Il caso
Il ministro dell'Interno nel corso del question time al Senato risponde a un’interrogazione di Avs. Che replica: «Si è nascosto sotto aspetti tecnici. Il governo non ha nessuna volontà di farlo»
di Simone Alliva
«Lo scioglimento delle organizzazioni di carattere eversivo è una questione di estrema complessità». Scansa così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi l'interrogazione di Alleanza Verdi e Sinistra sulle iniziative volte allo scioglimento delle organizzazioni di ispirazione neofascista.
Durante il question time Avs ha chiesto al Governo risposte di fronte a un clima nero: dall’assalto alla Cgil al nuovo fascismo italiano, guardando ancora più indietro i pestaggi romani contro i ragazzi del cinema America (apostrofati e picchiati in quanto “antifascisti”) e ancora le costanti aggressioni omotransfobiche e antisemite, intimidazioni di strada e on line, il reclutamento nero nelle curve degli stadi.
Questioni complesse, dice il ministro dell’interno, ma rassicura: «Il Governo dedica la massima attenzione e ha la piena consapevolezza di tutelare i valori costituzionali e l'ordinamento democratico». Tuttavia aggiunge: «Lo scioglimento di organizzazioni di carattere eversivo è una questione di estrema complessità, come del resto fa capire anche la limitata casistica applicativa, e come ancora più chiaramente conferma la decisione assunta dal governo allora in carica, a seguito del gravissimo assalto alla sede nazionale della Cgil nell'autunno del 2021, di non procedere allo scioglimento mediante decreto legge, pur in presenza delle mozioni approvate nella scorsa legislatura dai due rami del Parlamento».
«Da Piantedosi una risposta insoddisfacente alla nostra domanda» risponde il capogruppo dell'Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto del Senato. «Piantedosi è stato reticente e si è nascosto dietro ad aspetti tecnici. La verità è che il governo Meloni non ha nessuna intenzione di sciogliere le organizzazioni che si rifanno al Fascismo. Anzi, dal governo un silenzio assordante sugli ultimi episodi avvenuti nel nostro Paese. Un silenzio inquietante visto che nel nostro paese si sono moltiplicati gli atti e le manifestazioni, e giornalisti come Paolo Berizzi vivono sotto scorta per le minacce subite. Questi gruppi si sentono più liberi di prima perché percepiscono un clima cambiato. Sono sdoganati se anche il dibattito pubblico rimuove il problema. Ci saremmo aspettati dal ministero dell'Interno un'azione più incisiva», conclude.