Le elezioni sono lontane ma è già caccia ai candidati. La destra corteggia Maurizio Lupi, per spostarsi al centro e confinare la Lega. Nel Pd cresce la voglia di liquidare l’anomalia Sala

C'è un perché se le elezioni di Milano, previste entro la primavera 2027, siano già di sorprendente attualità, quasi fossero una scadenza dei prossimi mesi. Si aprirà il dopo Sala, non essendo consentita dalla legge, alla fine del secondo mandato, una nuova candidatura del sindaco ormai uscente. È uno spartiacque destinato a chiudere un’era. Ma la ricerca del successore, da parte del centro-sinistra, già appare complessa, poiché non si può trovare dietro l’angolo, senza una ricerca più attenta, un esponente della società civile pronto ad entrare nell’agone elettorale. Un candidato anche capace di trainare un voto di opinione esterno ai partiti, come era riuscito all’ex manager, nonostante che i risultati delle due amministrazioni da lui consecutivamente guidate siano oggi controversi e motivo di forte scontro politico. Dal 2011, quando Giuliano Pisapia succedette a Letizia Moratti ponendo fine al ciclo dei sindaci di centro-destra, a guidare ininterrottamente Palazzo Marino è il centro-sinistra, che tuttora gode a Milano di buona salute elettorale. Alle Europee di giugno, il partito di Elly Schlein è risultato il primo, con 31,3%. La sinistra-sinistra di Avs si è attestata al terzo posto, dopo Fdi, con il 10,5%. Le liste centriste che si sono presentate divise – Azione e Stati Uniti d’Europa – complessivamente hanno superato il 12%. Flop 5 Stelle, invece, con poco più del 5%. Non si può ancora sapere se e come queste forze politiche stringeranno alleanze: i Cinque Stelle non hanno mai appoggiato Sala, che però esce di scena, ed il campo largo è in via di consolidamento dopo Umbria ed Emilia Romagna.

 

Prevedibilmente si presenterà unito il centro-destra, i cui partiti alle Europee, sommando i voti di Fdi, FI-Nm e Lega, non hanno superato il 36,6%, al di sotto della somma dei voti del Pd e di Alleanza Verdi Sinistra, ma leggermente al di sopra del 32% ottenuto nel 2021 da Luca Bernardo, candidato sindaco del centro-destra, che non entrò neppure nel ballottaggio avendo Sala vinto con il 57,7 %. Soprattutto questa volta la competizione ruoterà intorno alla conquista dell’elettorato “centrale”, ma in chiave concretamente riformista, per affrontare anche il crescente malessere sociale che convive con l’aumento della ricchezza: il Pil cresciuto del 3,2% rispetto al periodo pre-Covid. Non a caso, la prima candidatura emersa dal centro-destra è quella di Maurizio Lupi, lontanissimo da qualsiasi forma di radicalismo di destra. E il fatto che sia stato proprio uno dei fondatori di Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa, a chiedere pubblicamente al leader di Noi Moderati la disponibilità a sfidare nel 2027 il futuro candidato del centro-sinistra è perlomeno il segnale che non si potrà guardare in direzione della Lega. 

 

Nomi a parte, Stefania Craxi auspica «una politica riformista che diminuisca la forbice delle disuguaglianze»; una politica «che sia in grado di premiare i meriti e di soccorrere i bisogni, come fu quella dei tanto vituperati anni Ottanta». L’auspicio della senatrice di Forza Italia: «Ritrovare la Milano con il cuore in mano», partendo dalla constatazione che «non c’è più la Milano inclusiva ed interclassista che era l’eredità dei sindaci social-riformisti. È ormai un città solo per single ricchi, segnando il totale fallimento della sinistra che guida da diversi anni Palazzo Marino». Resta il fatto che il centro-destra stenta a conquistare le grandi città . «Un problema di classe dirigente», ricorda Stefania Craxi. Nelle 6 aree urbane con oltre mezzo milione di abitanti, sono 4 – Roma, Milano, Torino e Napoli – quelle amministrate da Pd ed alleati, mentre 2 – Genova e Palermo – sono guidate dallo schieramento conservatore. Se il centro-destra ora punta a vincere nel capoluogo lombardo, il Pd rinvia la scelta del candidato al momento opportuno, anche perché «il problema della classe dirigente» non risparmia il centro-sinistra. Pur proponendo l’ex direttore di Repubblica Mario Calabresi, proprio Sala ha pubblicamente confessato che lo «scouting nella società civile per capire se c’è qualcuno che potrebbe candidarsi» rischia di arrivare alla conclusione che «magari poi non c’è nessuno». L’eredità che il sindaco senza tes- sera di partito lascerà si preannuncia di luci ed ombre. Gli attacchi all’attuale amministrazione arrivano non solo da destra. «Cemento, speculazione e ingiustizia sociale sono i grandi rimossi di questi quindici lunghi anni di centrosinistra» scrive Il Manifesto.

 

Nel Pd si chiede apertamente di voltare pagina. La deputata Lia Quartapelle, eletta a Milano, osserva, parlando con L’Espresso: «Alla fine, quindici anni di amministrazioni di centrosinistra renderanno inevitabile che davanti agli elettori ci siano anche i problemi e gli squilibri della città, con la conseguenza che occorre, per il futuro, un ripensamento che passi attraverso una rinnovata visione». La parlamentare del Pd ricorda che «è venuta meno la promessa storica di Milano ai propri abitanti, quella di pane e libertà, ed anche se sono temi che non possono essere affrontati solo in via amministrativa, il costo della vita, la crisi delle abitazioni, il crollo delle nascite, l’inquinamento e il fallimento dell’integrazione che riguarda gli immigrati indicano complessivamente la necessità di cambiare strada». Chiunque vinca non troverà poi la strada facile. Così la ricerca del candidato, da parte di tutti e due gli schieramenti, è solo all’inizio.