Elezioni 2022
Le risposte ai nostri quesiti di Toni Ricciardi, candidato capolista alla Camera dei Deputati - PD (Circoscrizione Europa)
1 – Quali sono le due proposte irrinunciabili dell’agenda della sua coalizione da affrontare in Parlamento come prioritarie?
«Sul territorio nazionale, Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra e +Europa si presentano in un’unica coalizione, mentre nella circoscrizione estero corrono ciascuno con i propri candidati alla Camera. Mi permetto, quindi, di indicare le due proposte irrinunciabili del mio programma, che si compone di otto punti, tutti a me molto cari.
La prima proposta riguarda i servizi consolari. L’accesso ai servizi della nostra rete consolare è ormai un problema primario al quale dobbiamo dare risposte strutturali, efficaci e operative. La stessa urgenza di “accessibilità operativa” va dedicata alla cittadinanza e all’Aire (Anagrafe degli Italiani residenti all’estero). Come possiamo fare? È necessario rafforzare a tutti i livelli la rete diplomatico-estera a servizio delle cittadine e dei cittadini iscritti Aire, attraverso il potenziamento del personale e introducendo innovazioni nelle procedure di erogazione dei servizi. L’obiettivo è migliorare l’assistenza offerta, dalle pratiche notarili al rilascio e/o rinnovo dei documenti personali. Bisogna, inoltre, semplificare l’iter burocratico per il riconoscimento della cittadinanza italiana e semplificare alle persone iscritte all’Aire l’accesso alle agevolazioni fiscali sul territorio italiano, attraverso una modulistica unica e semplificata per tutti i comuni da elaborare in accordo con l’Anci (Associazione nazionale comuni italiani). Infine, è necessaria una convenzione tra MAECI (Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale) e patronati capace di garantire un’erogazione strutturale e riconosciuta dei servizi che gli istituti patronali possono offrire alle persone iscritte all’Aire in totale tutela e a beneficio dei residenti all’estero.
La seconda proposta riguarda il riconoscimento automatico dei titoli professionali nello spazio europeo. Le competenze della comunità italiana in Europa sono un valore aggiunto. Con una mobilità lavorativa, in parte frutto di scelta, per lo più obbligata, di tante italiane e tanti italiani nel mondo e in Europa, è urgente il riconoscimento automatico, garantito e diretto, all’interno dello spazio europeo, dei titoli professionali e formativi conseguiti in Italia. Perché? Un riconoscimento che, oltre a semplificare l’integrazione lavorativa e professionale di chi lascia l’Italia, offre una preziosa opportunità di crescita che tiene conto delle esperienze pregresse maturate nel Paese d’origine. Come per gli apprendistati e per le esperienze professionalizzanti maturate in Italia, così per le specializzazioni universitarie, quali dottorati e post-dottorati, deve essere garantita l’abilitazione per l’accesso ai concorsi pubblici e privati anche all’estero. Per la mobilità di ritorno, a chi rientra in Italia dopo anni di lavoro e studio all’estero va riconosciuta e garantita la medesima premialità».
2 – Se sarà eletto o eletta, come pensa di costruire e mantenere un dialogo continuo con il proprio territorio di elezione? Quanti giorni, ore, settimane dedicherà al proprio territorio? In che modo relazionerà sull’attività svolta? In quali luoghi?
«La circoscrizione Europa comprende 46 paesi (tra cui Cipro, Russia e Turchia, sebbene non si trovino nel territorio europeo) e quasi 3,5 milioni di italiane e italiani. Stiamo parlando di un territorio immenso ed eterogeneo. Quel che è certo è che metterò a disposizione, senza sosta come sto facendo in campagna elettorale, il mio tempo per lavorare per il mio territorio. O meglio, il tempo che il mio territorio mi concederà, permettendomi di essere eletto, sarà interamente consacrato all’ottenimento di quanto proposto dal programma. È vero che i social network hanno ridotto le distanze e li userò sicuramente come luogo virtuale, immediato e diretto per relazionarmi con le elettrici e gli elettori sulle attività svolte. Non mancheranno incontri reali, in loco, continuando a incontrare le varie collettività come ho fatto in tutti questi anni e confrontandomi con loro. Sono fermamente convinto che la voce delle italiane e degli italiani all’estero vada ascoltata. È necessario ascoltare e tutelare questa comunità agendo con equità tra generi, garantendo diritti, offrendo opportunità, costruendo le basi per una mobilità sostenibile e circolare. Si deve stare in mezzo alla strada per capire la strada, non si può solo teorizzarla seduto su uno scranno a Roma».
3 – Chi sono i finanziatori della sua attività politica?
«Ho aperto un crowdfunding online, in occasione della campagna elettorale, di cui non mancherò di pubblicare il resoconto. Per il resto, tutta la mia attività politica è autofinanziata».
4 – In che modo si impegna a rimanere libero o libera da interessi e condizionamenti?
«Continuerò ad agire come ho sempre fatto da quando ho iniziato la mia attività politica, circa 25 anni fa. Con passione, concretezza, trasparenza, in mezzo alle persone. Senza dimenticare la mia storia, da dove vengo e da dove sono partito».
5 – Cosa ha fatto di concreto nel territorio nel quale è candidato?
«Sono uno storico delle migrazioni, da oltre dieci anni lavoro all’Università di Ginevra. Le mie origini sono irpine e anche io sono figlio della migrazione, essendo arrivato in Svizzera con i miei genitori quando avevo otto mesi. Il mio vissuto personale, il mio percorso professionale e politico sono strettamente collegati tra loro. Esistono due mondi dell’emigrazione italiana all’estero: i trasferimenti storici e le nuove mobilità. Pongono domande diverse, ma hanno esigenze comuni. Da parte mia, ho incontrato le varie collettività di italiane e italiani sparsi in Europa, mi sono confrontato con loro, ne ho ricostruito e raccontato la storia e le storie di migrazioni e mobilità, ho dialogato e mi sono messo all’ascolto. Ho costruito rete e legami solidi, alla base del lavoro dei prossimi anni. La mia candidatura è mossa dalla convinzione di avere gli strumenti per saper interpretare le esigenze di una comunità italiana all’estero sempre più frammentata, fatta di innumerevoli sfumature e complessità. Una comunità che si confronta con problemi complessi, a cui servono soluzioni articolate e non semplificate».