Paesi sicuri
Processo morale al pornoattore
L’italo-egiziano è accusato dalle autorità del Cairo di aver diffuso materiale hot utilizzando server del Paese. La madre: condizioni detentive disumane. Rischia fino a tre anni
Mio figlio sta male. L’Italia deve impegnarsi di più per riportarlo a casa. Il prima possibile». Quello di Loriana, all’anagrafe Lobna Ahmed, madre di Sherif Elanain, il pornoattore egiziano con cittadinanza italiana arrestato il 9 novembre a Il Cairo, è un appello disperato «a fare presto». Suo figlio dal 16 dicembre sarà sul banco degli imputati per il processo che lo vede accusato di «dissolutezza» e «reati contro la morale pubblica» per i film hard girati in Italia, all’estero e anche in Egitto, dove la pornografia è reato, come si legge nell’ordinanza restrittiva di cui L’Espresso è in possesso. Di sicuro le autorità egiziane sapevano del suo arrivo in Egitto. Elanain è stato tradito, o meglio, venduto da qualcuno che lo conosceva e sapeva del suo viaggio. Il pornoattore, come anticipato da L’Espresso, rischia tre anni di carcere da scontare nel Paese di origine. Avere doppio passaporto non lo aiuta. Anzi, il rischio è che i tempi del processo possano dilatarsi per effetto dei rinvii, allo scopo di trattenerlo il più possibile, nonostante l’intervento del console italiano a Il Cairo che lo ha visitato in carcere. Ma dalla Farnesina rassicurano che «seppure in una posizione non facilissima, poiché gli egiziani lo considerano un loro cittadino, la situazione non appare tesa». Non la pensa così la madre che denuncia le modalità irregolari dell’arresto e definisce «disumane» le condizioni di detenzione. A Elanain viene contestato in particolare di aver girato video hot nel Paese e di averli diffusi in rete attraverso server egiziani. Ad ammetterlo sarebbe stato lui stesso, secondo quanto riportato negli atti del tribunale di Giza. Nell’ordinanza si legge che «l’accusato nel promuovere il film incriminato, partecipando anche a eventi e festival, non ha mai nascosto nessuna di queste circostanze». E poi: «Abbiamo ricevuto informazioni da una delle nostre fonti confidenziali e affidabili riguardo alla diffusione di un gruppo di videoclip sui social network accessibili a tutti, che circolano tra uomini e donne in cerca di un piacere sessuale discutibile. Tra questi, spiccava la figura di Sherif Al-Sayyid Muhammad Abu Elanain, noto anche come Sherif Taliani o Sherif Al-Masry. Questi videoclip sono ritenuti offensivi e contrari alla morale pubblica e mostrano l'individuo mentre recita in scene immorali e ha rapporti intimi con diverse donne, esibendo e mettendo in evidenza deliberatamente le sue zone sensibili, oltre a generare numerosi commenti negativi contro tali clip che incitano all'immoralità e minacciano i valori della società», scrive il giudice nell’atto d’accusa. Circa la raccolta delle prove del reato, il magistrato aggiunge che sono state avviate indagini segrete che hanno confermato l'autenticità delle informazioni. Avrebbero appurato che gli account da cui sono stati diffusi i video erano riconducibili a Sherif Taliani, proprietario anche di altri profili identificabili come Sherif Al-Masry, sui quali aveva pubblicato contenuti pornografici attraverso piattaforme social (TikTok, YouTube e altri profili).
Nel provvedimento di custodia cautelare viene anche riportato con chiarezza che un informatore ha avvistato dell’arrivo di Elanain dall'Italia all'aeroporto di Sphinx, situato nel distretto della stazione di polizia di Manshiyet Al-Qanater, da cui è partita una missione delle forze di polizia segreta. Gli
agenti in borghese sono arrivati all'aeroporto nella prima mattinata del 9 novembre e hanno atteso tra i passeggeri in transito.«Dopo aver effettuato indagini segrete e osservazioni, le nostre verifiche – è riportato nel dispositivo – hanno confermato l'arrivo di Sherif Al-Sayyid Muhammad Abu Elanain all'aeroporto Sphinx. Abbiamo quindi predisposto un'imboscata discreta e poco appariscente. Dopo poco tempo, abbiamo notato l'uscita del suddetto, riconoscibile attraverso i videoclip pubblicati sui suoi profili privati. Lo abbiamo quindi informato della nostra identità e della natura della nostra missione riguardante i filmati che pubblicava. Veniva quindi accusato di essere il titolare degli account a nome Sherif Al-Masry. Durante l'interrogatorio, ha riconosciuto di aver filmato e trasmesso tali videoclip attraverso applicazioni visive accessibili a tutti in Egitto, con due diversi account. Ha anche affermato di essere un attore di film pornografici, realizzando contenuti per ottenere il maggior numero di visualizzazioni e guadagni monetari. L'esame del suo cellulare sequestrato ha rivelato l'esistenza di due conti bancari, uno presso la Banca Nazionale con cinquecentomila sterline egiziane e l'altro presso la Banca d'Egitto con due milioni di sterline egiziane, proventi della sua attività illecita», scrive ancora il giudice istruttore per suffragare la vastità del mercato di video hot gestito da Elanain. Il verbale, con cui è stato documentato quanto emerso durante le indagini, è stato preparato e firmato nell'ufficio del sostituto procuratore da Abu Al-Fadl Al-Dabaa che sosterrà l’accusa come pubblico ministero in aula il 16 dicembre. La difesa è stata affidata al collegio di avvocati diretto da Mohamed Lofty, già consulente della famiglia Regeni, direttore esecutivo della Commissione egiziana per i diritti e le libertà, che a L’Espresso aveva anticipato il rischio di condanna a tre anni per Elanain.