Svolta
È al leader della Cgil che fa la prima telefonata, dopo il discorso della vittoria. Un rapporto di stima reciproca, attentamente coltivato. Ecco le mosse della prima segretaria dem
di Susanna Turco
«Abbiamo vinto, hanno risposto alla chiamata. Adesso inizia la vera sfida. C'è tanto da ricucire». Bisogna tornare alla sera della vittoria alle primarie, nella win room di Elly Schlein, per trovare la miglior risposta ai tanti che hanno provato a imbastire addosso alla neosegretaria del Pd il vestito della pupazzetta manovrata da qualche burattinaio. Sta lì, non scontata, in questa specie di Midas del Pd, la direzione che la nuova segretaria prenderà: nessun volto da prima serata, solo giovanissimi, nessun grande vecchio del Pd, né Goffredo Bettini, né Andrea Orlando. Nulla anche da Dario Franceschini: il primo indiziato tra i sedicenti burattinai è assente, volendo restare fuori da tutto. Nella win room solo Francesco Boccia fa capolino, con discrezione. Gli altri sono tutti un passo indietro, si direbbe quasi tenuti a distanza di sicurezza.
Arrivano a frotte, quando i numeri si diffondono: dopo tutto anche questo è un nuovo carro del vincitore. Il carro più sbilenco e meno previsto della storia del Pd. Quello dove nella notte si canta "Bella ciao" ma poi si balla sulla sigla del cartone animato "Occhi di gatto", in prima fila la consigliera del Lazio Marta Bonafoni, la deputata Chiara Gribaudo, l'ex presidente del partito Valentina Cuppi, l'europarlamentare Camilla Laureti (subentrata a David Sassoli, unica eurodem a puntare Schlein), più discosto Marina Sereni, discreta ma danzante pure lei. È la sera di una vittoria mai declinata al singolare: «Abbiamo vinto», ripete a tutti Schlein, mentre ritocca, la mano arroccata sopra la penna, di fronte Flavio Alivernini, portavoce strategico degli ultimi tre anni, il discorso della vittoria, preparato solo all'ultimo (quello per la sconfitta era pronto da tempo), per chi è accorso.
«Perché adesso festeggiamo insieme, non faccio come chi si fa chiamare "il presidente" ed ha aspettato di andare in Parlamento per dire ho rotto il tetto di cristallo». Prima chiamata post vittoria, al segretario della Cgil Maurizio Landini, il leader sindacale con il quale coltiva un rapporto di stima reciproca e che ha saputo riempire in questi mesi un vuoto a sinistra molto più di tanti volti della sinistra dei partiti. Non a caso prima uscita in piazza della nuova segretaria, è antifascista e vicina alla Cgil, un'area che Schlein ha coltivato con attenzione, come quelle dell'associazionismo. «La musica è già cambiata, per fortuna», esulta la segretaria.