La novità del candidato di centrosinistra porta anche la firma di Flavio Tosi. Che pare pronto ad appoggiare l’ex calciatore al secondo turno, mentre esclude qualsiasi avvicinamento con Sboarina

Il faccione rassicurante su ogni autobus: «Torna il sindaco». Lui, l’ex primo cittadino Flavio Tosi, la «santa alleanza» che nel 2017 l’ha sconfitto insieme alla compagna candidata Patrizia Bisinella, non l’ha mai mandata giù. La possibile svolta a Verona porta anche la sua firma: grazie alla sua candidatura appoggiata da Forza Italia e Italia Viva ha spaccato il centrodestra. E con il suo 23,9% di voti porta verso il ballottaggio il candidato civico di centrosinistra Damiano Tommasi (39,8% dei voti), e il sindaco uscente Federico Sboarina (32,7%), sostenuto da Lega e centristi, sconfessato alle urne. 

 

Il vantaggio della «novità» Tommasi, ex centrocampista di Hellas Verona e Roma e presidente nell’ultimo decennio dell’Associazione italiana calciatori, che pure affascina molti veronesi, sembra una logica conseguenza del regolamento di conti a destra. Con Tosi che pare pronto ad appoggiare il calciatore al secondo turno, mentre esclude qualsiasi avvicinamento con Sboarina. Amministrazione sfortunata, quella del sindaco uscente, e considerata poco incisiva: impegnata nella prima fase a cancellare ogni traccia dell’era tosiana, è rimasta bloccata e ancorata alla lunga pandemia, forse anche nel ricordo degli elettori.

 

Sboarina, ex An, eletto nel 2017 con la sua lista «Battiti per Verona», ha corteggiato a lungo la Lega di Salvini senza riuscire però ad entrare nel partito. I rapporti così si erano raffreddati. Una serie di sgambetti avevano poi appesantito il clima, fino alla decisione a sorpresa di Sboarina, nel giugno scorso, di aderire a Fratelli d’Italia. La mossa non è piaciuta a via Bellerio: e il partito di Salvini non si è certo messo di traverso quando Forza Italia ha deciso di stare con Tosi, indebolendo di fatto il candidato ormai di fede meloniana.


Il sindaco uscente era finito anche al centro di un’inchiesta dell’Espresso sull’acquisto di una casa a metà del valore di mercato avvenuto pochi mesi prima della candidatura nel 2017, che aveva scatenato forti polemiche, con tanto di discussione in una seduta straordinaria del consiglio comunale.

 

Per il resto, sempre lontana dalle cronache nazionali se non per vicende di carattere più ampio, come il Congresso mondiale delle famiglie promosso nel 2019 dall’allora ministro (veronese) Lorenzo Fontana, la città scaligera ha vissuto un quinquennio sottotono, con le solite polemiche per le spruzzate di nero lanciate qua e là da vari esponenti politici.

 

Ora è arrivata «la voglia di girare pagina», assicura Tommasi, che già si intesta il «risultato storico per Verona». Se sarà per andare «verso un futuro nuovo» oppure no, si vedrà.