Ritratto

Chi è Lorenzo Fontana, l’idolo dei Pro-Vita e dell'estrema destra veronese eletto presidente della Camera

di Simone Alliva   14 ottobre 2022

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L’ex ministro ha un lungo curriculum fatto di rapporti con Putin e i suoi uomini e strette alleanze con i partiti neofascisti di mezza Europa. Oltre a prese di posizione contro Lgbt, aborto, eutanasia e Peppa Pig. E ora è la terza carica dello Stato

Convinto che la caduta dell’Impero romano sia stata causata dalla scarsa natalità. Graniticamente certo che l’immigrazione e le unioni civili puntino a «dominarci e cancellare il nostro popolo». Lorenzo Fontana, classe 1980, è stato eletto come terza carica dello Stato della Repubblica Italiana, dopo quella di presidente della Repubblica e quella di presidente del Senato. Di sé dice “veronese e cattolico”. E basta scorrere i social per capirlo, tra foto di santi e sante, invoca spesso l’arcangelo Michele per «difenderci nella battaglia» (l’arcangelo Michele è colui che conduce gli angeli nella battaglia contro il drago, cioè il demonio), il 25 aprile festeggia San Marco e non la Liberazione dal nazifascismo (quasi in sintonia con il neo-presidente del Senato).

Con una traiettoria politica nel segno della croce e della Russia di Putin («è il riferimento per chi crede in un modello identitario di società») il deputato si è già distinto negli anni come vicesegretario responsabile esteri della Lega dal 2016, eurodeputato dal 2009 al 2018. Nel 2014 quando la Lega Nord entrò nel Gruppo ENF (Europa delle Nazioni e delle Libertà) con il Front National di Marine Le Pen si vantò: «Un’alleanza storica che ho contribuito a stipulare».

Nel 2018 è stato ministro per la famiglia (rigorosamente al singolare) e le disabilità sino al 2019. Alla Camera ha già ricoperto il ruolo di vicepresidente ed è stato titolare degli Affari europei dal 10 luglio al 5 settembre 2019 nel governo Conte I.

Di Verona, città laboratorio dell’estrema destra e dell’integralismo cattolico è prodotto e produttore. Sin da giovane si unisce alla Liga Veneta e ai Giovani Padani. Qui, una delle capitali della Repubblica di Salò e sede del comando generale della Gestapo, ricopre il ruolo di consigliere comunale tra il 2007 e il 2009 e di vicesindaco.

Dopo l’invasione della Russia in Ucraina, l’ex ministro ha assunto toni moderati e dialoganti, nascondendo come polvere sotto il tappetto la giostra di dichiarazioni pro-Putin e soprattutto di incontri con Alexey Komov braccio destro dell'oligarca russo Malofeev.

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Il 7 dicembre 2013 al Congresso Federale Lega Nord, c’era anche Komov, a nome dell'associazione ultracattolica World Congress of Families, responsabile internazionale della Commissione per la Famiglia del Patriarcato ortodosso di Mosca e grande amico dell'oligarca Konstantin Malofeev, già molto attivo nei rapporti tra il Cremlino e i francesi del Front National. E mentre Salvini sposta definitivamente il baricentro della Lega verso la Russia, Fontana esporta in Italia i suoi contenuti (guerra alle persone Lgbt e ai diritti riproduttivi). Un rapporto fertile, quello tra il neo-presidente della Camera e l’emissario di Putin, lungo quasi un decennio. A raccontare del loro incontro su La Padania del 10 dicembre 2013 era stato un ancora sconosciuto Gianluca Savoini, che come racconterà anni dopo L’Espresso, ricoprirà un ruolo chiave durante il meeting avvenuto il 18 ottobre all’Hotel Metropol di Mosca al fine di strappare un accordo con una società petrolifera collegata a Malofeev per tentare di finanziare la Lega in vista della campagna elettorale per le elezioni europee di maggio.

Il 10 ottobre 2016 Fontana accoglie Komov nelle vesti di eurodeputato per un dibattito dal titolo “La famiglia sotto attacco”. Una relazione ben concreta, basti pensare all’invito ricevuto dal partito “Russia Unita” a partecipare come “osservatore” (insieme ad altri leghisti) al referendum sull’annessione della Crimea e nella battaglia contro le sanzioni dell’Europa alla Russia (si presentò al Parlamento Europeo indossando la maglia “No sanzioni alla Russia”).

Il sigillo di questa unione è visibile nella realizzazione del Congresso di Verona nel 2019, definito da Human Right Watch: “La più influente organizzazione americana esportatrice di odio”.

Anti-scelta lo è da sempre. Molti ricordano il suo attacco alle famiglie arcobaleno (“Non esistono”) ma nello stesso giorno da neo-ministro liquidò l’aborto come "uno strano caso di ‘diritto umano’ che prevede l’uccisione di un innocente. Fino a quando ci sarà chi vuole eliminare la persona umana, scendere in piazza è doveroso”.

Durante la presentazione del suo libro, scritto con l’economista ed ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, “La culla vuota della libertà”, disse: “La crisi demografica in Italia sta producendo numeri da guerra. È come se ogni anno scomparisse dalla cartina geografica una città come Padova. Noi non ci arrendiamo all’estinzione e difenderemo la nostra identità contro il pensiero unico della globalizzazione, che oggi ci vuole tutti omologati e schiavi”. Sull’immigrazione è netto da sempre: “la nostra azione politica sull’immigrazione si ispira al catechismo: ‘ama il prossimo tuo‘ ovvero in tua prossimità e per questo dobbiamo occuparci prima dei nostri poveri“. Di più, nel 2020 presentò anche una proposta di legge contro la cristianofobia e un ordine del giorno per impegnare il governo a occuparsi delle discriminazioni anti–cristiane.
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«Oltre alla passione politica, questi anni sono legati ad un’altra grande passione: il tifo per l’Hellas Verona, rigorosamente e da sempre in curva sud», racconta lui stesso. Un dettaglio non da poco per Verona dove i politici hanno difficoltà a dichiarare fedeltà alla squadra e allo stadio, da vivaio dell’estrema destra.

Ma con l’estrema destra Fontana ha un rapporto ben radicato, nel 2015 partecipò al “Family Pride” di Verona, un evento anti-lgbt organizzato da Forza Nuova e dal circolo Christus Rex. Al suo fianco Yari Chiavenato (ex responsabile di Forza Nuova) e Luca Castellini (un capo degli ultrà che è anche il coordinatore del Nord Italia di Forza Nuova e che alla festa dell’Hellas del luglio 2017 aveva gridato dal palco: «Chi ha permesso questa festa, chi ha pagato tutto, chi ha fatto da garante ha un nome: Adolf Hitler!»).

Nel 2016 salutò l’ascesa degli “amici” di Alba Dorata, il movimento di estrema destra greco, di ispirazione fascista, che nel 2020 è stato dichiarato dal Tribunale di Atene come una “organizzazione criminale“. È contro l’eutanasia (è stato molto attivo sul caso di Alfie Evans: «Se non si rispetta la vita dal concepimento alla fine naturale, si arriva ad aberrazioni»), contro le adozioni da parte di coppie omosessuali e contro la cosìddetta ideologia del gender (la fake-news diffusa dall'estrema destra per contrastare gli interventi contro il bullismo omotransfobico). Durante un'intervista a L’Arena, quotidiano di Verona, spiegò che «la resistenza oggi è contro chi vorrebbe un mondo al contrario, un mondo che vorrebbe negare l’esistenza di mamme e papà, di bambine e bambini (…) i bambini vanno educati sul modello della famiglia naturale…altre formule strane non mi piacciono».

Elogiato dall’associazione Pro-Vita che negli ultimi mesi chiedeva a gran voce che diventasse nuovamente ministro. Sempre a Verona ha partecipato ad alcune iniziative di Fortezza Europa, associazione nata quando un gruppo di militanti della sezione veronese di Forza Nuova aveva deciso di sostenere Federico Sboarina (sostenuto da Fontana, che ne è diventato vicesindaco) alle amministrative del 2017. Festung Europa, in tedesco, era il termine impiegato dalla propaganda del Terzo Reich durante la Seconda guerra mondiale per indicare l’Europa nazista: la parte di Europa continentale dominata dalla Germania in contrapposizione con gli Alleati anglosassoni. Nel 2019 da ministro approva e incoraggia la “Processione di pubblica riparazione per lo scandalo del Modena Pride”.

In una delle sue ultime apparizioni pubbliche in veste da ministro, in occasione di un dibattito del Moige, Fontana, quasi a voler leggere nel futuro di una delle ultime polemiche di questa campagna elettorale, espresse dei dubbi sul cartone di Peppa Pig: «Non so se va bene per mia figlia, mi informerò». Chissà se sarà pronto a battersi anche da Presidente della Camera con la famiglia di porcellini omogenitoriali, come già annunciato su un post Facebook: «La prima e fondamentale educazione è un DIRITTO delle famiglie e non spetta né allo Stato, né alle scuole né ai mass media. Come disse Chesterton (Gilbert Keith Chesterton, scrittore inglese di inizio Novecento, ndr): “Verrà un tempo in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”. Chi difende la normalità oggi è un eroe!».