Politica
16 ottobre, 2025Dopo la sconfitta di Tridico in Calabria, il M5s dà segni di insofferenza e Conte avvisa i suoi: "Dobbiamo rimetterci in discussione". Vitale la partita campana con Roberto Fico
Alla fine, sarà un pareggio. Dopo che il 23 e il 24 novembre voteranno Veneto, Puglia e Campania chiudendo il ciclo, a meno di improbabili colpi di scena, la sfida delle Regionali dovrebbe vedere centro-destra e centro-sinistra vincitori lì dove già governavano, senza sconfinamenti dei territori degli avversari. Perciò, se queste elezioni dovevano indicare un trend nella prospettiva delle prossime Politiche (2027 a scadenza naturale della legislatura) il risultato, sotto questo aspetto, non indica minimamente una svolta. Oltretutto, al di fuori delle Regioni al voto in questa tornata post-estiva (Marche, Calabria, Toscana, Veneto, Campania e Puglia più Valle d’Aosta), vanno considerate anche quelle che si sono già recate alle urne nei mesi corsi e negli ultimi anni: 10 guidate dallo stesso schieramento che esprime il governo Meloni, 3 (Emilia Romagna, Umbria e Sardegna) dalle forze opposte.
L’esito del voto calabrese – la vittoria di Roberto Occhiuto – era largamente prevedibile fin dall’inizio. Altrimenti il governatore di centro-destra, rieletto lunedì 6 ottobre con il 57,2% contro il 41,7% del suo antagonista, non avrebbe rischiato, puntando sul bis con un anno di anticipo rispetto alla conclusione naturale del suo mandato, dopo la notizia di essere indagato per corruzione. Una scelta che la scorsa estate ha messo tutti davanti al fatto compiuto, compreso il suo schieramento di appartenenza, ma che ha poi spinto i Cinque Stelle – nonostante le notevoli chance di vittoria del governatore dimissionario – a giocare comunque la partita rivendicando, all’interno del centro-sinistra, la candidatura alla presidenza della Regione: si aggiungeva una bandierina a quella già fissata sulla Campania con Roberto Fico.
Appena entrato nel campo largo, Giuseppe Conte non poteva essere trattato al pari di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, rimasti a mani vuote nelle candidature alle presidenze delle Regioni. In secondo luogo, i Cinque Stelle hanno puntato sulla Calabria, perché è la regione dove alle Politiche del 2022 avevano raccolto i maggiori consensi – 29,3% – subito dopo la Campania, 34,5%. A sinistra, l’abbinamento Fico-Tridico sembrava una buona scelta, puntando sul valore aggiunto del candidato calabrese, già recordman delle preferenze pentastellate alle Europee del 2024. Ma tutto questo non è bastato neppure a contenere le perdite dell’intera alleanza.
Conte, che alla vigilia del voto si era spinto a prevedere per il centro-destra «brutte sorprese sui conti che ha fatto Occhiuto» ora deve fare lui i conti. Con il 6,4%, i post-grillini non si spostano dalla percentuale già bassa delle elezioni regionali di quattro anni fa e sono superati dalla lista Tridico – 7,6% – rivelando una personalizzazione del voto di opinione. Ma resta confermato, per quanto riguarda la lista del Movimento, l’astensionismo dell’elettorato M5S quando si vota per le Regionali, con l’aggravante che in questo caso il candidato apparteneva al Movimento.
Quasi 16 punti di distacco fra Occhiuto e Tridico sanciscono il fallimento del campo largo in Calabria e segnalano lo scarso valore aggiunto della candidatura dell’ex presidente dell’Inps, anche considerando che le due liste (l’una del Movimento l’altra riferita politicamente al candidato) hanno raccolto meno voti della lista del Pd e di quella (Democratici e Progressisti) sempre di area dem, quasi il 19% contro il 14%. «Mettiamoci in discussione», chiede Conte, per il quale è fondamentale che a fine novembre in Campania Fico vinca con una percentuale alta. Altrimenti, il Movimento si rivelerà di scarso aiuto per il centro-sinistra. Ed è questo il rischio del campo largo.
Riguarda anche il centro-destra la vittoria imponente di Occhiuto. È unico governatore veramente di peso che Forza Italia possa vantare, anche rispetto al siciliano Renato Schifani, piuttosto indebolito. Vicesegretario nazionale di Forza Italia e di estrazione cattolica moderata (il suo ingresso in politica è iniziato con la Democrazia cristiana poco prima che chiudesse i battenti) Occhiuto, ha dato voce, nel proprio partito, alle posizioni più critiche nei confronti dell’autonomia differenziata cara alla Lega e, sul terreno dei diritti civili, ha spezzato una lancia a favore del suicidio medicalmente assistito o fine vita, preannunciando che si rimetterà alle decisioni del Consiglio regionale. È l’alfiere di una Forza Italia con la barra sempre più al centro.
Fra i governatori di centro-destra, al calabrese – che dovrà comunque fare i conti con l’inchiesta giudiziaria che lo riguarda – può essere equiparato solo il marchigiano meloniano Roberto Acquaroli, protagonista anche lui del bis nella regione di appartenenza, ma rieletto solo dopo un massiccio sostegno finanziario del governo: 60 milioni di euro a favore delle Marche, stanziati pochi giorni prima del voto, per garantire la realizzazione di numerose opere. Un “tesoretto” targato centro-destra ha contribuito a fermare la corsa del dem Matteo Ricci, la cui caratura riformista non è riuscita a conquistare il mondo delle piccole e medie imprese, così centrale nella regione adriatica, dimostrando l’incapacità del campo largo di sfondare “al centro”. Alla fine, sul Pd è la sconfitta nelle Marche a pesare di più, rispetto a quella di una settimana dopo in Calabria, che investe principalmente Conte. Ma tutt’e due le sconfitte rallentano il decollo del campo largo. Quel «mettiamoci in discussione» dell’ex premier fa presagire nuove scosse a sinistra, fino all’incognita delle alleanze alle Politiche.
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