Politica
In attesa del congresso e del conseguente scioglimento delle due forze politiche che partecipano al progetto, Italia Viva e Azione si accusano per interposto tweet: “Ormai è finita”
di Simone Alliva
Vista da fuori sembra una lite fra vecchi coniugi anzi peggio. È come quando finisce una passione. Sentimenti violenti, piatti e stracci che volano. Succede questo: il Terzo Polo (che Terzo non è mai stato, forse Sesto: “Più va avanti e più si polverizza", commentava Maurizio Lupi) in attesa del congresso e del conseguente scioglimento delle due forze politiche che partecipano al progetto, Italia Viva e Azione, litiga. Senza filtri. Tweet al veleno, dichiarazioni mezzo stampa, scontri ideologici. Non hanno più nemmeno voglia di far finta. Eppure, erano diventati bravissimi: dicevano «macché liti, invenzioni» e pazienza se non ci credeva nessuno. Sono andati avanti dei mesi, a far teatro.
Poi il 'richiamo' di Carlo Calenda a Matteo Renzi, perché l'ex premier «non confonda» politica e informazione. Giorni di silenzio. E infine il casus belli: Matteo Richetti capogruppo di Azione alla Camera, che difficilmente si muove per caso, riaccende la miccia e torna sul doppio ruolo del leader di Italia Viva: «Deve decidere se fare politica o informazione», spiega intervenendo a SkyTg24. Il riferimento è all'incarico di direttore del Riformista assunto la scorsa settimana da Renzi. «Quando mi telefona, Renzi mi parla del partito o mi intervista come direttore?», si chiede.
È il ruolo destinato ai due leader a portare al capolinea della storia. Carlo Calenda contro Matteo Renzi. L'ex premier ha detto di essere pronto a farsi da parte e, in questo senso, l'incarico di direttore del Riformista sembra essere coerente. Tuttavia, da dicembre scorso, Renzi è tornato a vestire i panni del leader politico non solo 'de facto', ma anche sulla carta, assumendo la carica di presidente di Italia Viva.
«Chi vuole sfidare Carlo Calenda per la leadership è il benvenuto», sottolinea Richetti: «Prima di definire le caratteristiche della leadership, dico che la leadership l'abbiamo messa in campo e scritta nel simbolo. Quella leadership la sosteniamo con forza», aggiunge. «Basta so dieci giorni che ci menano» si sfoga un parlamentare renziano. Così per interposto tweet parte lo scontro tra i due leader. Il primo a rispondere, per Italia Viva, è Ivan Scalfarotto: «Leggiamo che Richetti ha dubbi sulle scelte di Renzi. Prima gli chiedono il passo indietro, poi non sono convinti. Fortunatamente con il 10 giugno parte il congresso del partito unico e tutti i dubbi saranno sciolti nel fisiologico gioco democratico».
«Tatticismi insopportabili» da parte di Renzi rispondono dal quartier generale di Azione. Ancora benzina che agita i portavoce nazionali di Italia Viva: «Non c'è nessun tatticismo di Italia Viva. Abbiamo deciso di fare un congresso democratico in cui ci si confronti a viso aperto e non con le veline anonime», spiegano Alessia Cappello e Ciro Buonajuto, «Noi siamo pronti al congresso che Calenda ha chiesto di fare. E ci mettiamo nome e cognome. C'è qualcuno che cambia idea una volta al giorno, ma quel qualcuno non siamo noi».
Dalla scuderia di Renzi l’attacco diventa concentrico: prima il deputato Iv Davide Faraone: «Stiamo aspettando che Calenda convochi il tavolo di lavoro delle regole, stiamo aspettando che Calenda convochi il comitato politico, stiamo aspettando che Calenda spieghi come candidarsi al congresso. I tatticismi sono tutti di Calenda, non di Renzi. Meno male che dal 10 giugno si vota in modo democratico». Ma è Luciano Nobili a non usare mezzi termini: «Il problema non è se si scioglie Italia Viva, l’impressione è che si stia sciogliendo Azione per le proprie divisioni interne. Meno male che arriva il 10 giugno parte il congresso».
Cadute di tono di cui si dispiace la fedelissima Boschi «Abbiamo scelto di fare un partito unico e abbiamo già definito le date. Noi non cambiamo idea e lavoriamo in questa direzione».
In effetti lo spettacolo non è dei migliori. «Se siamo alla rottura? Diciamo che Calenda sta facendo tutto da solo» è la velina diffusa dal quartier generale renziano. «Ma figuriamoci!» è il commento secco di Carlo Calenda, affidato all’Adnkronos. «La verità è che Calenda ha paura di perdere il congresso» insistono da Italia Viva. No, rispondo da Azione: «Renzi non vuole prendere l’impegno a sciogliere Italia Viva e a finanziare il nuovo soggetto e le campagne elettorali». Pari e patta, specchio riflesso. Ha iniziato lui, no ha iniziato lui. La scontro va avanti e somiglia sempre più a quei giochini che fanno i bambini in età prescolare: i palmi rivolti verso l'altro per restituire l’accusa.
Intanto stasera l’ex Presidente del Consiglio riunirà i suoi. L'assemblea era stata già convocata venerdì scorso con all'odg il partito unico. Sullo scontro a distanza si inserisce anche il deputato renziano Roberto Giachetti, già in rotta di collisione con Calenda: «Cioè giuro che chi rompe adesso, dopo le promesse che abbiamo fatto fin dalla campagna elettorale, per un progetto politico, largo, partecipato e contendibile, vince il 'premio Giachetti' del 2023». Se sfotte persino il Giachetti, scherzano dal Terzo Polo, è proprio finita.