Politica
27 ottobre, 2025La visita del premier ungherese in Italia. Al suo arrivo a Palazzo Chigi, flash-mob di protesta di +Europa: "Non sei il benvenuto"
Prima una visita di Stato in Vaticano, poi un vertice informale a Palazzo Chigi con Giorgia Meloni. Il premier ungherese Viktor Orbán è a Roma e, come spesso accade, pronuncia parole che stonano rispetto alle sensibilità maggioritarie in Europa.
Dell’incontro con Papa Leone XIV e con il segretario di Stato Pietro Parolin, la Santa Sede diffonde una nota, dai toni squisitamente diplomatici, in cui si sottolinea che “sono state sottolineate le solide relazioni bilaterali e l'apprezzamento per l'impegno della Chiesa cattolica nel promuovere lo sviluppo sociale e il benessere della comunità ungherese, con particolare attenzione al ruolo della famiglia, alla formazione e al futuro dei giovani, nonché all'importanza della tutela delle comunità cristiane più vulnerabili. Ampio spazio — si legge ancora — è stato riservato altresì alle questioni europee, con particolare attenzione al conflitto in Ucraina, e alla situazione in Medio Oriente".
Ma è in un’intervista concessa a La Repubblica e a Il Messaggero che emergono i passaggi più politici di Orbán. Per il leader di Budapest, “l’Unione europea non conta nulla, è totalmente fuori dai giochi” nella partita che si sta giocando per porre fine al conflitto in Ucraina. Poi, annuncia che sarà “presto a Washington per discutere con il presidente Trump” del nodo delle sanzioni sul petrolio imposte contro Mosca, a cui Orbán si oppone con forza.
L’Ungheria, insieme alla Slovacchia, dal 24 febbraio 2022 ha aumentato le importazioni di greggio e di gas dalla Russia, in controtendenza — e in contrasto — con le indicazioni europee e americane. E qualche giorno fa ha scelto di sfidare apertamente Trump, parlando esplicitamente della necessità di “aggirare” le sanzioni di Washington. “Stiamo ragionando su come costruire un sistema sostenibile per l’economia del mio Paese, perché l’Ungheria dipende moltissimo dal petrolio e dal gas russo — dice oggi ai due giornali —. Senza di loro, i prezzi dell’energia andranno alle stelle, provocando delle carenze nelle nostre scorte”.
Il faccia a faccia con Meloni, che cerca da tempo di giocare un ruolo di mediazione tra il leader ungherese, suo alleato in Europa (per quanto non siedano nello stesso eurogruppo), e Bruxelles, è iniziato poco prima delle 16. Proprio mentre Orbán entrava a Palazzo Chigi, è stato accolto da un flash mob di +Europa, con i suoi esponenti che hanno mostrato cartelli con scritto: "Orbán non sei il benvenuto", "Mettiamo il veto a Orbán" e "Dittatori con i soldi nostri".
I temi non sono stati discussi davanti ai giornalisti — non c’è stato nessun punto stampa alla fine del vertice — ma sono stati brevemente anticipati nell’intervista con La Repubblica e con Il Messaggero. “L’economia è il piatto forte — dice il premier ungherese —. Il principale problema è la perdita di competitività dell’economia europea. In particolare, la transizione green e le decisioni sul tavolo dell’Unione, la cosiddetta Ets2 (la direttiva sulle emissioni, ndr), che aumenterà il prezzo dell’energia per chi ha una casa o per chi possiede un’auto. Insomma, per la nostra gente. Infine, dobbiamo lavorare per rendere più competitive l’economia di Italia e Ungheria’’. L'incontro è durato circa un'ora, e Orbán poco prima delle 17 ha lasciato Palazzo Chigi.
"Il colloquio ha consentito di mettere a fuoco le prospettive delle relazioni bilaterali e di avere uno scambio di vedute sui principali temi dell’attualità internazionale, con particolare riferimento alla situazione in Ucraina, agli sviluppi in Medio Oriente e all’agenda europea - si legge in una nota della presidenza del Consiglio -. Tra i temi affrontati, anche le iniziative per una gestione efficace e innovativa dei flussi migratori. I due leader hanno infine discusso delle opportunità offerte dallo strumento europeo SAFE, valutando possibili sinergie tra Italia e Ungheria a sostegno delle rispettive capacità industriali e tecnologiche".
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