Biden e Trump vincono le primarie in altri cinque Stati. Meloni: "Con Mosca non si tratta". Renzi pronto ad andare da solo alle europee. I fatti del giorno da conoscere

Bari, scontro Pd-Piantedosi su avvio iter scioglimento Consiglio
I parlamentari pugliesi del Pd si spingono ad affermare che è "un punto di non ritorno" nella storia politica italiana. La segretaria Elly Schlein definisce "molto politica" e "molto grave" la nomina della Commissione per la verifica dello scioglimento del comune di Bari comunicata ieri con una telefonata del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e resa nota dallo stesso destinatario della comunicazione, il sindaco del capoluogo pugliese e presidente dell'Anci Antonio Decaro, che parla di "atto di guerra", mentre esponenti di Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia fanno quadrato e difendono il capo del Viminale.

È scontro tra maggioranza e opposizione sulla decisione di nominare "una Commissione di accesso finalizzata a verificare una ipotesi di scioglimento del Comune" in seguito a un'inchiesta giudiziaria che ha portato a più di 100 arresti. «Oggi è stato firmato un atto di guerra nei confronti della città di Bari - ha detto Decaro - L'atto - come un meccanismo a orologeria - segue la richiesta di un gruppo di parlamentari di centrodestra pugliese, tra i quali due viceministri del Governo e si riferisce all'indagine per voto di scambio in cui sono stati arrestati tra gli altri l'avv. Giacomo Olivieri e la moglie, consigliera comunale eletta proprio nelle file di centrodestra».

Decaro lamenta che «incuranti delle parole del Procuratore distrettuale antimafia che in conferenza stampa ha detto testualmente: l'amministrazione comunale di Bari in questi anni ha saputo rispondere alla criminalità organizzata, gli stessi soggetti che nel 2019 hanno portato in Consiglio Comunale due consiglieri arrestati per voto di scambio, ora spingono per lo scioglimento di un grande capoluogo di regione, evento mai successo in Italia, nemmeno ai tempi dell'inchiesta su Mafia Capitale».

La replica del Viminale arriva a stretto giro: l'accesso agli atti non è "pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento del Comune", ma "ad un'approfondita verifica dell'attività amministrativa". Il ministero dell'Interno precisa che l'accesso ispettivo "si è reso necessario in esito a un primo monitoraggio disposto dal Viminale circa i fatti emersi a seguito dell'indagine giudiziaria che ha portato a più di 100 arresti nel capoluogo pugliese e alla nomina, da parte del Tribunale, ai sensi dell'art. 34 del codice antimafia, di un amministratore giudiziario per l'azienda Mobilità e Trasporti Bari spa, interamente partecipata dallo stesso Comune". Il provvedimento è stato disposto invece per "un'approfondita verifica dell'attività amministrativa, anche a tutela degli stessi amministratori locali che potranno offrire, in quella sede, ogni utile elemento di valutazione".

Di decisione «molto grave», che non si era «mai vista», l'ha definita poco dopo la segretaria del Pd Elly Schlein, che ha affermato: «Rimaniamo basiti rispetto alle modalità con cui il ministro Piantedosi ha annunciato la nomina della Commissione per la verifica dello scioglimento del comune di Bari. Una scelta che arrivando a tre mesi dalle elezioni sembra molto politica, facendo seguito all'iniziativa di alcuni parlamentari della destra e di due membri del governo e non avendo nemmeno esaminato la documentazione presentata dall'amministrazione del sindaco Decaro. Non si era mai visto ed è molto grave».

 

Gaza, media: 27 morti in raid Israele su campo Nuseirat 
L'agenzia palestinese Wafa afferma che 27 persone sono morte in un bombardamento israeliano che nelle prime ore di oggi avrebbe colpito il campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza. Citando funzionari sanitari palestinesi, ieri sera la Reuters ha detto che almeno 15 persone sono state uccise da un attacco aereo contro una casa nello stesso campo profughi. L'emittente araba Al Jazeera ha affermato invece che altre 23 persone sarebbero morte in un raid contro la rotonda Kuwait della città di Gaza, luogo di distribuzione di aiuti umanitari. Il bilancio delle vittime palestinesi nella Striscia dal 7 ottobre è di almeno 31.820 morti e 73.935 feriti, secondo il Ministero della Sanità locale gestito da Hamas.

 

Biden e Trump vincono le primarie in altri cinque Stati
Joe Biden e Donald Trump hanno vinto facilmente un nuovo round di primarie, in cinque Stati, e si avvicinano al nuovo duello di novembre per la Casa Bianca in un clima di forte polarizzazione dell'elettorato tra campo democratico e campo repubblicano, motore di una partecipazione alle votazioni per la nomination superiore a quanto ci si potrebbe aspettare - fanno notare i media americani - dati i giochi praticamente già fatti in termini di candidature. L'ex presidente Donald Trump ha incassato nuove, scontate vittorie alle primarie repubblicane in Florida, Illinois, Kansas Ohio e Arizona. Il presidente in carica Joe Biden ha fatto lo stesso tranne che in Florida, dove i democratici hanno annullato le primarie e deciso di assegnare tutti i 224 delegati a Biden. L'Arizona era tenuta particolarmente d'occhio come segnale della presa di Trump sull'elettorato ispanico, e il risultato del magnate è stato buono, ma non buonissimo: 77,1% dei voti con lo spoglio delle schede arrivato all'80% secondo i dati di Nbc, ma un 19,4 delle preferenze è andato all'ex ambasciatrice all'Onu Niki Halley, percentuale considerata "di protesta".

 

Giorgia Meloni: «Con Mosca non si tratta. Ma niente truppe in Ucraina»
Lo stop alla proposta di Emmanuel Macron. E il tentativo di non esacerbare i rapporti nella maggioranza, sottolineando che quello che conta sono i voti in Parlamento che mostrano come il governo sia "unito, compatto e determinato". Oggi come il primo giorno. Giorgia Meloni si presenta con profilo istituzionale in Senato per le comunicazioni in vista dell'ultimo Consiglio europeo ordinario (ce n'è solo uno ulteriore, straordinario, in programma ad aprile), prima che scatti ufficialmente la corsa alle elezioni di giugno.

Ogni parola è studiata e pesata perché il voto in Russia ha messo in evidenza distinzioni tra i partner a livello internazionale sia perché potrebbe innescare incendi in casa. Matteo Salvini non c'è, ufficialmente impegnato al Mit come fanno sapere i suoi. Prendere le distanze dall'uscita del leader della Lega sarebbe come certificare che in maggioranza un problema c'è, e pure grosso, si ragiona in Transatlantico a Palazzo Madama. Invece bisogna mostrare unità. E coesione. Quindi la premier, ribadendo il sostegno a Kiev nella ricerca di una "pace giusta", osserva che Mosca ha "sistematicamente violato gli accordi sottoscritti e il diritto internazionale" da anni e difende la scelta di sottoscrivere un patto "pluriennale di sicurezza" con l'Ucraina. E poi sottolinea che il "sacrificio di Navalny in nome della libertà non sarà dimenticato e che il governo "condanna" le elezioni "farsa" ma "in territorio ucraino", occupato da Mosca (parole "ambigue" che "non chiariscono la sua posizione su Salvini", la incalza il Pd). E boccia l'idea francese di un intervento diretto in Ucraina perché rischierebbe di innescare "una escalation pericolosa, da evitare a ogni costo".

Parole che confermano "la linea responsabile e di buon senso del governo italiano", fa sapere subito dopo la Lega, sottolineando la "piena sintonia" tra il vicepremier e Meloni. Ma a Palazzo Madama è stata notata, e non solo dalle opposizioni, l'assenza di Salvini, che in mattinata è stato anche a Palazzo Chigi ma per presiedere la cabina di regia sull'emergenza siccità. «Salvini non c'era, immagino avrà avuto qualche impegno», commenta il presidente dei senatori della Lega Massimiliano Romeo interpellato mentre lasciava palazzo Madama al termine delle comunicazioni del presidente del Consiglio. Un giro di parole che lascia trapelare la tensione, se non il gelo, che persiste tra Fdi e Lega su questo argomento Nel suo intervento, meno di mezz'ora, la premier chiede il sostegno su Kiev e sul Medio Oriente all'Aula tutta, in cui si registrano scintille sulle parole di Roberto Menia sugli atteggiamenti "femminei" del presidente francese che poi fa richieste "muscolari". E c'è pure l'incidente del gesto di una pistola rivolta a lei da parte di uno studente di un liceo romano che assisteva in tribuna. Alla fine arriva il via libera alla risoluzione di maggioranza mentre si votano per parti separate le altre 5. Meloni affronta tutti i temi del prossimo Consiglio, a partire dal Medio Oriente (con l'opposizione ribadita a una missione militare terrestre di Israele a Rafah) fino all'agricoltura, che è entrata nell'agenda, come rivendica, su pressione italiana, tanto che ad accompagnarla a Bruxelles, giovedì e venerdì, ci sarà anche il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida. Con la replica arriva, come oramai da copione, il cambio di registro: Meloni alza la voce e non risparmia affondi nei confronti delle opposizioni. Soprattutto verso il leder del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte che ha suggerito a Volodymyr Zelensky "di mettere la cravatta per cercare la pace". "Probabilmente - l'attacco all'ex premier - il presidente Conte riteneva al tempo che a governare l'Italia ci sarebbe stata la sua pochette. La politica estera è una cosa più seria". C'è poi l'affondo contro chi tratta "come paria" i governi "che non hanno un governo compatibile con le vostre idee", rivolto al dem Filippo Sensi che aveva visto in Ue "il premier ungherese Orban" fare "gli interessi di chi frena sull'Ucraina" come fa in Italia "la Lega di Salvini". Oggi è l'Ungheria, ieri era la Polonia ma Varsavia, la stoccata della premier, "è diventata un paese di serie A perché ha cambiato governo".

 

Europee, Renzi: pronti ad andare da soli, corriamo per quarto posto
Se alle Europee «si realizzerà una lista di scopo» tra i soggetti dell'area di centro «come proposto da Più Europa, noi ci saremo. Altrimenti andremo da soli convinti di superare agevolmente lo sbarramento: il 5% è alla nostra portata. Anzi, correremmo per il quarto posto insieme a Fi e Lega. Sono pronto a metterci la faccia, e il cuore, in tutti i collegi». Lo dice Matteo Renzi, leader di Italia Viva, in una intervista a La Stampa. Consapevole che «uno spazio centrale che si allontani dagli opposti estremismi è possibile solo alle Europee, grazie al proporzionale». Quanto alla possibilità di "scossoni" per la maggioranza dal voto europeo, in passato evocata dallo stesso Renzi, l'ex premier spiega: «Vedo la premier nervosa, anche ieri in Aula. E non capisco perché. In teoria ha una maggioranza solida. Ma sembra dubitare della sua stessa coalizione. Il tempo dirà se è tutto cinema o sono davvero divisi». Tornando alle dinamiche nel centro in vista delle Europee, Renzi ribadisce le critiche a Calenda («La scelta di spaccare il terzo polo è inspiegabile, illogica, impolitica»), ma si dice sicuro di non essere fagocitato da Forza Italia: «Non credo che Fi farà un gran risultato. Anche perché Tajani è schiacciato su von der Leyen che con il suo furore ideologico ambientalista ha fatto male agli italiani e alle imprese italiane».