Orfani di futuro, il gramo destino degli esclusi è fuori dalle porte del Parlamento dimezzato. Tra questi troviamo il “cacciatore di streghe” Simone Pillon e il leader di Italexit Gianluigi Paragone. Esclusa anche Sara Cunial e il suo «kit di sopravvivenza» (acqua santa, aglio e paletto) la lista Vita, fondata dall'ex deputata del M5S è vicina al mondo no-vax non va oltre l'1%.
Tra quelli che dovranno dire addio agli scranni del Transatlantico spicca il nome di Luigi Di Maio: il Ministro degli Esteri e leader di Impegno Civico, sconfitto nell'uninominale di Napoli Fuorigrotta, che ha invece premiato Sergio Costa. Nel collegio di Bologna del Senato è Pier Ferdinando Casini ad avere la meglio su Vittorio Sgarbi, 40% contro 32,3.
Mentre il popolo del Family Day perde il suo rappresentante più noto, l’ex senatore leghista Pillon al plurinominale di centrodestra in Umbria arriva solo il secondo posto dietro a Valeria Alessandrini: «Ma questo non significa affatto che io mi arrenda o che torni a vita privata», avverte «Mi metto a disposizione del segretario del mio movimento politico e dell'intero centrodestra per continuare l'impegno nel difendere la natalità e la vita umana dal concepimento alla morte naturale, nel promuovere da ogni punto di vista la famiglia e la bigenitorialità, con l'insostituibile ruolo della mamma e del papà, nel sostenere la libertà educativa e nel combattere la protervia del Gender, l'orrore delle droghe e tutte le altre minacce che incombono sui più fragili e particolarmente sui bambini».
Dall’altra parte della barricata è il Partito Democratico a perdere volti noti del Transatlantico: Andrea Marcucci, ex capogruppo a Palazzo Madama, ottiene, a scrutinio praticamente completato il 32,89% dei consensi e viene sconfitto da Manfredi Potenti candidato dal centrodestra che ha il 38,98%. Perde il Pd anche a Sesto San Giovanni, ex 'Stalingrado d'Italia', dove Isabella Rauti, esponente di Fdi, figlia dell'ex segretario del Msi, e in pista con il centrodestra, batte con il 45,37% (923 sezioni su 934) Emanuele Fiano volto del Pd, candidato del centrosinistra e figlio del deportato Nedo (è al 30,88%).
Devono dare addio agli scranni anche il costituzionalista Stefano Ceccanti che perde a Pisa nel collegio per la Camera: viene eletto Edoardo Ziello, candidato del centrodestra, con il 40,06% dei voti e l'ex deputato Ceccanti resta indietro al 34,9%.
Lo scarso appeal dell’agenda Draghi è nelle sconfitte dei suoi ministri: sei erano candidati nei collegi uninominali, ma di questi solo il ministro allo sviluppo economico Giancarlo Giorgetti risulta vincitore. Hanno perso il proprio collegio uninominale le ministre Elena Bonetti, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini del Terzo Polo. Al collegio unico del Senato vince il capogruppo di Fratelli d'Italia a palazzo Madama, Luca Ciriani, che supera l'ex ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, del Movimento cinque stelle.
Neanche Vincenzo Spadafora, ex ministro dello Sport del Conte II, ex M5s della prima ora, ce la fa nella corsa al seggio dell'uninominale Campania 1/04, assegnato dalle scelte degli elettori al Movimento 5 Stelle. Pasquale Penza, ex assessore di Caivano e candidato pentastellato, prevale con il 47,20% (pari a 79.282 voti). Ex presidente dell'Unicef Italia, ex sottosegretario, una carriera politica iniziata nel 1998 negli staff della giunta della Campania di Andrea Losco (Udeur), passando per i Verdi di Alfonso Pecoraro Scanio e la segreteria di Francesco Rutelli ministro della Cultura, aveva vinto in quel collegio uninominale nel 2018 come esponente del M5s con il 59,4% delle preferenza. Ieri ha avuto il 19,12%, 32.113 voti totali. Fuori anche l’ex ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina che arriva terza nel collegio uninominale di Siracusa. Non ce la fa neanche Teresa Bellanova: la candidata di Italia Viva non passa in Puglia.
Si avvia ad essere uno delle grandi bocciate di queste elezioni l'ex ministra Stefania Prestigiacomo, candidata al Senato nel collegio plurinominale (P02). La candidata di Forza Italia, dopo 28 anni trascorsi ininterrottamente in Parlamento, non potrà sedere tra gli scranni di Palazzo Madama. Eletta dal 1994 alla Camera, poi nel 2001 nominata ministro per le Pari opportunità, e nel 2008 ministro dell'Ambiente. Il suo partito l'aveva candidata alla presidenza della Regione, ma dopo il tweet contrario di Giorgia Meloni, il suo nome era stato abbandonato a favore del collega di partito Renato Schifani.
A Roma, nell'uninominale per il Senato, i due ex alleati Carlo Calenda ed Emma Bonino, leader rispettivamente di Azione e +Europa, vengono entrambi sconfitti dalla consigliera comunale di Fratelli d'Italia Livia Mennuni che ottiene il 36,37% (1.093 sezioni su 1.107). Bonino si avvicina e ottiene il 33,17%, Calenda è fermo al 14,03% ma, candidato anche al proporzionale, potrebbe entrare a Palazzo Madama. Infine resta fuori la protagonista della stagione dei diritti del Partito Democratico. nel collegio Lazio U04, Monica Cirinnà, candidata tra mille polemiche, è stata sconfitta da Ester Mieli. L'esponente del Pd ha avuto il 31% dei voti contro il 37,4 della candidata di centrodestra.