Politica
20 ottobre, 2025Articoli correlati
Il portavoce azzurro Raffaele Nevi frena sull'aumento della cedolare secca dal 21 al 26%: "Non ci sembra equo equiparare la casa al trading sulle criptovalute"
Questa volta sono gli affitti brevi a far litigare la maggioranza e non pià le tasse alle banche — dopo le scintille degli scorsi giorni tra Lega e Forza Italia, il vertice di maggioranza tenuto giovedì scorso sembrerebbe aver calmato le acque —. La bozza della legge di Bilancio licenziata dal Consiglio dei ministri porta la cedolare secca dal 21 al 26% per tutti: per i privati, per chi fa attività di intermediazione immobiliare (come AirBnb o Booking) e anche per chi gestisce portali telematici.
Il "no" di Forza Italia
Ma a pochi giorni dal semaforo verde dei ministri, anche di quelli di Forza Italia, alla bozza di manovra che ora dovrà approdare ed essere discussa dal Parlamento, arriva la frenata degli azzurri che, per bocca del loro portavoce Raffaele Nevi, boccia la misura. “L'aumento della tassazione sugli affitti brevi è una scelta profondamente sbagliata”. Della norma, aggiunge Nevi, "non eravamo stati informati, lo abbiamo letto nelle bozze”.
"Aumentare le tasse a chi affitta ai turisti una sola unità abitativa è un errore, perché si penalizza il reddito di un singolo, si limita il turismo nelle aree interne quali i borghi e si incentiva l'elusione fiscale — gli fa eco il responsabile Turismo di Forza Italia, Carlo De Romanis —. È sbagliato racimolare fondi per la manovra dalle famiglie che vogliono affittare ai vacanzieri la casa in montagna o una stanza del figlio che è andato a studiare all’estero”.
"Non ci sembra equo equiparare la casa al trading sulle criptovalute"
Se sale la tassa sugli affitti brevi, diminuisce — alla stessa aliquota, al 26% invece che al 33% — quella sugli stablecoin, cioè sui redditi e proventi da criptovalute. Nevi critica anche questa rimodulazione: “Non ci sembra equo equiparare la casa al trading sulle criptovalute”, dice il portavoce forzista.
La cedolare secca al 21% era in vigore dal 2017, quando si è stabilito che “affitto breve” erano tutti quei contratti al di sotto dei trenta giorni e con massimo quattro immobili sul mercato. Superati i quali scatta l’obbligo di apertura di Partita Iva.
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