Politica
gennaio, 2021

Ecco i politici "in missione": in viaggio verso casa propria a spese dello Stato

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I rientri nella propria città pagati dallo Stato. Le affollatissime delegazioni di Conte. I voli intercontinentali di Costa (Ambiente). E Di Maio che non pubblica i rendiconti. Ecco come, nell’anno del lockdown, ministri e sottosegretari hanno viaggiato facendo pagare la collettività

Non c’è lockdown che tenga. In un anno funestato dalla pandemia, tra divieti vari e zone rosse, la squadra di governo di Giuseppe Conte non ha rinunciato alle trasferte. Ministri, viceministri e sottosegretari si sono mossi eccome, in Italia e all’estero. Decine e decine di viaggi a carico delle casse pubbliche. Tutte missioni di stato? Dipende.

L’Espresso ha esaminato i rendiconti pubblicati dai ministeri e ha scoperto che qualcuno si è spostato da Roma più che altro per tornare verso casa propria. Uno su tutti: il veneziano Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia in quota Pd, ha viaggiato quasi sempre con destinazione Veneto. Altri, come il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, hanno affrontato voli intercontinentali per partecipare a eventi giudicati imperdibili, anche se a prima vista si direbbe il contrario.

Certo, resta difficile da superare il record di Matteo Salvini, che tra il 2018 e il 2019, nei suoi 15 mesi da titolare dell’ordine pubblico, si è visto raramente al Viminale, giusto qualche sosta nel lungo tour propagandistico chiuso con il non memorabile show ferragostano del Papeete. Anche nel Conte bis, però, non mancano le trottole, gli esponenti di governo che hanno battuto in lungo e in largo l’Italia accumulando trasferte su trasferte. Tra i ministri guida la classifica Paola Pisano, già assessore a Torino per i Cinque stelle, esordiente al governo come responsabile di innovazione tecnologica e digitalizzazione. Per lei 83 missioni in 13 mesi fino a ottobre del 2020, data dell’ultimo aggiornamento del rendiconto.

IN VIAGGIO CON CONTE
Neppure Conte si è risparmiato, quanto meno nei primi sei mesi del suo secondo mandato, prima dell’esplosione della pandemia: 52 viaggi in tutto, di cui 15 all’estero, per una spesa complessiva di oltre mezzo milione di euro (515 mila). Gli oneri a carico dello Stato comprendono anche le delegazioni al seguito del ministro, delegazioni folte, a dir poco. Nell’ottobre scorso, per esempio, in agenda c’erano due riunioni del Consiglio d’Europa a Bruxelles. Ebbene, i documenti pubblicati da Palazzo Chigi segnalano in totale 44 accompagnatori per queste missioni del capo del governo. In media, quindi, 22 persone a trasferta, con un costo complessivo per l’erario di 28 mila euro. Il 25 novembre dell’anno scorso erano invece ben 24 i componenti della comitiva guidata da Conte in occasione del vertice di Palma de Mallorca con il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. Quel giorno la delegazione italiana comprendeva ben nove ministri, tra cui Luigi Di Maio, Lorenzo Guerini e Luciana Lamorgese. Nulla si sa, però, di queste ultime trasferte, perché i dicasteri degli Esteri, della Difesa e dell’Interno da mesi non aggiornano le pagine internet sui viaggi di servizio.

DI MAIO IN BIANCO
Diventa quindi impossibile verificare se Di Maio ha mantenuto le promesse formulate un paio di anni fa, ai tempi della sua prima esperienza di governo. «Mai voli di Stato», scandì a favore di telecamere l’allora ministro dello Sviluppo economico, nonché vicepremier, in partenza per la Cina sventolando il suo biglietto di classe economy. Parole solenni, in stile grillino vecchia maniera: tanta retorica e una spruzzata di spirito anti casta.
 

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È un vero peccato, allora, che i rendiconti della Farnesina siano fermi a novembre del 2018, quando gli Esteri erano affidati a Enzo Moavero Milanesi. Da oltre due anni le note spese non vengono più pubblicate, in violazione di un obbligo di legge in vigore sin dal 2013. Di Maio ha preso il posto di Moavero a settembre del 2019, ma nulla è cambiato. E così ci si deve accontentare di una mappa interattiva dal titolo “In viaggio col ministro”. Per ogni destinazione, da Shanghai fino a Washington e Rabat, ci sono i link alle foto e ai video delle visite di Stato. Niente note spese, però, neppure un numero. Tutto fermo a novembre 2018 anche per la viceministra Emanuela Claudia del Re (Cinque stelle) e per i tre sottosegretari Manlio Di Stefano (Cinque stelle), Ricardo Antonio Merlo (Italiani all’estero) e Ivan Scalfarotto (Iv), mentre l’altra viceministra Marina Sereni (Pd) se la cava in tre parole: «nessuna diaria percepita», si legge sulla sua scheda personale.

NEL NOME DELL’AMBIENTE
Nel nome della trasparenza tanto cara ai grillini si è invece dato un gran da fare un altro ministro in quota Cinque stelle come Sergio Costa, titolare dell’Ambiente anche nel primo governo Conte. Sulle sue pagine in rete l’ex generale della Guardia Forestale sfoggia l’agenda degli incontri con rappresentanti delle aziende e lobbisti vari, definiti “portatori d’interesse”. E anche le informazioni sulle trasferte sono più dettagliate di quelle di solito fornite dai suoi colleghi. Non è quindi difficile scoprire che in poco più di un anno (i rendiconti si fermano a ottobre 2020) Costa ha girato il mondo nel nome della lotta al cambiamento climatico: Stati Uniti, Serbia, Lussemburgo, India (2 volte) Parigi, Londra (2 volte), Berlino, Madrid, con impegni al massimo livello come il summit delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (una settimana a New York nel settembre 2019). In totale sono 10 le missioni internazionali nei primi sei mesi di mandato, fino a febbraio dell’anno scorso.

In questo tour de force, Costa ha trovato il tempo di volare anche alle isole Svalbard, a nord della Norvegia, per una visita, nel pieno dell’inverno artico, alla base dove lavorano alcuni scienziati italiani. Durante il viaggio, il 22 febbraio, il resoconto ufficiale segnala anche un incontro con Stefano Unterthiner, famoso fotografo naturalista che forse poteva essere raggiunto in videoconferenza dall’Italia, come pure gli studiosi impegnati nelle ricerche sul campo.

La trasferta norvegese è durata in tutto cinque giorni. Una faticaccia, se si considera che il ministro dell’Ambiente era appena rientrato dall’India, dove aveva partecipato, secondo quanto si legge nel sito del ministero, alla “Tredicesima Conferenza delle Parti della Convenzione sulle Specie Migratorie”, in sigla Cop13. Otto giorni in viaggio da un capo all’altro del mondo per una spesa, tra voli, vitto e alloggio, di 4.500 euro a carico delle casse pubbliche. Poi vanno aggiunti gli accompagnatori. In India, per esempio, faceva parte della comitiva Fulvio Mamone Capria, capo della segreteria del ministro, insieme al consigliere diplomatico Marco Riccardo Rusconi, presente anche nell’escursione alle Svalbard.

Tra un viaggio internazionale e l’altro, l’ex generale si è mosso molto anche in Italia. Le trasferte nel nostro Paese segnalate sul sito del ministero sono 21. Se si esclude lo stop a primavera, nel picco della prima ondata della pandemia, si arriva in media a tre-quattro missioni al mese. Anche in vacanza: nell’agosto scorso Costa si è concesso due viaggi in località turistiche come Pantelleria e l’isola d’Elba, per «visite istituzionali» ai locali parchi nazionali, recita il sito del ministero. Poi, a fine mese, una puntata a Peschici, nel Gargano. Scopo della trasferta: «cerimonia di premiazione del Premio Trabucco assegnato al Signor Ministro», si legge nel resoconto ufficiale. Paga lo Stato: 132 euro.

TUTTI A CASA
Pier Paolo Baretta, già sindacalista Cisl e poi politico nelle fila del Pd, ha esordito al ministero dell’Economia nel 2013 con il governo di Enrico Letta e da allora non ha più lasciato la poltrona di sottosegretario, a parte la breve parentesi del governo gialloverde tra il 2018 e il 2019. Non viaggia molto, Baretta, ma quando si muove torna con grande frequenza sui suoi passi. Da Roma verso il Veneto, con Venezia come destinazione preferita. Su 19 missioni ce ne sono ben 15 che transitano oppure si concludono dalle parti di Piazza Man Marco. Altre due fanno tappa a Padova e a Verona. A quanto pare, quindi, gli impegni ufficiali di Baretta, veneziano doc, nato e cresciuto nel sestiere di Cannaregio, sono quasi sempre nei dintorni di casa sua.

Si comincia nel 2019 con due viaggi a Venezia nel mese di settembre, a governo appena insediato, altri tre in ottobre, quattro in novembre e uno in dicembre. Nel 2020, invece, la documentazione pubblicata in rete sul sito del ministero segnala tre trasferte a gennaio, due a febbraio e un’altra ancora in giugno sempre in direzione San Marco. Una vita da pendolare, ma con tutte le spese a carico dello Stato, visto che Baretta nell’arco di un anno ha chiesto e ottenuto rimborsi per 5600 euro. Anche nella primavera del 2018, con il governo Gentiloni in scadenza dopo la bocciatura elettorale, Baretta ha trovato il modo di viaggiare verso la sua città. Le carte ufficiali registrano una trasferta in marzo e altre quattro nell’aprile di tre anni fa, con 1600 euro di note spese per il sottosegretario Pd sconfitto alle elezioni e ormai sul punto di perdere la poltrona. A settembre del 2019, quando prende le mosse il Conte bis, l’ex sindacalista ritrova l’incarico a Roma e intanto, tra una missione a Venezia e l’altra, scalda i muscoli in vista della sfida elettorale per la carica di primo cittadino della città lagunare. Alla fine, però, dopo il rinvio di sei mesi causa Covid, a settembre dell’anno scorso le urne hanno premiato il sindaco uscente del centrodestra, Luigi Brugnaro. Poco male, Baretta resta al ministero dell’Economia con i viaggi a casa propria pagati dallo Stato.

Anche Alessandra Todde, sottosegretaria allo Sviluppo economico, è sbarcata a Roma dopo una sfortunata candidatura al Parlamento europeo nel 2019. Esperta di tecnologie digitali, l’ex manager di fede grillina segue per conto del ministero i salvataggi delle grandi imprese in crisi, che davvero non mancano in giro per l’Italia. Buona parte dei suoi viaggi hanno però come destinazione finale la Sardegna, dove Todde è nata e cresciuta. In un’intervista rilasciata in occasione della candidatura alle Europee, la futura sottosegretaria spiegava di avere «ancora la residenza a Nuoro» e di recarsi «spessissimo in Sardegna». Un’abitudine a cui non ha rinunciato neppure dopo la nomina al governo, come confermano i dati pubblicati sul sito del ministero. Le trasferte di Todde sull’isola sono ben 23 su un totale di 43 viaggi di servizio. Per le sue missioni verso casa la sottosegretaria Cinque stelle ha chiesto rimborsi per circa 4200 euro. Rimborsi pagati con denaro pubblico.

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