Giorgia Meloni si prepara a correre da candidata premier, a giudicare dal piglio. E a guidare un governo di soli uomini, a giudicare dal programma con cui inizia il cammino verso le elezioni politiche. A via della Scrofa 43, laddove erano una volta le scrivanie del Secolo d'Italia, la leader di Fratelli d'Italia offre un primo assaggio di quello che saranno i prossimi mesi, incontrando la stampa per il lancio della Conferenza programmatica che, dal 29 aprile al 1 maggio al MiCo di Milano, segnerà la «prima traccia di un programma di governo».
Il contenuto è ambizioso, il parterre nutrito: si va dal cofondatore di Fdi Guido Crosetto all'editorialista di Repubblica Luca Ricolfi, dall'ambasciatore Stefano Pontecorvo all'ex ministro Giulio Tremonti e tanti altri. Un evento strutturato, come non se ne vedevano per lo meno da prima della pandemia. Un evento dal quale mancano completamente le donne: leader esclusa, su ben trentacinque nomi indicati sul volantino della kermesse ce ne è solo una. La direttrice d'orchestra Beatrice Venezi, che peraltro Meloni chiama «maestro», e che comunque è chiamata a fare musica, non a parlare. Per il resto, tutti maschi. Un programma buono per il Monte Athos. Con una ape regina. Del resto, l'unico partito guidato in Italia da una donna si chiama Fratelli d'Italia: vi è della coerenza.
Tra tavoli tematici e panel dedicati a indipendenza, libertà e crescita, ce n'è abbastanza per capire che Meloni non ha intenzione di tirarsi indietro nella disfida del centrodestra, sempre che ci sia ancora . «Se c'è un centrodestra», ripete più volte in conferenza stampa, dubitativa. Il fronte è del resto a pezzi, e non da oggi: con Salvini, adesso è ufficiale, non si parlano dal 29 gennaio. La leader di Fdi non schiva nemmeno la questione leadership, sembra sottointendere un sì a tutte le illazioni che vengono avanzate: «Conoscete le regole del centrodestra: il partito che arriva primo all'interno della coalizione fa la sua proposta su chi vuole alla guida del governo», spiega ben consapevole di essere il primo partito nei sondaggi, e quindi candidata premier designata.
Ovviamente è presto: non c’è né la coalizione, né si sanno le regole della legge elettorale. E non è detto che la leader di Fdi voglia fare subito uno strappo. C'è ancora margine per mostrarsi determinati senza per questo rompere l'alleanza.
Così Meloni attacca comodamente Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, si dice pronta a compattare l'alleanza e punta il dito sugli altri due: «il nostro obiettivo è dare a questa nazione un governo di centrodestra», ma da loro arrivano «segnali altalenanti», di chi ipotizza di «riproporre maggioranze arcobaleno». Nessuna preoccupazione, invece per l'ipotesi che Fi e Lega formino un partito unico: «Spero lo facciano per convinzione e non per timore», gigioneggia Meloni, seduta tra il responsabile dell'organizzazione, Giovanni Donzelli, e quello per il programma, Giovanbattista Fazzolari. La corsa è appena cominciata.