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La Destra porta in Parlamento i Pro-Vita: tra cimiteri dei feti e ministeri anti-gender, chi sono i nuovi Pillon

di Simone Alliva   18 ottobre 2022

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Fratelli d’Italia ha assorbito il movimento anti-scelta italiano e lo fa entrare dentro le stanze dei bottoni. Adesso i suoi rappresentanti promettono una rivoluzione “antropologica positiva” per “contaminare istituzioni e informazione” contro aborto, lgbt, fine vita. Andranno a rafforzare la pattuglia di nomi storici come Maurizio Gasparri (che ha già presentato un ddl anti aborto)

In Parlamento entrano per la prima volta le truppe dei Pro-Vita. Tra cimiteri dei feti e ministeri anti-gender, sono loro il nuovo volto della destra italiana. Fratelli d’Italia ha assorbito il movimento anti-scelta e lo portato dentro le stanze dei bottoni e adesso i suoi rappresentanti promettono una rivoluzione “antropologica positiva” per “contaminare istituzioni e informazione” contro aborto, diritti lgbt, fine vita. I nuovi eletti non sono ancora entrati nel cono di luce ma sono pronti all’azione

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Nella storia della politica italiana, dopo i nostalgici del duce, l’arrivo dei Pro-vita (o meglio anti-scelta) in Parlamento segna il punto più alto. Ha il merito di perimetrare con chiarezza il confine culturale e politico della nuova destra, supera i tre modelli di destra italiana (mussoliniana, dorotea, berlusconiana) e regala un clima atwoodiano, un effetto “Racconto dell’Ancella” che dalle piazze e dai social raggiunge le stanze dei bottoni.

Simone Pillon è rimasto fuori dal risultato dimezzato della Lega. Ma dentro si trovano tutti gli altri. Ora che la palla è passata a Fratelli d’Italia con il 26 per cento, è indietro che bisogna andare per capire la logica e la grammatica che disegnerà il nuovo Parlamento. Il partito di Giorgia Meloni segue il movimento anti-gender fin dalla sua prima manifestazione (luglio del 2013, a Roma), ancora prima della Lega che tra rosari e santini si era affacciata tardi alla finestra del fondamentalismo cattolico. Così nelle chat di ProVita & Famiglia e nella sede di viale Manzoni 28, si festeggia. Da qui si reclama un ministero dell'istruzione «al fianco delle famiglie e anti-gender». E da giorni è un via vai di deputati e senatori eletti.

Lavinia Mennuni

Come Lavinia Mennuni che entra per la prima volta a Palazzo Madama orgogliosa di aver sconfitto a Roma candidati come Carlo Calenda ed Emma Bonino. Da 25 anni in politica, è stata eletta consigliera del Municipio Roma II nel 1997, con Alleanza Nazionale. Confermata consigliera municipale nel 2001, scelta come assessora ai lavori pubblici e urbanistica. Cinque anni dopo, eletta per la terza volta al Municipio Roma II, è stata la più votata ed ha ottenuto l’incarico di capogruppo di An. Da consigliera capitolina insieme a Meloni aveva presentato una Proposta di iniziativa consiliare denominata «Riconoscimento e Tutela del diritto alla sepoltura dei bambini mai nati» che imponeva la sepoltura di tutti i feti anche contro la volontà della donna.

Un rapporto con i movimenti anti-lgbt ben saldo: nel 2014 presso la sala della Protomoteca del Campidoglio organizzò un convegno dal titolo “Ideologia del gender: quali ricadute sulla famiglia?” insieme all’Associazione Famiglia Domani. In concomitanza con la Giornata della Memoria. Per l’occasione il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli si presentò con un triangolo rossa sul cappotto, un sit-in silenzioso che durò pochissimo, la consigliera quasi li mise subito alla porta lamentando la dittatura del pensiero unico.

Grazia di Maggio

Grazia Di Maggio è la più giovane deputata eletta con Fratelli d’Italia a Milano. È nata nel 1994, 28 anni Almirante è la sua «stella polare». Si definisce attivista «pro life», per «la difesa dei valori non negoziabili, la sacralità della vita, la famiglia, la tutela delle donne». Contraria alle quote rosa, antiabortista: «Un feto non è un esserino capitato per caso nell’utero: è un essere umano che ha diritto ad esistere ma che non ha ancora la possibilità di scegliere». In un video pubblicato pochi giorni prima della giornata mondiale contro l’omotransfobia, recita il solito rosario di frasi anti-lgbt: «La famiglia in questo momento storico è sotto attacco. Tuteliamo la maternità, contrastiamo l’ideologia gender e la sacralità della vita oltre che la famiglia naturale».

Paolo Inselvini

Mentre Paolo Inselvini che di anni ne ha 28, bresciano, responsabile cittadino del partito, entra alla Camera vantando il soprannome di “negazionista del diritto all'aborto”. Lo scorso 24 giugno, commentando la sentenza della Corte Suprema americana, scriveva: «Un grande passo verso il riconoscimento della piena dignità umana del nascituro, la sentenza nega il fatto che l'aborto sia un fantomatico "diritto". La nostra battaglia continua, oggi più che mai, nulla è perduto». Sui suoi social compaiono spesso anche bandiere di Casa Pound e posizioni omofobe e xenofobe. Da consigliere d’opposizione insieme ad associazioni come Pro Vita & Famiglia e il Family Day, ha dato vita a “Amministratori per la Famiglia”, allo scopo di portare avanti buone pratiche e buone proposte nei Comuni. «Facendo fronte comune, si può riuscire sia a salvare delle vite, sia a suscitare domande nelle menti delle persone». «Sul piano culturale bisogna passare dalla difesa all’attacco - specifica -evitando di muoverci soltanto quando la sinistra agisce. Bisogna contaminare l’informazione, cercando semplicemente di trasmettere il valore della famiglia e di farlo rispettare alle persone».

Anche Lorenzo Malagola, 39 anni approda a Fratelli d’Italia dal mondo anti-scelta. “Famiglia e natalità” è uno degli ultimi incontri realizzati all’Aquila insieme a Jacopo Coghe di Pro Vita & Famiglia. Eletto in Lombardia, è segretario generale della Fondazione De Gasperi e promette di portare alla Camera: «Un’antropologia positiva, che riconosce nella persona un punto di intangibilità e anche di trascendenza. Di fronte a tutto questo, dunque, il valore della vita dal concepimento alla morte naturale è un valore non negoziabile». Niente aborto, niente fine vita. Ma un avvertimento: «La stessa Unione Europea, se vuole sopravvivere, dovrà finalmente ripartire da un’agenda antropologica positiva, nel rispetto della vita, della persona e, soprattutto, nel rispetto della natura così com’è».

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Per Guerino Testa, 52 anni, la lotta cardine è il gender nelle scuole: «Ognuno è libero di intendere la propria vita sessuale e le proprie inclinazioni come meglio crede, ma nelle scuole non si può pensare di descrivere ai giovani una tipologia di famiglia diversa da quella formata da un padre e da una madre, non da un genitore uno e un genitore due». Ed ancora, chiede che il Miur si «batta per la famiglia tradizionale» e dice che «per quanto riguarda il gender, io penso che spesso e volentieri questo modo di pensare sia diventato una moda, conosco tante persone che hanno deciso di vivere la loro sessualità in altro modo, porto rispetto alle loro scelte e non le giudico, ma nella scuola queste idee non possono entrare».

Maddalena Morgante 41 anni, dal 2021 responsabile regionale del Dipartimento Pari Opportunità, Famiglia e Valori non Negoziabili di Fratelli d’Italia in Veneto, è la prima donna della destra veronese ad essere eletta alla Camera. Tra le sue battaglie ricordiamo quella al fianco di Federico Sboarina contro la “cancellazione delle recite di Natale e di Pasqua” nelle scuole. Dallo scranno di deputata promette battaglia alla carriera alias tra i banchi: «Non sono ammissibili “carriere alias” nelle scuole italiane. Non si può permettere che un ragazzo o una ragazza possa trovare nell’istituzione scolastica non un aiuto a risolvere le incertezze legate all’adolescenza ma, invece, uno strumento di promozione della teoria del gender con l’introduzione del “gender fluid” ».

Eugenia Roccella

Mentre Eugenia Roccella, annuncia che presenterà nuovamente un disegno di legge per istituire il 25 marzo la «Giornata della vita nascente», per promuovere il valore della maternità nelle scuole e in tutte le istituzioni. Sul campo restano le vecchie glorie dell’anti-scelta come Rossano Sasso, già sottosegretario del ministero dell'Istruzione, Isabella Rauti e soprattutto Maurizio Gasparri. L’ex ministro ed ex missino, un tempo vicino al Movimento Per La Vita, oggi marcia al fianco di quello neocatacumenale anti-gender che ne ha preso le redini “Scegliamo La Vita” ed è stato tra i primi a depositare un ddl al Senato che mira a modificare l'articolo 1 del codice civile. Articolo che prescrive: "La capacità giuridica si acquista dal momento della nascita. I diritti che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati all'evento della nascita". Il ddl del senatore di lungo corso, in Parlamento dal 1992, invece, prevede il riconoscimento della capacità giuridica prima della nsacita, già al momento del concepimento. “Un impegno morale che avevo preso con Carlo Casini del movimento per la vita e che presento a ogni legislatura”.

Un altro nome che non è in Parlamento ma in odore di promozione è quello di Simona Baldassarre, possibile nuova ministra della Natalità e della famiglia, per contrastare «l’inverno demografico». Da sempre vicina all'associazione Pro-Vita & Famiglia, accusò il Parlamento Europeo di voler «tappare la bocca a chi racconta una realtà differente da quella del mainstream di Bruxelles», cioè i Pro-Vita. Antiabortista, si definisce una pontiera tra Bruxelles e Roma «In nome della Vita e della Famiglia». Il 30 luglio 2021 aveva bollato il governo come "nemico delle famiglie italiane" in riferimento al ddl Zan contro l'omotransfobia.

Dentro questo tempo fiammante - mai aggettivo fu più pertinente - uno slogan è in realtà una porta che apre a nuove sfide, come fa notare Massimo Prearo, Ricercatore in scienza politica dell'Università di Verona, massimo esperto di movimenti pro-life: «La "difesa della vita e della maternità" è in realtà la battaglia contro le donne che abortiscono. La "difesa della famiglia", indica le famiglie arcobaleno e i loro figli. La "libertà educativa" è in realtà una guerra all'educazione laica fondata sui principi della non-discriminazione e dell'uguaglianza. E ancora il "gender fuori dalle scuole", indica la possibilità che a scuola si parli di omotransfobia e bullismo». Un’evoluzione anche nel linguaggio, certo, non proprio verso il futuro.