L’alleanza con Sinistra Italiana supera la soglia e la lista ecologista avrà 16 esponenti in Aula. «Non siamo solo quelli che difendono i parchi, siamo anche quelli che cercano di dare una risposta alla povertà»

«Siamo contenti del nostro risultato, ma la vittoria di questa Destra ci preoccupa molto». È il day-after delle elezioni che hanno confermato la vittoria Giorgia Meloni. Angelo Bonelli, co-portavoce dei Verdi europei, risponde al telefono dopo un’intervista rilasciata a una tv francese. In giornata è arrivata la notizia della sua elezione nel collegio uninominale di Imola, uno dei pochi in cui un candidato dell'Alleanza Verdi e Sinistra è riuscito a ottenere più voti rispetto alla coalizione di centrodestra. In tutto la lista ecologista porterà in parlamento 16 eletti. Un risultato che, dopo 14 anni di assenza, certifica il ritorno dei Verdi tra gli emicicli di Camera e Senato.

 

Non accadeva dal 2006, anno in cui per l’ultima volta la Federazione dei Verdi riuscì ad ottenere qualche seggio in parlamento, 17 per la precisione. Alle elezioni del 2008 gli eletti si azzerarono completamente, portando alle dimissioni l’allora presidente Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro dell’Ambiente. Da lì in poi, per i Verdi, fu una disfatta dopo l’altra: zero eletti in tutte le competizioni - politiche ed europee - che separano le elezioni del 2008 dalla tornata di quest’anno. «Una lunga traversata nel deserto», la definisce ora Bonelli.

 

Quattordici anni che, secondo l’attuale leader, sono serviti per sanare i conti, riorganizzare il partito sul territorio e dotarsi di una nuova visione. «Non è possibile affrontare la grande questione climatica senza un approccio scientifico. È necessario uscire dalla logica degli slogan e puntare sulle competenze, soprattutto dei giovani eletti». Un processo partito dal basso e che, nel corso degli ultimi 3 anni, ha portato i Verdi a eleggere diversi consiglieri regionali e oltre 200 consiglieri comunali. Bonelli porta gli esempi di città come Milano, Napoli e Genova. «Molti di loro sono under 30», dice. I risultati non hanno mai raggiunto la doppia cifra, ma - è il ragionamento - sono serviti per consolidare la presenza sul territorio.

 

Nel 2019 la vecchia federazione è confluita in Europa Verde, lo stesso soggetto che ha preso parte alle ultime elezioni insieme a Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni. Alla base della lista rosso-verde c’è una visione che tenta di mettere insieme economia e ambiente, giustizia climatica e giustizia sociale, riduzione dell’orario di lavoro e abbattimento delle emissioni. Secondo Bonelli sta qua la vera differenza tra l’ecologismo di ieri e quello di oggi. «Da essere interpretato come mera posizione di conservazione della natura, si deve passare ad un ambientalismo che comprenda anche il rilancio dell’economia. Noi non siamo solo quelli che difendono i parchi, siamo anche quelli che cercano di dare una risposta alla povertà».

 

L’esempio principale riguarda l'aumento vertiginoso del prezzo del gas che ha investito l’Europa negli ultimi mesi. «Dobbiamo far capire ad imprese e famiglie che le nostre soluzioni sono concrete. Investire sulle rinnovabili significa abbassare il costo dell'energia».

 

È possibile che a spingere i Verdi sia stata proprio la recente questione energetica, senza dimenticare il dibattito sull'ambiente emerso negli ultimi anni. Fatto sta che, nonostante il ritorno in Parlamento, l'Alleanza è riuscita a superare a malapena la soglia di sbarramento: 3,6 per cento. Eppure alla vigilia delle elezioni, i giovani di Friday for Future avevano riempito le strade italiane, scioperando contro l’immobilismo della politica sui temi ambientali. Ottantamila persone (secondo gli organizzatori) hanno marciato portando avanti le stesse istanze social-ecologiste proprie del “nuovo ambientalismo”.

 

Il voto, però, ha consegnato al Paese un Parlamento dove a trovare rappresentanza sarà una visione completamente opposta. Il centrodestra durante la campagna elettorale ha perfino proposto la rinegoziazione del pacchetto europeo che punta a ridurre le emissioni del 55 per cento entro il 2030. Ora Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, da sole, avranno la maggioranza assoluta del Parlamento. Viene da domandarsi, dunque, se negli ultimi anni i temi climatici siano realmente riusciti a far breccia nella maggioranza dell'elettorato.

 

«I problemi sono due», spiega Luca Sardo, 27 anni, portavoce nazionale di Fridays for Future. «Il primo riguarda la politica: il clima non è stato un tema al centro della campagna elettorale messa in piedi dai leader. Il secondo riguarda l'elettorato e in particolar modo le generazioni più anziane: raramente vengono in piazza con noi e altrettanto raramente percepiscono il senso di quello che per noi è un'emergenza». Sardo spiega che in Italia, come negli altri Paesi mediterranei, i partiti ecologisti siano ancora piuttosto deboli rispetto a quelli presenti nel nord dell’Europa. «Da noi manca la consapevolezza del problema», dice.

 

E per constatarlo basta guardare la lista dei deputati al Parlamento europeo eletti tra le file del gruppo dei verdi. I deputati italiani sono solo 4 su 72 totali e nessuno di loro è stato eletto con i Verdi di Bonelli. Alle europee del 2019 ottennero solo il 2,2 per cento.