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L'Italia fuori dall'accordo per i vertici Ue. Le opposizioni attaccano: "Meloni ininfluente e isolata"

di Simone Alliva   27 giugno 2024

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Mattarella firma l'autonomia differenziata. A breve il mandato di arresto per Netanyahu. Rutte nuovo segretario della Nato. Fallito golpe in Bolivia. I fatti del giorno da conoscere

Meloni attacca L'Europa sulle nomine: "Non rispettano il voto dei cittadini"
"Rispetto". Del voto dei cittadini. Di uno dei Paesi fondatori dell'Europa unita. Il terzo per economia e popolazione. E quello con il governo "più stabile". Giorgia Meloni non nasconde in Parlamento la sua irritazione per l'intesa sui nuovi vertici europei trovata a tre, tra popolari, socialisti e liberali, che certo non è "democrazia", visto che peraltro sono i conservatori il terzo gruppo della nuova Eurocamera. Contesta il "metodo e il merito" delle scelte, e si dice pronta a "tornare a sottolinearlo" anche alla riunione del Consiglio Europeo chiamato a esprimersi sui cosiddetti top jobs. Se non una dichiarazione di guerra, poco ci manca. Difficile, se non ci saranno cambiamenti del quadro nelle prossime ore, che il dissenso italiano si possa trasformare in un sì al pacchetto di nomine, con la carta dell'astensione pronta sul tavolo che sarebbe clamorosa e senza precedenti per l'Italia. E che certo complicherebbe la strada a un bis di Ursula von der Leyen appeso, ripete più volte la premier, a una "maggioranza fragile" e che è tutta da dimostrare al momento del voto (segreto) dell'Europarlamento. Lo scenario preoccupa non poco Antonio Tajani, che da giorni spinge perché la sua famiglia europea, il Ppe, apra a Ecr. "È chiaro che Meloni deve puntare i piedi", dice il vicepremier e leader di Fi, ma, ricorda, "non è solo il capo di Ecr è anche il presidente del Consiglio di un governo dove c'è anche il Ppe dentro". Gli azzurri, insiste, voteranno "sì al pacchetto attuale, non credo che l'Italia possa votare no". Ma alla fine della giornata tutte le bocche sono cucite, Meloni lascia il Parlamento senza farsi incrociare dai cronisti e l'esito della partita resta incerto.

L'Italia deve vedere riconosciuto un ruolo che "le spetta di diritto", mette in chiaro la premier. "Non si può prescindere dall'Italia", sembra farle eco il presidente della Repubblica nel consueto pranzo che precede la partenza per Bruxelles. Sergio Mattarella, pur facendo presente che non è tra i suoi compiti entrare nelle dinamiche politiche Ue di questi giorni, guarda con preoccupazione l'eccessiva conflittualità continentale e un ruolo marginale per il Paese. Nei 45 minuti del suo discorso Meloni, la voce affaticata come ammette lei stessa, si scaglia contro le "logiche di caminetto" che hanno prevalso nonostante "dai cittadini sia arrivata una indicazione chiara" per quel "cambio di passo" che si deve vedere nelle politiche, certo, ma che parte soprattutto dal "rispetto" di quel voto. "La logica del consenso viene scavalcata, una parte decide per tutti" in una "conventio ad excludendum che a nome del governo italiano ho contestato e non intendo condividere", scandisce in Aula. Quando "sono stati immaginati" gli incarichi di vertice "sono stati pensati neutrali" non nella logica "maggioranza/opposizione" che si sta utilizzando in queste ore, è il ragionamento della premier che, assicura non farà "la cheerleader" di nessuno ma difenderà "l'interesse nazionale". E anche "senza andare in giro con il cappello in mano l'Italia porterà a casa quello che le spetta. Indipendentemente dal fatto che io dirò sempre quello che penso", si dice sicura Meloni, che punta, e non lo nasconde, a fare "anche meglio" rispetto al posizionamento italiano dell'ultima legislatura. Il riferimento è al portafoglio di Paolo Gentiloni che, non mancano di sottolineare i suoi, certo aveva gli Affari Economici ma "con sopra un vicepresidente esecutivo". A questo mirerebbe Roma e proprio su questo si potrebbe essere incagliata la trattativa. 

 

Le opposizioni attaccano: "Meloni ininfluente. L'Italia isolata" 
"Debole, confusa, ininfluente". Le opposizioni battono sul tasto più dolente per la presidente del Consiglio e il governo: la partita europea sui Top Job che vede l'Italia fuori dall'accordo per i tre incarichi di vertice. Oggi Giorgia Meloni è attesa al Consiglio Europeo. La partita, certo, non è ancora chiusa e l'Italia può ancora aspirare a un ruolo importante, magari una vicepresidenza della Commissione. Ma le opposizioni sono già sul piede di guerra per quella che considerano una "strategia fallimentare" di Meloni, come sottolinea Angelo Bonelli di Avs. Parte duro Giuseppe Conte per il quale gli scenari davanti a Meloni si limitano a due: "Meloni incoerente o Meloni ininfluente. Mi permetto un consiglio: l'abbiamo vista cambiare idea un po' su tutto, nessuno si stupirebbe di una nuova clamorosa incoerenza, e allora conviene andare in Europa con forza e determinazione, vada a prendersi un posto di prestigio che spetta di diritto all'Italia, paese fondatore. E magari questa volta non affidiamolo a un parente o a un sodale di partito ma a una persona competente, applichi il principio di meritocrazia", incalza Conte. Sul doppio ruolo di Meloni, leader dei conservatori europei e premier italiana, si sofferma Riccardo Magi: "Ci aspettavamo indicazioni della presidente del Consiglio italiano in vista di un decisivo Consiglio Europeo per il futuro delle istituzioni europee. Abbiamo invece ascoltato purtroppo il comizio della leader del partito dei conservatori, molto conservatori e poco riformisti europei", dice il segretario di Più Europa. "Meloni non ha espresso una prospettiva per l'Europa e per la tutela degli interessi italiani in Europa, ma è prigioniera delle contraddizioni tra appartenenza politica europea, leadership del suo partito in Italia e appartenenza politica alla sua maggioranza in Italia", aggiunge Magi. Della necessità di portare oggi, in Consiglio Europeo, le priorità dell'Italia "e non quelle della propria famiglia europea" parla anche Elly Schlein. Per la segretaria dem e il suo partito, il tema su cui il governo deve insistere è quello degli investimenti comuni europei, secondo il principio della solidarietà. Stesso principio che Schlein richiama quando tocca il tema dei flussi dei migranti. "Il fatto che nessuno parli più di redistribuire chi arriva in Italia non è una conquista, ma la vostra resa", dice Schlein rivolgendosi direttamente alla premier. 

 

Mattarella promulga la legge sull'Autonomia, Zaia esulta: "Giornata storica" 
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato la legge sull'autonomia differenziata dopo 6 giorni dalla sua approvazione definitiva da parte del Parlamento, smentendo le ipotesi di un esame non velocissimo da parte del Colle. Dalla pubblicazione in Gazzetta il provvedimento è legge dello Stato e consente al ministro Calderoli di avviare le trattative con Veneto e Regioni per la devoluzione delle materie richieste, ma permette anche a chi vuole promuovere un referendum di attivarsi.

Nei giorni scorsi il M5s aveva chiesto al Capo dello Stato di non promulgare la legge e altri avevano ipotizzato una promulgazione in tempi più dilatati accompagnata da un messaggio che precisasse come interpretare alcune norme, come avvenne per esempio col primo decreto Salvini sull'immigrazione durante il governo giallo-verde. Non è accaduto nulla di questo e, come prassi, Mattarella ha promulgato la legge in tempi più che ordinari. "Se il 19 giugno è passato alla storia per essere la data dell'approvazione dell'Autonomia, il 26 giugno è sicuramente una data storica nel quale il presidente Mattarella ha promulgato la legge dell'Autonomia", ha commentato il governatore del Veneto Luca Zaia. "Adesso attenderemo la pubblicazione in gazzetta ufficiale per poi chiedere di ripartire con le trattative rispetto alle materie previste dalla costituzione", ha aggiunto. In effetti l'articolo 4 comma 2 della legge Calderoli permette al ministro per gli Affari Regionali di aprire la trattativa per la devoluzione da subito delle 184 funzioni che non richiedono la definizione dei Lep (tra esse anche tematiche delicate come le professioni).

Per questi ultimi occorrerà attendere i decreti legislativi, per i quali il governo ha 24 mesi di tempi, e solo successivamente Calderoli potrà aprire la trattativa per devolvere le restanti 320 funzioni. Ma tutto sommato sono contenti di una decisione rapida di Mattarella anche quanti intendono contrastare la legge sull'autonomia differenziata a suon di referendum. sia quelli che pensano a percorrere la via popolare con la raccolta di 500mila firme, sia quanti ipotizzano che a muoversi siano cinque Regioni, quelle governate dal centrosinistra, cioè Toscana, Emilia Romagna, Sardegna, Campania e Puglia.

 

La Nato nomina Segretario generale l'olandese Rutte
La Nato nomina il premier olandese Mark Rutte come prossimo Segretario generale. I 32 Stati membri della Nato hanno nominato il primo ministro olandese Mark Rutte come loro prossimo Segretario Generale, in un momento cruciale per l'Alleanza, mentre la Russia continua la sua guerra in Ucraina. Rutte, 57 anni, assumerà l'incarico di capo della Nato il 1° ottobre, sostituendo il norvegese Jens Stoltenberg, che ha ricoperto la carica per dieci anni. 

 

Sventato il golpe in Bolivia
Sventato colpo di Stato in Bolivia, dopo che è stato arrestato il generale Juan José Zuniga che aveva guidato le truppe dell'esercito a prendere il controllo della piazza di La Paz dove hanno sede gli uffici governativi e la polizia militare ha preso d'assalto il Palazzo presidenziale. In un videomessaggio, il presidente Luis Arce aveva avvertito che la democrazia era a rischio e ha invitato i cittadini a scendere in piazza per fermare il tentativo di rovesciarlo. "Abbiamo bisogno che il popolo boliviano si mobiliti e si organizzi contro questo colpo di stato e a favore della democrazia", ​​ha detto Arce in un videomessaggio girato nella Grande Casa del Popolo, la residenza presidenziale ufficiale nella capitale de facto della Bolivia, La Paz. Affiancato dai membri del suo gabinetto, Arce ha dichiarato: ''Non possiamo permettere, ancora una volta, tentativi di colpo di stato che causino vittime boliviane''. I ministri gli hanno fato eco gridando: ''Lunga vita al popolo boliviano! Viva la democrazia!. Lunga vita al nostro presidente Luis Arce!''. ''Denunciamo alla comunità internazionale un tentativo di colpo di stato contro il nostro governo democraticamente eletto'', ha twittato il vicepresidente David Choquehuanca. In un messaggio video, il ministro degli Esteri Celinda Sosa Lunda, ha affermato che alcune unità dell'esercito hanno lanciato un attacco alla "democrazia, alla pace e alla sicurezza nazionale".

 

Presto la Corte penale internazionale emetterà il mandato di arresto per Netanyahu 
"Israele ritiene che la Corte penale internazionale emetterà mandati di arresto per il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant nelle prossime settimane". Lo scrive The Times of Israel. Il procuratore capo della Corte penale internazionale Karim Khan ha dichiarato a maggio che intendeva emettere dei mandati di arresto per Netanyahu e Gallant per sospetti crimini di aver "usato lo sterminio e la fame come arma di guerra, inclusa la negazione di aiuti umanitari, con l'obiettivo deliberato di colpire i civili nel conflitto". Allo stesso tempo, Khan aveva detto che intendeva emettere dei mandati di arresto per i massimi leader di Hamas Ismail Haniyeh, Yahya Sinwar e Muhammad Deif con l'accusa di sterminio, omicidio, presa di ostaggi, stupro e violenza sessuale. La decisione è stata duramente criticata dai funzionari israeliani, sia per le accuse mosse contro Netanyahu e Gallant, sia per l'apparente paragone fatto tra la leadership israeliana in una guerra che non hanno iniziato, e il gruppo terroristico Hamas.