Niente di fatto per i cinque quesiti referendari: un risultato inferiore anche rispetto al 2016, quando sulle trivelle votò il 31% degli aventi diritto. I sì per la cittadinanza sono "solo" il 64,8%. Schlein: "14 milioni al voto, ne parliamo alle politiche"

Referendum, il quorum non è stato raggiunto: affluenza definitiva al 30,6%

Con l’affluenza definitiva intorno al 30,6 per cento, i cinque referendum si sono risolti in un nulla di fatto. Vince l’astensionismo, e vince il centrodestra, che aveva scommesso sul mancato raggiungimento del quorum. Non è bastata la grande mobilitazione della Cgil e di Partito democratico, Movimento 5 stelle e Alleanza verdi sinistra per raggiungere quel 50 per cento più uno di voti degli aventi diritto che avrebbe validato i quesiti.


Che l’affluenza alle urne non sarebbe stata delle più alte ce ne si era già accorti ieri – 8 giugno – alle 12, durante la prima giornata di voto, quando alle urne si era presentato solo il 7,4 per cento degli elettori. Il trend è stato confermato poi alle 19 e infine alle 23, con un’affluenza ferma al 22,7 per cento. Per dare un ordine di grandezza, quando nel 2011 è stato superato il quorum nel referendum sull’acqua pubblica – l’ultimo che è riuscito a superare la soglia del 50 per cento più uno – alla fine del primo giorno di votazioni avevano votato il 41 per cento degli italiani.


Ma l’affluenza al 29 per cento è un risultato al di sotto delle attese, anche se paragonato al precedente del 2016, quando si votò per le trivelle. In quell’occasione, quando alle urne andò il 31 per cento circa dell’elettorato, l’organizzazione e l’investimento politico erano ben al di sotto rispetto a quelli messi in campo per questi cinque quesiti.


Matteo Salvini, che insieme agli altri leader del centrodestra aveva invitato ad “andare al mare" e a disertare le urne, aveva già cantato vittoria a urne ancora aperte: “Oggi in Italia la sinistra porta al voto un referendum per dimezzare gli anni per avere la cittadinanza italiana: verranno bocciati, il popolo non li voterà. La cittadinanza in Italia e in Francia non è un regalo, e per la Lega e i Patrioti bisogna semmai avere regole ancora più severe per diventare cittadini delle nostre nazioni: non basta qualche anno di residenza, occorre dimostrare di conoscere, rispettare e amare la storia, la cultura e legge del Paese che ti ospita, in Italia come in Francia, altrimenti tutti a casa”.

 

Per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, "il responso appare molto chiaro: il governo ne esce ulteriormente rafforzato e la sinistra ulteriormente indebolita".

 

Elly Schlein vede il bicchiere mezzo pieno: "La differenza tra noi e la destra di Meloni è che oggi noi siamo contenti che oltre 14 milioni di persone siano andate a votare, mentre loro esultano perché gli altri non ci sono andati. Ne riparliamo alle prossime politiche. Hanno fatto una vera e propria campagna di boicottaggio politico e mediatico di questo voto ma hanno ben poco da festeggiare: per questi referendum hanno votato più elettori di quelli che hanno votato la destra mandando Meloni al governo nel 2022. Quando più gente di quella che ti ha votato ti chiede di cambiare una legge dovresti riflettere invece che deriderla".


Per Matteo Renzi, "padre politico" di alcuni articoli che si sarebbero voluti abrogare con il referendum, “i quesiti sul lavoro erano ideologici e rivolti al passato”. “Spero che sia chiaro – ha aggiunto l’ex premier nella sua ENews –  che per costruire un centrosinistra vincente bisogna parlare di futuro, non di passato. Ingaggiare battaglie identitarie, infatti, fa vincere i congressi ma non fa vincere le elezioni: se vogliamo costruire un'alternativa a Giorgia Meloni bisogna essere capaci di allargare al ceto medio, non chiudersi nel proprio recinto ideologico”.

 

"Leggo dichiarazioni ed esultanze sguaiate dei 'tifosi' della politica. Portate rispetto a circa 15 milioni di cittadini che sono andati a votare. Portate rispetto agli oltre 12 milioni che hanno votato sì a maggiori tutele nel mondo del lavoro. Parliamo di oltre 12 milioni di cittadini che, al di là dei colori politici, chiedono più tutele contro licenziamenti, precariato e incidenti sul lavoro. Noi saremo sempre dalla loro parte, dalla parte giusta. E porteremo avanti la battaglia per loro in Parlamento", ha scritto sui social il leader dei 5 stelle, Giuseppe Conte aggiungendo che "se vi sembrano numeri insignificanti, considerate che è lo stesso numero di votanti (anzi alla fine potrebbero essere anche di più) con cui la maggioranza Meloni è arrivata al Governo".

 

Andando a guardare i risultati, quesito per quesito, salta all'occhio il 35 per cento di no per il referendum sulla cittadinanza. Percentuale diversa rispetto alle altre quattro schede, dove circa il 90 per cento di chi si è presentato alle urne ha votato sì.

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