L'annuncio del presidente Usa: "Lo spero per il bene del Medio Oriente". Ma non si fermano i raid sulla Striscia: in 24 ore ci sono state oltre 100 vittime. E 170 Ong chiedono la chiusura della Gaza Humanitarian Fundation

Trump: "Da Israele ok alla tregua a Gaza per 60 giorni, ora Hamas accetti"

Donald Trump nella notte ha annunciato che Israele avrebbe accettato le condizioni per una tregua di 60 giorni a Gaza. "I miei rappresentanti hanno avuto un lungo e produttivo incontro con gli israeliani su Gaza. Israele ha accettato le condizioni necessarie per finalizzare il cessate il fuoco di 60 giorni, durante il quale lavoreremo con tutte le parti per porre fine alla guerra", ha scritto il presidente degli Stati Uniti su Truth. "Qatarioti ed egiziani, che hanno lavorato duramente per contribuire a portare la pace, presenteranno questa proposta finale" ad Hamas. "Spero, per il bene del Medio Oriente, che Hamas accetti questo accordo, perché la situazione non migliorerà, ma peggiorerà", ha concluso Trump. In mattinata un funzionario del gruppo palestinese citato dal Guardian, Taher al-Nunu, ha dichiarato di essere "pronto e seriamente intenzionato a raggiungere un accordo". Hamas, ha però precisato, è "pronto ad accettare qualsiasi iniziativa che oprti chiaramente alla fine completa della guerra".

I colloqui a Washington

A Washington in questi giorni ci sono stati diversi colloqui tra la delegazione israeliana, guidata dal ministro degli Affari strategici Ron Dermer e alti funzionari dell’amministrazione americana, tra cui il segretario di Stato Marco Rubio, il vicepresidente JD Vance e l’inviato di Trump Steve Witkoff. Al centro delle trattative il rilascio dei 50 ostaggi in mano ad Hamas, ma anche la ripresa dei colloqui tra Israele e Arabia Saudita - quegli “accordi di Abramo” messi in stand-by dal 7 ottobre 2022 - oltre che una normalizzazione con l’Oman e una dichiarazione di “fine delle ostilità” con la Siria.

Continuano i raid sulla Striscia

I buoni propositi di Trump - che lunedì 7 luglio accoglierà per la terza volta dall’inizio del suo mandato il premier israeliano Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca - si scontrano però con una situazione nella Striscia che continua a rimanere drammatica. Sullo sfondo, uno scontro all’interno dell’amministrazione israeliana, con il capo di Stato maggiore Eyal Zamir che avrebbe sconsigliato al governo di espandere ulteriormente le operazioni militari - per evitare che gli ostaggi siano sottoposti “a torture sempre più intense” - e con i ministri più estremisti, Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir che vorrebbero occupare interamente l’enclave palestinese e metterla sotto il controllo israeliano. Intanto, i raid non si fermano: solo nella giornata di ieri le autorità sanitarie hanno contato oltre 100 vittime, mentre il bilancio dei bombardamenti sull’Internet café è salito a 39 morti.

Le Ong contro la Gaza Humanitarian Fundation

E continua a rimanere al centro del dibattito - e delle polemiche - anche la distribuzione degli aiuti umanitari e la controversa Gaza Humanitarian Fundation. Oltre 170 Ong - tra cui Amnesty International, Save the Children, Oxfam, Medici senza Frontiere - chiedono la chiusura dell’organizzazione sostenuta da Usa e Israele, già accusata dalle Nazioni Unite di operare con un metodo “intrinsecamente pericoloso”. Che il modus operandi sia “pericoloso”, in fondo, è testimoniato dalle oltre 500 persone che, dalla fine di maggio, sono state uccise in sparatorie di massa - ammesse dallo stesso esercito israeliano - vicino ai centri di distribuzione degli aiuti o lungo le vie sorvegliate dall’Idf.

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