La prima donna, la più giovane segretaria, l’unica che ha capovolto l’esito del voto nei circoli. La deputata sconfigge l’armata Bonaccini. E nella notte annuncia: «Cambierà tutto»

«Insieme abbiamo fatto una piccola-grande rivoluzione, e anche stavolta non ci hanno visto arrivare». Sono le prime parole che pronuncia Elly Schlein, la donna del record: 37 anni, deputata ed ex vicepresidente dell'Emilia-Romagna, contro ogni pronostico prevale alle primarie del Pd sul governatore Stefano Bonaccini, 56, favorito e vincitore del turno "chiuso" della competizione, quelle in cui si esprimono gli iscritti (scesi ormai a 150 mila). 53,8 contro 46,2 per cento, è il numero fornito dalla commissione congresso alle 11 di sera, quando è scrutinato l'80 per cento dei seggi.

L'onda si manifesta d'improvviso. Quando sin dalla mattina ai gazebo del Pd si formano file inattese di elettori democratici. E non soltanto nel perimetro delle Ztl. A Roma, per dire, stanno in fila in quaranta a metà pomeriggio sia al Pigneto che a piazza Mazzini. Votano più persone che ai tempi di Nicola Zingaretti (2019) e anche di Gualtieri sindaco (2021). Persino a Torre Maura a un certo punto la fila blocca il traffico: «Non succedeva da anni», dicono al seggio. Preannuncio di una vittoria sconvolgente che, a partire dalle città, ribalta le previsioni e, per la prima volta nella storia del Pd, capovolge l'esito dei congressi nei circoli. Eleggendo - secondo primato - una donna a segretaria. La più giovane della storia del partito, ed è un primato ulteriore: Renzi aveva un anno più di lei.

Per la verità nel comitato della Schlein, sulla via Prenestina, gli abbracci erano cominciati con qualche incredulità già un'ora prima, via via che dai circoli arrivavano informali i risultati. Prima a Milano, dove doppia Bonaccini. Prima a Roma, a Napoli, poi a Firenze. Prima anche però ad Avellino, a Caserta: regni che si immaginavano già appaltati al deluchismo, nel senso dell'eterno governatore della Campania, sostenitore convinto del suo omologo emiliano. Prima in Sicilia e anche in Toscana. Da parte bonacciniana si attende con prudenza, si ricorda che nei circoli dopo tutto ha vinto lui, il governatore. Solo alle 23 il secondo arrivato si risolve a fare la telefonata di riconoscimento della sconfitta, alla vincitrice.

Certo si tratta pur sempre delle primarie meno partecipate della storia dem. Circa un milione e cento di votanti (per Zingaretti erano stati 1,5 milioni), si calcola a spanne a tardissima sera, prima di avere numeri precisi e una sia pur vaga idea di analisi del voto. Sono tuttavia nello stesso tempo tantissime persone, anzitutto se confrontate con le tante che, soltanto due settimane fa, avevano disertato il voto in Lazio e in Lombardia, proprio da sinistra. Insomma «il popolo democratico è vivo», per dirla con Schlein che dedica il primo pensiero a Daniele Nucera, stroncato in seggio di Reggio Calabria durante lo spoglio delle schede.

«Insieme» è la parola che ricorre più spesso nel primo discorso della neosegretaria. Che entra sul palco dello spazio Diamante accolta da un "Bella ciao" che parte dalla platea, come era già successo al Monk nel giorno della sua discesa in campo. Che annuncia l'ingresso della sua sinistra fatta di «scelte chiare», al centro il lavoro, la scuola, la sanità, la casa, i diritti e l'ecologia. Un programma ambizioso, da realizzare assieme alla sfida più difficile: la rivoluzione dentro il partito. «Cambierà tutto». La salita è appena cominciata.