Centrodestra

Caso Giambruno, quando Giorgia Meloni disse: «Non sono ricattabile»

di Susanna Turco   20 ottobre 2023

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L'annuncio della premier sulla fine della relazione con il compagno arriva dopo un anno di Governo. E il coinvolgimento di Mediaset nell'affaire fa tornare di attualità la risposta che la futura premier diede a Berlusconi nel mezzo delle trattative per la formazione dell'Esecutivo

Il senno del poi cambia sempre le luci del prima, per cui mettiamo per qualche momento da parte le nuance di blu, il ciuffo, gli irripetibili dialoghi da fuori onda trasmessi da "Striscia la notizia" e tutti gli altri dettagli del caso Giambruno, già primo first gentlemen d’Italia, da oggi primo first gentlemen del mondo ad essere lasciato ufficialmente via social. 

Il senno del poi cambia sempre le luci del prima, per cui mettiamo per qualche momento da parte le nuance di blu, il ciuffo, gli irripetibili dialoghi da fuori onda trasmessi da "Striscia la notizia" e tutti gli altri dettagli del caso Giambruno, già primo first gentlemen d’Italia, da oggi primo first gentlemen del mondo ad essere lasciato ufficialmente via social. 

 

Il post in cui Giorgia Meloni annuncia la fine della relazione contiene un prezioso post-scriptum, su cui aleggia un concetto familiare: «Tutti quelli che hanno sperato di indebolirmi colpendomi in casa sappiano che per quanto la goccia possa sperare di scavare la pietra, la pietra rimane pietra e la goccia è solo acqua».

 

La parola «ricattabile» la tirò fuori Giorgia Meloni esattamente un anno fa, non ancora premier, uscendo dalla Camera dei deputati: «Mi pare che mancasse un punto a quelli elencati a Berlusconi: che non sono ricattabile». Era il 14 ottobre 2022 , nel pieno della furibonda trattativa nel centrodestra per formare il governo (in particolare Silvio Berlusconi appariva imbizzarrito all’idea di diventare un semplice comprimario). Ignazio la Russa era stato eletto il 13 ottobre presidente del Senato, senza i voti di Forza Italia; le telecamere avevano immortalato sul banco di Berlusconi un biglietto, in cui il Cavaliere definiva Meloni «supponente, prepotente, arrogante e offensiva», una che «non ha disponibilità ai cambiamenti», «con cui non si può andare d’accordo».

 

Meloni aveva risposto solo con quell’aggettivo, «non ricattabile»: era come posizionare un kalashinov in replica a una doppietta. Un modo per chiarire a tutti il livello dello scontro e i termini delle trattative (i ricatti) e anche per ricordarci che dopo tutto eravamo ancora nell’Italia berlusconiana. Quella dove cioè un impero mediatico può variamente soccorrere, nel caso, ai capricci del drago (per dirla con Veronica Lario), dei draghetti, o dei draghi del momento.

 

«Ricattabile», infatti, fece venire in mente all’intero mondo politico-giornalistico due cose: la prima era la storia di Gianfranco Fini, il capo di An che dopo essere entrato in conflitto con Berlusconi aveva subìto la gogna in versione “Striscia la notizia” (i video della sua compagna Elisabetta Tulliani ai tempi in cui era fidanzata con Gaucci) e poi in versione “Giornale” (l’inchiesta sulla casa di Montecarlo e propaggini, letale); la seconda era la figura di Andrea Giambruno, all’epoca un dipendente Mediaset, in forze a Studio aperto, a volte in video ma pressoché sconosciuto anche agli addetti ai lavori (una sola intervista al “Corriere della sera”, in cui definiva Meloni «un essere umano con una propria sensibilità » e assicurava: «Non smanio per esserci»). Uno di cui, il 19 ottobre 2022 sempre Berlusconi aveva detto: «È un mio dipendente». Brandendolo come una clava.

 

La risposta di Meloni di quei giorni - «Non sono ricattabile» - ha dunque aleggiato per un anno, ed è tornata al suo scadere. In questo anno, abbiamo visto Giambruno («le nostre strade sono divise da tempo», scrive oggi Meloni) fare il first gentlemen: al Giuramento, al primo discorso alla Camera della premier, alla serata inaugurale della stagione della Scala a Milano, ai giardini del Quirinale per la festa della Repubblica. L’abbiamo visto, insieme a Meloni e alla figlia Ginevra, anche da Papa Francesco. Oggi Meloni svela che «le nostre strade sono si divise da tempo». Ma torna sul punto: «Tutti quelli che hanno sperato di indebolirmi colpendomi in casa sappiano che per quanto la goccia possa sperare di scavare la pietra, la pietra rimane pietra e la goccia è solo acqua», scrive Meloni nel post scriptum del suo post. 

 

Non sappiamo dire i contorni esatti di questo “tutti”. Per certo sappiamo soltanto che i fuori onda sono andati in onda su Mediaset, cioè sulle stesse frequenze che li hanno captati, e registrati. Tutto è avvenuto nello stesso regno che in quest’anno ha promosso Giambruno facendogli condurre il programma che prima curava, il Diario del Giorno, e che in estate ha deciso di portare lo studio da Milano a Roma. Lo stesso regno che proprio mercoledì, il giorno in cui Striscia iniziava coi fuori onda, mandava in edicola “Chi?” Con una lunga intervista e tutti gli onori a Giambruno, assiso sul divano di casa (di lei).

Per certo dunque un’altra volta la storia di Meloni è andata a incrociarsi con quella di Fini. E ancora una volta lei ha fatto diversamente: lui non lasciò Tulliani, lei ha lasciato Giambruno. Ancora una volta un leader di centrodestra è andato in crash con l’idea di famiglia che propala. Come accadde proprio a Silvio Berlusconi, per il quale la scandalosa e clamorosa fine del matrimonio con Veronica Lario ha segnato l’inizio della fine della sua stagione da premier e da leader incontrastato.