Politica
28 ottobre, 2025Il faccia a faccia con il leader ungherese che ieri, prima di vedere Meloni, ha attaccato ancora Bruxelles. La comunanza di vedute sulla "critica al green deal" e sul "contrasto all'immigrazione clandestina". Intanto Budapest lavora a un fronte anti-Kiev con Slovacchia e Repubblica Ceca
Dopo Giorgia Meloni, è stato il turno di Matteo Salvini. Il premier ungherese Viktor Orbán ha incontrato al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti il leader leghista, suo alleato in Europa nell’eurogruppo dei Patrioti. Se ieri — 27 ottobre — la nota di Palazzo Chigi al termine del vertice con la presidente del Consiglio parlava, più sobriamente, di uno “scambio di vedute sui principali temi con particolare riferimento a Ucraina e Medio Oriente”, quella diffusa dallo staff di Salvini dice di più sulla comunanza di intenti che legano il leader ungherese al segretario del Carroccio.
L’incontro “durato un’ora” tra Salvini e Orbán è stato “affettuoso”. Ed è “stata l'occasione per fare il punto sulla situazione internazionale, con riferimento alle infrastrutture e agli equilibri geopolitici”. Poi, i temi come “la pace, la dura critica al green deal e alle politiche suicide dell'Unione europea. Massima sintonia sul contrasto all'immigrazione clandestina. Salvini e Orbán — continua la nota — si sono soffermati davanti al plastico del Ponte sullo Stretto, collocato all'ingresso del ministero: è un'opera che crea aspettative e curiosità anche a livello internazionale. Salvini lo ha invitato all'avvio dei cantieri”.
L’incontro con Salvini arriva all’indomani dell’intervista rilasciata a La Repubblica e a Il Messaggero, con cui ha ribadito le sue critiche all’Unione europea — “Non conta nulla” — e si è schierato, ancora una volta, contro le sanzioni americane sul petrolio russo, in netta controtendenza rispetto alle sensibilità maggioritarie a Bruxelles e, come sembrerebbe ora, anche a Washington. E proprio mentre il premier magiaro è a Roma, a Politico parlava il suo consigliere politico, Balasz Orban, che ha ammesso di star lavorando alla costruzione di un’asse anti-Ucraina con la Slovacchia di Robert Fico e con la Repubblica Ceca di Andrej Babis. "Penso che succederà, e sarà sempre più evidente. Nell’Europa centrale, il fronte pacifista sta crescendo. Con l'aggravarsi delle difficoltà economiche in Europa, sempre più nazioni si renderanno conto che la pace è l'unica strada”.
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