La fotografia
L'assemblea dem disertata da quasi tutti i big è avvenuta nella sala dove nell'ultimo anno si sono riuniti i repubblicani, i socialisti e persino Gaetano Quagliariello. Una scelta del luogo che rivela il vero pericolo: la vocazione minoritaria
di Susanna Turco
Rimbrotti e sbuffi dentro al Pd per la scelta di organizzare dal vivo, all’Auditorium dell’Antonianum di Roma, l’assemblea del partito chiamata sabato 21 gennaio ad approvare il Manifesto dei valori e il regolamento che consentirà le primarie anche online.
Oltre alla fatica generale di celebrare un passaggio che è apparso insieme faticoso (nella forma) e ininfluente (nella sostanza), i dem hanno ricevuto il contraccolpo di immagine di una sala mezza vuota, dove la delegazione più folta era quella dei neorientranti di Articolo 1 – sicuramente i più entusiasti, con il che s’è detto tutto circa il tono medio degli umori. «Ma non era meglio vederci al Nazareno con cinquanta persone e collegare gli altri da remoto?», è stata la domanda di più di uno tra i dirigenti Pd.
Certo la sala non è propriamente di quelle baciate dalla buona sorte. I più la ricordano come la sede nella quale il 22 dicembre 2021 l’allora premier Mario Draghi, nell’incontro di fine anno coi giornalisti, lanciò incautamente l’Opa sulla presidenza della Repubblica. Coi risultati che si videro appena un mese dopo: la rielezione di Sergio Mattarella, ipotesi abbastanza lunare fino a quella mitologica conferenza stampa.
Ma è stato forse proprio Draghi a lanciare la moda dell’Antonianum, utilizzato nell’ultimo anno assai più spesso di quanto non sia mai stato fatto in precedenza. In primavera, ad aprile, vi hanno scorrazzato Roberto Speranza e gli altri di Articolo uno, per il congresso dal titolo “Un mondo nuovo, una sinistra grande” (13 mila iscritti). A inizio luglio, c’è stata la prima convention nazionale di Italia al Centro, il Movimento fondato dal governatore Giovanni Toti e coordinato da Gaetano Quagliariello (0,9 per cento alle elezioni in una lista unica con Noi moderati di Maurizio Lupi e Udc). A metà luglio, il congresso del Psi che ha rinnovato i suoi vertici rieleggendo segretario il suo unico candidato, l’uscente Enzo Maraio, con la mozione “Una grande storia per ripensare il futuro”, non prima di aver ivi celebrato un incontro con tutti i leader del centrosinistra, dal dem Enrico Letta al segretario dei Repubblicani Corrado Saponaro de Rinaldis. Non per nulla lo slogan era: «È il tempo del noi».
In tutte queste occasioni, comunque, la sala era gremita.
E lo era persino nell’ultimo tra gli eventi politici dell’Antonianum, il battesimo a novembre della piattaforma “Coraggio Pd”, lanciata dall’eurodeputato Brando Benifei, la più giovane tra i deputati Rachele Scarpa la segretaria regionale dei giovani democratici Caterina Cerroni e altri. Ecco persino le fotografie di quella giornata giravano nella scarna platea dell’Assemblea di sabato scorso. Con qualche magone per l’impietoso confronto: c’era più gente persino lì. A conferma del prossimo rischio che corre il Pd: quello di coltivare una sin qui inedita vocazione minoritaria.