Politica
1 ottobre, 2025Il governo Meloni si trova incastrato in una difficile equazione. Da un lato, il tradizionale sostegno strategico e militare a Israele; dall’altro, un’opinione pubblica italiana che guarda con crescente simpatia alle iniziative umanitarie rivolte ai palestinesi
La Freedom Flotilla sta attraversando il Mediterraneo verso Gaza. Le navi civili, cariche di attivisti, medici e parlamentari europei, sono ormai vicine alle acque controllate dalla Marina israeliana, pronta a intercettare le navi. A Roma, la situazione è seguita con apprensione. Il governo guidato da Giorgia Meloni si trova incastrato in una difficile equazione politica e diplomatica. Da un lato, il tradizionale sostegno strategico e militare a Israele, alleato imprescindibile in Medio Oriente; dall’altro, un’opinione pubblica italiana che, secondo diversi sondaggi, guarda con crescente simpatia alle iniziative umanitarie rivolte ai palestinesi.
Fonti vicine a Palazzo Chigi ammettono l’esistenza di un dilemma che sta diventando insostenibile. L’ipotesi di un intervento navale israeliano che coinvolga civili europei potrebbe scatenare una crisi politica interna, con conseguenze imprevedibili.
Secondo quanto appreso da ambienti riservati vicini alla presidenza del Consiglio, Palazzo Chigi ha discusso l’evolversi della situazione in un incontro non formalizzato con vertici della Difesa e della Farnesina. “C’è un imbarazzo oggettivo — conferma una fonte di intelligence — perché la linea ufficiale del governo Meloni è di sostegno alla sicurezza di Israele. Ma davanti a un eventuale blitz armato su civili europei, la reazione dell’opinione pubblica rischia di essere incontrollabile”.
Il governo Meloni è di fatto stretto tra l’incudine dell’alleanza strategica con Israele e il martello di un’opinione pubblica interna sempre più critica verso l’offensiva militare a Gaza. Secondo rilevazioni riservate in possesso della Presidenza del Consiglio, il consenso per iniziative civili come la Freedom Flotilla sarebbe in forte crescita anche tra elettori moderati e cattolici, complice l'eco delle denunce umanitarie da parte dell’Onu e di organizzazioni come Medici Senza Frontiere. In alcuni casi si parla apertamente di “scollamento tra governo e sentimento popolare”, che potrebbe acuirsi nel caso di vittime europee o italiane durante l’intercettazione della Flotilla.
Giorgia Meloni, nelle scorse ore, ha parlato di “provocazione politica”, attribuendo alla Flotilla “intenti destabilizzanti” e “strumentalizzazioni ostili”. Ma la realtà — raccontano fonti riservate — è che l’esecutivo italiano teme un’escalation simile a quella del 2010, quando un’incursione dell’esercito israeliano contro la nave turca Mavi Marmara provocò morti e una crisi diplomatica con Ankara e diversi Paesi europei.
Fonti diplomatiche italiane ammettono che, in caso di abbordaggio con uso della forza, il governo non potrà limitarsi al silenzio. “Un incidente con feriti o vittime europee — spiegano — avrebbe un impatto devastante sulla posizione italiana, già criticata da più fronti per il suo allineamento acritico a Israele”.
Dal punto di vista dell’intelligence, le preoccupazioni sono molteplici. Non solo per l’esito dello scontro navale, ma per le possibili ripercussioni interne. Non per niente sì stanno monitorando canali Telegram e forum radicalizzati e c’è il rischio concreto che un episodio violento in mare possa essere utilizzato da gruppi estremisti, sia pro-palestinesi che jihadisti, per incitare all’azione. Anche i servizi antiterrorismo di Francia e Spagna hanno alzato il livello di allerta.
Il dossier è arrivato anche al Quirinale, secondo fonti parlamentari. Il presidente Mattarella, pur senza interventi ufficiali, è costantemente aggiornato sull’evoluzione dell’operazione e sulle scelte italiane. Si conferma la linea della “prudenza attiva”: nessun coinvolgimento operativo, ma massima attenzione alla tutela dei cittadini italiani e alla tenuta internazionale dell’immagine del Paese.
La premier Meloni ha ribadito il sostegno al diritto di Israele a difendersi. Tuttavia, all’interno del governo e tra gli alleati di maggioranza, circolano posizioni più sfumate e un diffuso timore che una gestione rigida possa ritorcersi contro la maggioranza stessa.
Dal punto di vista diplomatico, Roma sta lavorando per un dialogo discreto con Tel Aviv, tentando di limitare ogni escalation. Anche Trump sarebbe stato messo al corrente da Palazzo Chigi che sarebbe meglio evitare colpi di testa da parte di Netanyahu. Nella speranza che l'uomo della Casa Bianca possa far desistere Israele dagli intenti più bellicosi nei confronti dei cittadini italiani ed europei.
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