Economia
17 ottobre, 2025Ora la legge di Bilancio dovrà passare al vaglio del Parlamento. Oltre all'intervento sul settore creditizio, le risorse arriveranno dai tagli ai ministeri e dei fondi del Pnrr
Diciotto minuti. Tanto è durato l'intervento di Giorgia Meloni durante la conferenza stampa di presentazione del testo della legge di Bilancio uscito dal Consiglio dei ministri e che ora dovrà passare al vaglio del Parlamento. La presidente del Consiglio rivendica quanto inserito nella bozza della manovra finanziaria - dal valore complessivo di 18 miliardi - confermando l'impostazione del documento programmatico diffuso ieri dal Mef.
Oltre un miliardo e mezzo - 1,6 per la precisione - dovrebbero andare in misure a sostegno della famiglia e della natalità (bonus mamme lavoratrici ed esclusione della prima casa dal calcolo dell'Isee sotto una certa cifra); vengono confermati il taglio della seconda aliquota dell'Irpef e i circa otto miliardi complessivi in provvedimenti per le imprese. Per parlare di sanità, Meloni cita Nietzsche - "Amo colui che mantiene più di quanto ha promesso” - e conferma i 2,4 miliardi (oltre ai cinque già previsti nella Finanziaria 2025) per assunzioni e adeguamento degli stipendi del personale sanitario.
Matteo Salvini e Antonio Tajani parlano per una manciata di minuti e si dividono le rivendicazioni alla propria base elettorale. Il segretario di Forza Italia esprime la propria soddisfazione per “l’attenzione al ceto medio, l’attenzione ai più poveri, l'attenzione alle imprese, l’attenzione alla sanità” prima di rivendicare la bocciatura della tassa sugli extraprofitti delle banche per cui oggi, a risultato incassato, smussa gli spigoli delle dichiarazioni rispetto al rischio sovietico evocato nei giorni scorsi.
Salvini mostra all'elettorato leghista lo scalpo della nuova rottamazione delle cartelle esattoriali, che prevederà 108 rate mensili tutte dello stesso importo spalmate su nove anni e ricorda il contributo fiscale ai genitori separati.
La conferenza stampa del ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, dura molto più di quella degli altri ministri e, accantonati i proclama, scende nei dettagli delle voci del bilancio dello Stato. L'impianto delle coperture presentato ieri nel Dpb è confermato, i soldi dovrebbero arrivare soprattutto dalla rimodulazione del Pnrr, dalla finanza e da una razionalizzazione delle spese dei ministeri.
Scansato l’imbarazzo formale per la formula, quella “tassazione degli extraprofitti" poco gradita a Forza Italia, dal sistema creditizio e assicurativo ci si aspetterebbero circa 4,3 miliardi (che ammonterebbero a 11 in tre anni). Il condizionale è d'obbligo perché il contributo della finanza sarà su base volontaria. “Il rischio che non arrivino c’è sempre, le banche faranno le valutazioni in base ai risultati di quest’anno e vedranno se è il caso di liberare le riserve o no. Noi gli offriamo di liberarle potendo contare su aliquote interessanti", commenta Giorgetti.
Uno dei punti più attesi erano gli eventuali finanziamenti alla Difesa che l'anno prossimo dovrebbero aumentare dello 0,15% senza impattare sugli stanziamenti della manovra, con il primo di una serie di investimenti progressivi che hanno l’obiettivo di arrivare al 5% del Pil in spesa militare auspicato dall’Ue entro il 2035
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