Verso il voto
Ai partiti diciamo: è ora di parlare una lingua diversa
«Avete tempo fino al 25 settembre per sorprenderci con una selezione coraggiosa delle candidature e con l’annuncio stentoreo di missioni strategiche radicali. Se volete un programma ricominciate dalle Agorà». L’appello del Forum Disuguaglianze Diversità
Non stai granché bene di questi tempi. Se poi sei più vulnerabile, per età, per genere, per classe, per estraneità alla comunità in cui vivi, per le condizioni di nascita, per le vicende della vita, allora stai proprio male, senza mezzi e magari senza riconoscimento delle tue aspirazioni, dei tuoi bisogni, del tuo valore umano. Ti sforzi di credere in un futuro più giusto e in cui i danni micidiali che abbiamo inflitto all’ambiente siano risolvibili, in cui non si passi più di crisi in crisi. Vorresti che «chi comanda», che «lorsignori», fossero capaci di guidare tutti noi fuori dal pantano, convincendoti che si può fare. Ma sei anche tentato di barricarti nella tua scorza cinica, per non avere più delusioni: «La politica è sporca», «sono tutti ladri».
Se senti dentro di te la forza di lavorare con gli altri, ti impegni nella comunità, diventi «cittadino/a attivo/a», «attivista», «militante». Se sei sopraffatta/o dal risentimento e dal «si salvi chi può», sei facile preda di chi ti offre vittime sacrificali su cui sfogarti: migranti, barboni, diversi, «altri». Due reazioni ben diverse, ma in entrambi i casi disistimi o disprezzi ogni classe dirigente. E poi, un bel mattino, fra il lusco e il brusco ti dicono che il 25 settembre si vota.
Magari l’ultima volta hai votato il Movimento dei meet-up (M5S) ma poi non hai visto la differenza. O, una volta ancora, hai votato «il partito della responsabilità contro il male» (Pd), o i satelliti che vi ruotano attorno, ma verso di te questa «responsabilità» proprio non l’hai vista. A Draghi, forse, avevi voluto credere, sempre nel tuo anelito di credere a qualcosa, ma gli hai visto prestare ascolto-zero alle tue aspirazioni e ti è anche venuto il - sacrosanto - dubbio che neppure come «tecnico» sia granché. Come tutti i mille partiti che si affollano al «centro», parla il linguaggio dell’altro secolo: moderatismo e neoliberismo, mentre tu senti che ci vuole radicalismo. Sei tentato - lo dicono le previsioni - di provare un’altra strada, che parla un linguaggio antico del Paese, il fascismo sociale, un mix di autoritarismo - «almeno qualcuno decide!» - e di attenzione ai non abbienti. Ma dietro rivedi le facce di sempre, la tutela dei più abbienti - hai capito che la flat tax è un trucco per fare pagare meno tasse soprattutto ai ricchi e poi togliere servizi indispensabili per i meno ricchi - e un ghigno di intolleranza e violenza dissimulato sotto la parola «famiglia», proprio come nel fascismo. Le altre robe sono brutte copie. E, allora, ecco che l’astensione ti appare come l’unica strada. O al massimo, se alla Costituzione un po’ vuoi continuare a credere, la scheda bianca. Mi consumo la suola delle scarpe per andare al seggio, ma solo per farti un pernacchio. Ecco sì, il pernacchio di Edoardo.
Ci sono poco più di 50 giorni per parlare una lingua diversa ai milioni di noi che sono in questa condizione, semplicemente la maggioranza del popolo italiano, che può fare la differenza nell’esito del voto. «Ma di che parli e parlate - sussurra la voce della (presunta) saggezza - non lo hanno fatto finora, perché mai ora? Non lo vedi che, aiutati dalla folle legge elettorale che si sono costruiti, stanno lì a montare accordi e accordicchi nelle loro stanze chiuse? Geometrie lugubri dove solo i peggiori possono emergere?«. «E allora noi, stando zitti, accettando il ricatto dei tempi stretti, li dobbiamo assecondare in questo suicidio? Ci sono persone giuste che possono ascoltare. Proviamoci», rispondo io. Scrivendo questo, non mi rivolgo più a tutti i partiti, ma a ogni partito che faccia della giustizia sociale e ambientale dell’articolo 3 della nostra Costituzione la propria bandiera, che si prefigga di rovesciare le subalternità di classe, genere, origine etnica e ambientale, di riequilibrare poteri, come cento e mille e più di noi del Forum Disuguaglianze Diversità hanno racchiuso nelle proprie diagnosi e proposte, lavorando con tante altre organizzazioni e teste.
Ecco le due cose che una lista o un partito che ponesse orecchio a questi valori potrebbe fare. Sorprendendoci con una selezione coraggiosa delle candidature. E con l’annuncio stentoreo di missioni strategiche radicali.
Cosa intendiamo per «selezione coraggiosa», lo abbiamo indicato con chiarezza per L’Espresso con il team di avanguardia di TiCandido e con i candidati selezionati dal progetto “Facciamo eleggere” nelle più recenti elezioni amministrative. Intendiamo che quel partito o lista faccia una chiamata a candidarsi chiedendo: l’adesione alle missioni strategiche che ha scandito; l’indicazione, in modo verificabile, delle principali esperienze di lotta/amministrazione/guida/mediazione realizzate nell’ambito di quelle missioni strategiche; come intenda attuare la «rappresentanza della Nazione» (Cost. art. 67) assicurando la propria autonomia da ogni condizionamento, specie da parte di poteri forti; come concretamente, durante il mandato, pensi di realizzare un dialogo continuo con il proprio territorio di elezione - quanti giorni/ore settimanali? In quali «spazi di democrazia»?
Non ci si dica che non c’è tempo. È la strada che avete – abbiamo scritto – «affinché le persone competenti e con un senso di missione che con “lucida follia” sentono di volersi e potersi candidare non trovino le porte sbarrate, lasciando in gara solo chi gode di posizioni di rendita o chi emerge da trattative opache fra cosiddetti “rappresentanti della società civile” e partiti». È la strada perché noi si possa conoscere se vale la pena di votare. È la strada per avere un Parlamento che costruisca accordi, dialoghi in modo continuo all’interno e con i cittadini, combini saperi tecnici e saperi dei territori. Ma ovviamente non basta.
Quella lista o partito deve convincere noi tutti, e prima di noi chi si candida per «lucida follia», di avere davvero una visione, di credere in chiare missioni strategiche di giustizia sociale e ambientale. Di nuovo, non ci si dica che non c’è tempo. Quelle missioni strategiche e le proposte concrete per attuarle sono sul tavolo. Mi limito a quelle su cui noi del ForumDD abbiamo messo lavoro e impegno.
Aprire l’accesso e l’uso della conoscenza di questa nostra profonda trasformazione digitale, per impedirne la concentrazione che erode la democrazia e produce ingiustizie: infrastrutture pubbliche europee, modello Cern, per ricerca e sviluppo, a cominciare dalla salute; revisione degli Accordi TRIPs; formazione critica di massa all’uso del digitale. Servizi fondamentali abilitanti a misura delle persone nei luoghi: co-programmazione e co-progettazione partecipata e valutazione dei risultati, anziché bandi al ribasso; un nuovo balzo (come negli anni ’70) nel disegno dello Stato sociale (welfare) che sottragga le donne alla subalternità; una scossa alla macchina pubblica, con diffusione dei migliori metodi di reclutamento in uso nel Paese e formazione continua al governo dei processi deliberativi. Dare più tutela e potere al lavoro: salari minimi, validità generale dei contratti delle organizzazioni più rappresentative e un sistema ispettivo a tolleranza-zero; diffusione di forme di partecipazione alle strategie aziendali, assieme ai rappresentanti degli interessi ambientali; radicale revisione delle norme che promuovono precarietà e part-time involontario, specie delle donne.
E ancora. Trasferire potere e dare libertà alle giovani e ai giovani: contrastare la povertà educativa diffondendo le pratiche di successo di alleanza fra scuola e territorio; un’eredità universale, incondizionata e accompagnata - da confronto strutturato a partire dai 14 anni - quando arrivi ai 18 anni; un profondo riequilibrio del carico di cura e la promozione della genitorialità condivisa. Una trasformazione o conversione ecologica giusta: sblocco delle migliaia di progetti di energia rinnovabile, sostituendo strettoie amministrative con pubblico dibattito informato e acceso territorio per territorio; un rilancio poderoso dell’Edilizia residenziale pubblica che risponda all’enorme domanda senza risposta, aiuti a ridisegnare le città, abbatta il consumo energetico.
Sono alcuni degli obiettivi e proposte che prefigurano quel futuro più giusto in cui vorremmo credere. E non sono estemporanee. Camminano e crescono da tempo. E, se andate a ben guardare, alcune di loro sono le prime dieci più sostenute nelle oltre 900 Agorà del Pd. Su, su. Coraggio!