Il caso
La “guerra” per accaparrarsi le piazze della pace
Cinque manifestazioni diverse già annunciate, con i partiti che provano a metterci la propria bandiera. Tra distinguo, equilibrismi ed accuse reciproche
Le piazze per la pace rendono plastica la divisione all’interno dei partiti di opposizione: uniti nel chiedere il cessate il fuoco, ma divisi sul come arrivarci. Il Pd e soprattutto il Terzo polo si mostrano scettici (eufemismo) verso le iniziative pacifiste annunciate dal Movimento 5 stelle. Un sentimento ricambiato dai pentastellati, sui quali pende la stessa accusa rivolta anche al pacifismo “movimentista”, ovvero quella di tenere un atteggiamento ambiguo nei confronti della condanna alla Russia e nel sostegno all’Ucraina. Dall’altra parte l’accusa lanciata è quella di favorire l’escalation militare attraverso l’invio di armi.
Distinguo e accuse reciproche. Le posizioni per arrivare alla pace, tra partiti e le realtà associative, sono tante quante gli appuntamenti annunciati. Negli ultimi giorni le iniziative pacifiste hanno cominciato a riempire il calendario delle piazze per il prossimo mese. Da qui fino a metà novembre verranno organizzate almeno 5 mobilitazioni. Alcune di loro coinvolgeranno contemporaneamente più città, come la tre giorni del 21, 22 e 23 ottobre. Prima tappa a Roma, davanti all'ambasciata russa. Il sit-in è stato organizzato dal Movimento Europeo Azione Nonviolenta (Mean) e rispecchia la visione pacifista portata avanti anche dal Pd. I dem non hanno esitato un secondo prima di dichiarare la loro partecipazione. Una mossa decisa da Enrico Letta e presa con il fine di allontanare l’immagine di un partito ingolfato dalla dinamiche interne. Fino al giorno prima, però, il pericolo era che la manifestazione finisse per accentuare ancor di più l’isolamento del Pd, anziché rilanciarne l’azione. Alla fine, dopo un primo rifiuto, anche Carlo Calenda ha annunciato la sua partecipazione. Del resto i toni sono quelli che piacciono all’ex ministro: condanna dell’invasione, solidarietà con l’Ucraina e ritiro delle truppe russe. E non è un caso che nella convocazione non ci sia nessuna richiesta riguardo lo stop all’invio di armi. Un dettaglio non da poco. Anzi, è il principale motivo che divide le piazze per la pace e i rispettivi supporter. Il M5s non ha mai nascosto la contrarietà all’invio di nuovi armamenti, così come una parte del fronte pacifista che scenderà in piazza nella tre giorni di ottobre. I promotori sono le associazioni che aderiscono alla Rete italiana pace e disarmo. Lo slogan della manifestazione è chiaro: “Tacciano le armi, negoziato subito”. E ancora: «Le armi non portano la pace, ma solo nuove sofferenze per la popolazione», si legge nel manifesto della convocazione.
Per Calenda lo stop alle forniture militari significa - parole sue - «chiedere la rese delle Ucraini». Da escludere, dunque, la partecipazione del leader di Azione. Altra questione vale per il Pd. Le piazze pacifiste, per i dem, rischiano di trasformarsi nell’ennesima occasione per dividersi. Alcuni esponenti di peso, come Laura Boldrini e Graziano Delrio, hanno annunciato che prenderanno parte a tutte le manifestazioni organizzate dalla società civile. I due esponenti dem sono ascrivibili alla “corrente” che ultimamente ha posto l’accento su una soluzione diplomatica e meno bellicista. Letta si muove come un funambolo, facendo sapere che il Pd parteciperà a tutte le manifestazioni per la pace, «purché - ha specificato - non ci sia equidistanza tra aggressore e aggredito». Una formulazione che non chiude del tutto la porta alle altre manifestazioni.
Il M5s, invece, ha già fatto sapere che al sit-in davanti all'ambasciata russa non intende partecipare. Giuseppe Conte la considera come nient'altro che un tentativo da parte del Pd di appropriarsi del pacifismo. La verità, però, è che da entrambe le parti, negli ultimi giorni, è partita la gara ad accaparrarsi le piazze contro la guerra. Una rivalità che rientra nello schema più ampio della competizione a sinistra. Del resto anche Conte ha annunciato la partecipazione del Movimento a una manifestazione pacifista. E lo ha fatto prima che lo facesse il Pd. Una data ancora non c’è. Quel che è certo è che il M5s si presenterà senza bandiere e in compagnia di altre realtà civiche e progressiste. Potrebbe aggregarsi alle altre due manifestazioni programmate per novembre. La prima, a Roma, è fissata per il 5 novembre. Organizzata da 500 realtà tra associazioni, sindacati, single antimafia e movimenti ambientalisti, l'obiettivo è duplice: chiedere la pace e rilanciare un’agenda sociale, la stessa su cui intendono puntare i pentastellati per accaparrarsi la sinistra scippandola al Pd. L’altro appuntamento buono per i 5 stelle potrebbe essere quello di metà novembre (il 12 o il 19), sempre nella Capitale, organizzato da Acli e Arci.
La manifestazione di cui ha parlato Conte, oltre ad acuire la rivalità con il Pd, ha avuto l’effetto di crearne un’altra, l’ennesima. Calenda, sentito dell’iniziativa dell’avvocato, non ha esitato a promettere che, anche lui, organizzerà «una grande manifestazione a Milano se Conte porterà in piazza le persone che sono a favore della resa dell'Ucraina, non della pace». Insomma, una contro-manifestazione che punta a tracciare un’ulteriore linea di demarcazione nel pacifismo italiano. Da non dimenticare, inoltre, la manifestazione a Napoli indetta dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, esponente dem. Il governatore che evocava i lanciafiamme ha abbandonato le vesti di sceriffo per indossare quelle di convinto pacifista. Per De Luca, ora, è necessario «cominciare a introdurre nel linguaggio della politica la parola "pace", che sembra ormai cancellata». Appuntamento fissato per il 29 ottobre.