che consigliava le scelte del governo durante l'epidemia? Quali informazioni erano realmente a disposizione sull'evoluzione del virus e come sono state gestite? Non dovrebbero essere documenti segreti. Eppure persino il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri non riesce a ottenere l'accesso a quei resoconti.

Scrive di rimanere «basito del comportamento dei funzionari dello Stato». E denuncia che la sua collaboratrice è stata esclusa dal tavolo del Comitato con motivazioni discutibili: «Il 24 febbraio una componente del mio ufficio, la cui presenza (unica donna) era stata da me chiesta per avere informazioni in tempo reale fu allontanata dopo dichiarazioni del tipo: “ci sono troppe donne qui”».
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La tensione tra Sileri e il Comitato è sempre più alta: la corrispondenza che l'Espresso pubblica in esclusiva mostra un vero braccio di ferro per potere esaminare i carteggi del pool che ha guidato le scelte chiave della pandemia. Il chirurgo romano, eletto al Senato con il M5S e nominato vice di Roberto Speranza nel governo Conte Bis, sostiene che quei documenti gli siano negati. Il coordinatore del Comitato Agostino Miozzo replica invece “con viva sorpresa”. «È stata celermente assicurata la presenza di un suo rappresentante che prende regolarmente visione dei verbali». Non solo: «Di fronte a una sua specifica richiesta – non intervenuta nel caso di specie - sarà mia cura fornirle un'informativa quanto più possibile completa, pur tenendo conto che i verbali costituiscono informazioni “non classificate controllate”».
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Ossia il livello più blando di riservatezza, senza una formale secretazione. Ma Sileri non ci sta e risponde con un lungo elenco di negligenze: «Dall'inizio dell'emergenza ho rappresentato in più occasioni l'urgenza di acquisire la documentazione in quanto ritengo mio preciso dovere conoscere tempestivamente i pareri espressi dall'organo tecnico… Ho più volte lamentato la mancanza di un collegamento tra il Comitato e il mio ufficio, che per la parte ministeriale, avrebbe dovuto essere garantito dal Segretario generale del ministero della Salute, che ha invece ampiamente disertato le sedute… Non è vero che la presenza di un rappresentante è stata 'celermente assicurata'».

Fino all'11 aprile non gli è stato trasmesso alcun documento né i verbali delle riunioni. Allega anche una mail spedita il 21 marzo, mentre si trovava isolato per avere contratto il virus: «Vorrei, quanto meno, poter rispondere alle tantissime richieste che mi giungono come membro del governo oltre che come medico.  È mio dovere partecipare all'individuazione dell'indirizzo politico dell'esecutivo per il quale ho giurato. Non riesco ad aver riscontro, non mi è concesso leggere, nonostante svariate richieste, i verbali».
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In particolare, evidenzia come gli siano stati negati i documenti sulle riunioni di marzo. Sono le settimane cruciali, quando il virus dilaga e vengono prese le decisioni più difficili: come la mancata zona rossa di Nembro, mai decretata nonostante le indicazioni dell'Istituto Superiore di Sanità. Omissioni che sembrano far calare un velo di mistero sulle discussioni del Comitato.