Stesse parole chiave, stessi testimonial, stesse battaglie. Nonostante uno sia al governo e l’altra all’opposizione, la corsa tra i due sovranisti si gioca post su post. E il leghista ora ha paura di essere sorpassato

In cucina lo chiamano “blind test”. Prendi due prodotti, gli togli l’etichetta, li fai assaggiare a qualcuno e poi gli chiedi cosa ne pensa: è il modo migliore per capire se due piatti o due vini sono davvero tanto diversi, senza farsi influenzare dal marchio che hanno stampato sopra.Se oggi si facesse un blind test prendendo le pagine social di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, forse solo i palati più raffinati riuscirebbero a distinguere quali frasi sono da attribuire al leghista e quali alla leader di Fratelli d’Italia. Nonostante infatti uno sia al governo e l’altra all’opposizione, la propaganda dei due partiti di destra è sostanzialmente identica: stesse battaglie, stessi tormentoni, stesse parole chiave, stesse citazioni e testimonial. Persino stesse scene di vita familiare.


«Per la sinistra due persone che cenano al ristorante o un signore che prende un caffè al bancone sono dei mezzi criminali, ma le masse con bandiere rosse e “bella ciao”... tutto OK!», dice Salvini celebrando a suo modo il 25 aprile. «A Bologna sinistra in piazza con mega assembramenti. Mentre le manifestazioni di ristoratori, commercianti e cittadini in ginocchio vengono limitate e demonizzate, alle piazze degli amici della sinistra tutto viene permesso», risponde sul pezzo Giorgia Meloni. «La libertà, mentre la celebriamo, non è più scontata. Appello a tutti coloro che credono nel valore della libertà: aiutateci ad abolire il coprifuoco», ribatte Meloni. «Bisogna riaprire e soprattutto cancellare l’assurdo coprifuoco. Il coprifuoco non ha nessun senso, medico, scientifico, sociale o economico», replica Salvini. «Giù le mani da Pio e Amedeo!», dice Matteo. «Viva l’ironia e la satira, lo dice una persona che ne è continuamente bersaglio. La mia solidarietà al duo comico: sono sicura che replicheranno col sorriso a queste stupide accuse», ribatte Giorgia. Gli esempi potrebbero continuare a lungo.


Questa comunicazione gemella non è una novità assoluta: come l’Espresso ha già raccontato infatti, la macchina della propaganda salviniana (la cosiddetta “Bestia”) è diventata il modello per la comunicazione di Giorgia Meloni e i relativi staff si conoscono e marcano stretto per conquistare lo stesso bacino di voti.
L’ingresso della Lega nel governo Draghi ha cambiato tutto senza cambiare nulla: le parole sono rimaste le stesse, ma Salvini si è dovuto mettere sulla difensiva per rallentare il recupero di Meloni tanto nei sondaggi quanto sui social.


I numeri parlano chiaro: Salvini resta il politico con più seguito su Facebook e Instagram, ma il divario tra i due si è ridotto: a gennaio (ultimo mese per lui di opposizione), il leghista accumulava oltre 12 milioni di reazioni su Facebook, cioè la somma di commenti, like e condivisioni. Ad aprile si è fermato intorno ai 9 milioni (oltre sei milioni e mezzo quelle di Meloni). Un segnale simile arriva anche da Instagram, social frequentato da un pubblico più giovane, dove da gennaio a oggi Salvini ha perso circa 9mila fan mentre Meloni ne ha conquistati 60mila.

 

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