Condannato per resistenza al pubblico ufficiale, sospeso per la Severino dal consiglio regionale, il nuovo eletto del partito di Giorgia Meloni ha una fascinazione per il braccio teso e i cimeli nostalgici. Nel 2021 coinvolto in una rissa interna a Fdi, adesso guiderà il partito nel capoluogo

Il braccio teso che scatta ripetutamente avanti e indietro, come un serramanico impazzito, viene immortalato in ogni foto. In compagnia di amici, in piscina, in montagna. E ancora croci celtiche e slogan nostalgici. È il profilo del neo-coordinatore di Fratelli d'Italia a Napoli, Marco Nonno, cinquantaquattro anni.

 

 

Uomo nuovo delle preferenze, delle tessere di partito ma anche delle condanne: ex consigliere regionale della Campania, decaduto nel 2023 dopo una condanna definitiva a due anni per resistenza a pubblico ufficiale, era stato arrestato per la violenta rivolta contro la discarica a Pianura del gennaio 2008, in appello, nel 2022, poi assolto dall'accusa di devastazione, ma condannato per resistenza alle forze dell’ordine. Un'altra condanna in primo grado: 8 anni e mezzo di reclusione, in base alla legge Severino gli è costata il posto in consiglio regionale dove era sbarcato a suon di preferenze. È riuscito a riconquistarsi “un posto al sole” stravincendo il congresso cittadino e superando Diego Militerni, il candidato sostenuto dai vertici e soprattutto da Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri e plenipotenziario della premier nella regione. 

 

 

«È un outsider», ripetono a Napoli, con un velo di imbarazzo scuro, teste che si scuotono, sguardi che si abbassano. Ma in realtà a leggere bene il curriculum, Nonno è proprio figlio del partito di Giorgia Meloni. A 15 anni diventa segretario del Fronte della Gioventù (l’organizzazione giovanile del Msi) e a seguire ricopre incarichi di dirigente fino al 1996, quando viene eletto per la prima volta nel Consiglio Circoscrizionale di Pianura: è il più votato di Alleanza nazionale. Elezione che bissa nel 2001. Nel 2006 approda al Consiglio Comunale di Napoli con 2.500 preferenze. E nel 2011 risulta il consigliere più votato, tanto da presiedere la seduta di insediamento. Passa poi alle cronache per una rissa in Fdi per le liste alle comunali nella sede del partito tra lui e l’ex consigliere Pietro Diodato, suo avversario diretto nel territorio di Pianura. «Ha provato a rubare i documenti» aveva detto Nonno. «Mi ha dato una testata e mi ha spaccato la fronte» la replica di Diodato. Maglietta strappata e insanguinata il primo. Testa ferita il secondo. 

 

 

Intervistato da Repubblica, ha voluto declinare il suo giudizio su Benito Mussolini: «In quel momento storico in Italia è stato uno statista, valutando l'aspetto storico. Ma sono state compiute cose gravissime come le leggi razziali. Sono da sempre vicino alla comunità ebraica. Sono l'unico a Napoli che promuove ancora oggi una borsa di studio sulla Shoah in una scuola di Pianura». Ma guai a parlare di fascismo: «Mi sono sempre dichiarato non fascista». Non anti. Ma non. «Ho militato nel Msi e in Alleanza nazionale. Non rinnegherò mai la mia appartenenza culturale a quel tipo di destra che partiva dal Msi che poi si è trasformata in An, dopo la caduta del Muro di Berlino e poi è diventata Fratelli d'Italia». Alla domanda se Giorgia Meloni e il partito della premier non lo ritengano più "imbarazzante", Nonno ha risposto: «Al Senato c'è un'aula che hanno intitolato a Carlo Giuliani che era un giovane, purtroppo è morto, mentre stava lanciando un estintore contro una camionetta dei carabinieri. Io non ho fatto mai nulla di tutto questo. Sono stato fotografato mentre alzo le mani davanti ai carabinieri in segno di pace per non farli accedere a una discarica. Una discarica che la camorra voleva aprire e che la magistratura, dandomi ragione implicitamente, ha sequestrato e non fece aprire. La mia condanna per resistenza a pubblico ufficiale è una battaglia politica». 

 

 

Un gesto di pace ripetuto più volte. Il suo profilo social è un carosello di post equivocabili: “Fasciosovranisti senza vergogna”. Le palline di Natale con la scritta “X Mas”, “Solo queste palline sul mio albero”, scrive. Il video della commemorazione di Acca Larentia. E lo striscione con sfondo Sanpietro: “All’Armi Siamo Fascisti” di Forza Nuova che celebra la nascita dei Fasci italiani di combattimento. Infine una foto che lo ritrae con il cappello nazista della Wehrmacht. Di certo una goliardia.