Il peso dei governi socialisti non è rispecchiato nel parlamento europeo. Ma la battaglia per colmare le disuguaglianze continua. Con un occhio al 2024. Parla la neo vicepresidente italiana

Pina Picerno è uno dei cinque vicepresidenti (14 in totale) del gruppo dei socialisti eletti nel parlamento europeo per i due anni e mezzo della seconda parte della legislatura. Con 527 voti è arrivata seconda dopo il popolare Othmar Karas, che assume dunque il ruolo di vicario della presidente Roberta Metsola, sempre del gruppo dei popolari. Ed è questo il punto dolente: nonostante i socialisti siano il gruppo al governo in più Paesi d'Europa, i popolari detengono tutto il potere nelle istituzioni europee. Hanno la presidenza della Commissione con Ursula von der Leyen, la presidenza della Banca centrale con Christine Lagarde, la presidenza dell'Eurogruppo con Pascal Donohoe, quella della Corte di giustizia, il potente segretario generale del parlamento Klaus Welle, e ora anche la presidenza e la vice-presidenza del parlamento europeo.

 

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Non crede che il gruppo dei socialisti sia sotto rappresentato in Europa?
«Il punto ineludibile che in tanti non vogliono vedere è che questo parlamento ha una maggioranza di conservatori. Noi non le abbiamo vinte le ultime elezioni europee. Abbiamo stretto un'alleanza chiave con popolari e liberali grazie a cui siamo riusciti a tenere saldo il timone delle istituzioni in un tempo complicato. Tutto quello che abbiamo fatto negli ultimi due anni, come il Next Generation fund, è stato fatto in questa condizione di eccezionalità dettata dall'alleanza politica tra socialisti, popolari e liberali. Per conservarla, David Sassoli aveva fatto un passo indietro quando si è discussa la sua presidenza. Prima di morire aveva scelto di onorare il patto siglato nel 2019 tra i tre gruppi».

Ma almeno la vicepresidenza vicaria del parlamento potevate negoziarla! E invece per pochi voti anche quella è popolare...
«Da soli noi socialisti siamo un terzo del bureau di presidenza e avremo anche la presidenza della Conferenza dei presidenti (che coordina il lavoro delle commissioni). Intanto è in corso un ragionamento sui ruoli amministrativi. Abbiamo chiesto discontinuità rispetto al segretario generale Welle (nel ruolo da 15 anni) e vedremo che succede. Ma la lettura che i socialisti abbiano rinunciato a contare è sbagliata. Abbiamo onorato un'alleanza che ha permesso alle istituzioni di fare cose straordinarie: senza l'accordo politico a tre non ci sarebbe mai stato il Next generation fund. Ora abbiamo grandi sfide davanti quali la riforma del patto di stabilità, un'impresa che richiede un'alleanza solida tra le varie famiglie politiche, proprio per continuare nel solco di David».

Qual è il solco di David?
«Quando lanciava le suggestioni sulle «cose eccezionali» che « devono diventare permanenti» lo prendevano per matto. E invece di questo si parla adesso: di costruire un altro ordine economico per la Ue. Ma se non hai la tenuta delle famiglie politiche non porti a casa questi risultati. Davanti a noi abbiamo partite rilevanti: l'abbandono della stagione del rigorismo e la revisione del patto stabilità. Mica ci possiamo permettere il lusso di balcanizzare il parlamento».

All'interno dei socialisti la presidenza di Iratxe Garcia è controversa per la sua grande attenzione alla politica spagnola e meno alla famiglia europea dei socialisti
«Lei nelle trattative è brava. Ha portato a casa un risultato mai visto prima: 5 presidenze anziché 4 e il peso nel bureau di presidenza è importante. E questo glielo riconoscono tutti».

Alla fine però un potenziale alleato come Fabio Massimo Castaldo non è stato eletto e invece un esponete dei conservatori dell'estrema destra sì...
«Le condizioni erano diverse da quelle di due anni e mezzo fa. Noi lo abbiamo sostenuto in tanti ma poi a scrutinio segreto è andata così. Invece va riconosciuto il lavoro di Raffaele Fitto nell'isolare i polacchi estremisti, la parte più complicata del gruppo ECR, e convincere i popolari a votare un lettone più moderato come Zile. Noi abbiamo comunque votato per i Verdi ma Renew ha giocato ad essere l'ago della bilancia fino in fondo».

Resta il dato che per lei questa vicepresidenza è un ottimo risultato personale...
«Finché c'era David non abbiamo mai pensato ad altri nomi italiani. Poi tutta la delegazione mi ha scelto. L'elezione è stata un lavoro di squadra. E ora, forte di tutti i voti, vorrei continuare a tenere il parlamento aperto a tutti, come aveva fatto David, spalancando le porte a chi ne aveva bisogno durante il Covid e a rafforzando il rapporto tra europarlamentari e i cittadini. In quanto socialisti il nostro contributo per l'Europa dovrà essere incentrato sulla riduzione delle disuguaglianze e sulla giustizia. Dovremo essere capaci di grandi ambizioni per un'Europa più giusta».

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