Il ritratto
La matrice di Elena Donazzan
L’attacco alla professoressa trans suicida Cloe Bianco, i boia chi molla su Facebook, le commemorazioni di Salò, la battaglia conto i libri “gender”, i cori di Faccetta Nera. Curriculum della assessora veneta di Fratelli d’Italia. Più forte di ogni richiesta di dimissioni
È il 27 marzo 2020 sotto la foto profilo di Elena Donazzan, assessora all’Istruzione della Regione Veneto un commento: “Forza Elena. È giunto il momento che il Veneto riceva i fondi corretti per tutelare i nostri lavoratori. Continua così!”. Risponde l’assessora: “Boia chi molla!”.
In tre parole la sintesi della traiettoria di vita di Elena Donazzan, ex missina, assessora all'Istruzione, formazione, lavoro e pari opportunità del Veneto, in quota Fratelli d'Italia. La sua carriera regala un effetto di potere inamovibile. Dalle foto alla commemorazione della X Mas, alla difesa degli alpini sul caso delle presunte molestie all’adunata di Rimini. Dalla battaglia contro i libri "gender” alla circolare fatta uscire dopo l’attentato presso la sede di Charlie Hebdo, in cui chiedeva a tutti i genitori degli alunni musulmani di dissociarsi dal terrorismo, in quanto “tutti i terroristi sono musulmani”. Tutti episodi accompagnati da un polverone mediatico e una richiesta di dimissioni, inascoltata.
Le ultime dopo che l’assessora ha intonato “Faccetta Nera” durante il programma radiofonico “La Zanzara” su Radio 24. “Non sono pentita, sono io che ho subito un attacco squadrista”.
Salda al suo posto. Mai rimossa, mai pentita. Neanche dopo aver definito “un uomo vestito da donna”, Cloe Bianco, la professoressa trans suicida su cui lei stessa, 7 anni fa, prese provvedimenti dopo la lettera di alcuni genitori degli allievi di Bianco.
Iscritta al Fronte della Gioventù dal 1989, quando aveva 17 anni, Donazzan è stata presidente provinciale del Fronte della Gioventù e poi dirigente nazionale di Azione Giovani; è presente alla Svolta di Fiuggi, quando è nata Alleanza Nazionale, e da allora ne ha seguito tutte le sfumature, fino a dichiarare amore a Fratelli d’Italia con cui è stata eletta in Veneto, dove siede sugli scranni del governo regionale dal 2000, insomma un ventennio. Ogni anno si reca per commemorare il suo particolare 25 aprile, Il Monte Como, è, a suo dire, una foiba dove vennero gettati soldati repubblichini e civili.
Sui social il suo nome è associato spesso a una foto che la ritrae alla commemorazione dei “marò” del Battaglione N.P. della X Mas. Non è riportata una data né una didascalia ma è tratta da “Littorio”, periodico della Federazione R.S.I. di Treviso, n.7, luglio-settembre 2010. Proprio nel trevigiano la X Mas fu responsabile di rastrellamenti, torture ed esecuzioni di partigiani, persino dopo la Liberazione. L’episodio più noto è l’eccidio di Crocetta del Montello, 28 aprile 1945.
Resta nella memoria della rete anche un video che ha scatenato l’11 gennaio 2021 la richiesta di dimissioni e l'intervento della magistratura per l'ipotesi di reato di apologia del fascismo da alcune forze di centrosinistra che registra Elena Donazzan intonare "Faccetta nera”.
Ribattezzata nel blog di Alternativa Sociale di Schio «principessa di Pove» e «patrimonio d’Italia». Non è difficile individuare la “matrice”, come direbbe la leader del suo partito Giorgia Meloni, della Principessa di Pover, basta scorrere gli atti che costellano una carriera politica di nitida origine.
Nel 2010 l’assessora, durante un Consiglio regionale sulla tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, politico e culturale dell’antifascismo e della Resistenza, interviene prima ricordando un suo zio fascista in Russia, quindi le contestazioni alle presentazioni dei libri di Pansa fino a teorizzare: «Sotto la bandiera dell’antifascismo militante sono caduti Marco Biagi e Sergio D’Antona…». La seduta fu interrotta.
Nel 2011 invita le scuole del Veneto a non adottare o conservare nelle biblioteche libri di «cattivi maestri» che avevano firmato l’appello a favore di Cesare Battisti. «Un boicottaggio civile è il minimo che si possa chiedere davanti a intellettuali che vorrebbero l’impunità di un condannato per crimini aberranti». Nello stesso anno decide di regalare un testo alle scuole: la Bibbia.
«Oggi è certamente un’emergenza, in un mondo globalizzato non solo economicamente ma soprattutto culturalmente, quella di riconoscere la propria identità e certamente la scuola, con chiarezza, deve affrontare quegli approfondimenti capaci di costruire un orizzonte comune di riferimento», diceva Donazzan. «La cultura cristiana, cioè i principi ispiratori del cristianesimo e i precetti religiosi, ha intriso il vivere sociale e civico dell’Italia e dell’Europa e ha costruito un linguaggio comune fatto di consuetudini e di tradizioni».
Nel dicembre 2014 decide di promuovere la Festa della famiglia naturale da tenersi l’ultimo giorno nelle scuole prima della pausa natalizia. Idea tradotta in delibera e quindi un semplice invito, non avendo la Regione poteri sulle scuole.
«Questa è una scelta semplice e bella presa per valorizzare la famiglia naturale come pilastro della nostra società ed esprimere con un atto e un appuntamento il nostro riconoscimento di valori indiscutibili, che discendono dalle leggi millenarie della natura e che nessun atto umano può modificare».
Nel 2015 l’ex missina firma una circolare indirizzata ai presidi della regione in seguito all’attentato presso la sede del giornale satirico Charlie Hebdo. La richiesta è quella di adoperarsi affinché tutti i genitori degli alunni musulmani possano dissociarsi dal terrorismo, in quanto “tutti i terroristi sono musulmani”.
Per ultima la difesa degli alpini dopo eventi legati al raduno degli Alpini svoltosi dal 5 all’8 maggio. In questa occasione oltre 250 donne hanno segnalato di essere state molestate: «Chi getta fango sugli alpini dovrebbe vergognarsi. Ci sono state denunce? Vediamo chi si è macchiato di questo, sono quasi certa che non si tratta degli Alpini. E poi, perdonatemi, se uno mi fa un sorriso e mi fischia dietro io sono pure contenta» – ha commentato Donazzan sollevano critiche e, come sempre, richieste di dimissioni.
In questa nebulosa nera, segue l’ultima provocazione di Donazzan contro Cloe Bianco, morta suicida e definita post-mortem: «un uomo vestito da donna' e cos'è se non questo? Oggi a Milano c'è il sole o la pioggia? Qui c'è il sole e anche se volessi la pioggia il sole splende nel cielo».
«L’assessora regionale Elena Donazzan è transfobica. Si dimetta subito». A chiedere il passo indietro dell’esponente di “Fratelli d’Italia” sono a gran voce i giovani della Rete degli studenti medi e l’Unione degli universitari che si riuniranno giovedì 23 giugno a Venezia in Campo San Geremia. Con loro Alessandro Zan, deputato del Partito Democratico e simbolo della lotta all'omotransfobia: «È inaccettabile che in una Regione di 5 milioni di abitanti l'assessora alle pari opportunità si dichiari fascista. Inaccettabile l'uso di epiteti razzismi e omotransfobici. Nel caso particolare di Cloe ha fatto pressioni politiche affinché venisse emarginata dalla scuola: prima il demansionamento, poi l'allontanamento. Lei non si dimetterà, non ha mostrato neanche umanità dopo la morte di Cloe. Anzi ha rivendicato quelle frasi. Zaia deve toglierle le deleghe».
Il presidente del Veneto, Luca Zaia, nel turbinio di polemiche ha preso le distanze dalla sua assessora all'istruzione: «Di certo per me era una donna a tutti gli effetti, visto che tale si sentiva. Penso che la Costituzione garantisca questi diritti». L'assessora Donazzan anche questa volta resta al suo posto. L'immagine di una politica immobile che non riesce più a fare un passo indietro. Forse non è stata ancora individuata la matrice.