Amministrative
Vittorio Sgarbi corre verso la decima poltrona: candidato sindaco ad Arpino
Sindaco di Sutri, prosindaco di Urbino, assessore di Viterbo e incarichi in enti a partecipazione pubblica. Nel tempo libero: un tour teatrale. Il segreto? «Acqua gassata e lambrusco»
Quando non è impegnato a difendere la “cultura cristiana” o incendiare qualche talk televisivo, Vittorio Sgarbi si candida. Prototipo inimitabile del vitalismo politico italiano, il sottosegretario di Stato al ministero della Cultura punta alla poltrona di sindaco di Arpino, il Comune di 6.700 abitanti in provincia di Frosinone che diede i natali a Cicerone e al condottiero romano Gaio Mario.
La decima precisamente. In ordine crescente: dal 2018 sindaco di Sutri (in provincia di Viterbo) in scadenza, dal 2019 prosindaco di Urbino, dal 2020 "assessore alla Bellezza" del comune di Viterbo, dallo scorso ottobre sottosegretario alla Cultura del governo Meloni, dal 13 febbraio consigliere regionale della Lombardia. E ancora: Commissario per le Arti di Codogno, presidente della Fondazione Ferrara Arte, del Mart di Trento, del Mag di Riva del Garda e della Gipsotheca del Canova. E questi sono solo gli incarichi pubblici o in enti a partecipazione pubblica. Nel tempo libero gira l’Italia con uno spettacolo su Caravaggio.
Simbolo di resistenza per il mantenimento di tutti gli incarichi cumulabili possibili, fino a toccare i confini della legge e delle capacità psicofisiche individuali. Su questa specie di esperimento scientifico ha recentemente confessato in un’intervista al Corriere della Sera il suo segreto dormire dalle 5 alle 10 del mattino «perché la notte a un certo punto la gente smette di rompermi le palle e ho finalmente tempo di leggere e pensare. Al lavoro nessuno fa niente fino alle 11» e bere «solo acqua gassata e lambrusco».
Eppure due settimane fa aveva rinunciato alla possibilità di candidarsi come sindaco dando invece la sua disponibilità a svolgere il ruolo di assessore alla Cultura nell'amministrazione del comune del Frosinate che uscirà dalle urne il 14-15 maggio prossimi.
In realtà puntava al bis come sindaco di Sutri sostenuto dalla sua lista civica e dalla Lega. Nei giorni scorsi però il sottosegretario ha compiuto un'inversione di 180 gradi, prendendo atto dell'impossibilità d'una sintesi con il resto del centrodestra a Sutri: Forza Italia e Fratelli d'Italia faranno squadra sul nome di Matteo Amori l'uomo forte di FdI legato Casapound e definito dallo stesso Sgarbi un «fascista», un «impresentabile».
«Sarebbe una contraddizione enorme candidarmi nel momento in cui il Partito della Presidente del Consiglio di un Governo del quale io faccio parte decide di puntare su una persona diversa». Un po’ stona, in effetti. Meglio puntare su Arpino, appoggiato dall'amministrazione uscente del sindaco Renato Rea, giunto al limite dei due mandati consecutivi. A guidare la lista sarà l'assessore Massimo Sera, erede designato dell'avvocato Rea: ha fatto un passo di lato per consentire la candidatura del sottosegretario.
Del resto il leader di Rinascimento può vantare una carriera trentennale da primo cittadino. Fu eletto sindaco di San Severino Marche nel 1992, ma il comune del Maceratese fu commissariato dopo le sue dimissioni, poco più di un anno dopo.
Più note le cronache dell’ascesa (e inevitabile discesa) da sindaco di Salemi, comune del Trapanese. Entrò in carica il 30 giugno del 2008, si dimise il 15 febbraio del 2012 a un mese dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose determinate dalla vecchia gestione. Cinque anni tra polemiche e provocazioni, pochi mesi dopo la vittoria alle elezioni, Sgarbi aveva deciso di istituire diversi assessorati “eccezionali”: Graziano Cecchin “al Nulla”, Oliviero Toscani “alla Creatività” e Morgan “all’Ebbrezza”.
Ma l’amore per la cosa pubblica è inarrestabile. Sgarbi tenta di tornare alla guida di un’amministrazione comunale presentandosi alle elezioni a Cefalù nel 2012 (candidatura inizialmente respinta dal tribunale di Marsala per i fatti di Salemi) e nel 2018 eletto deputato per la quinta volta, rinuncia alla nomina di assessore ai Beni culturali in Sicilia. Ma non sono previste repliche: «Che io mi dimetta è tutto da vedere. Quelli sono voti miei!».