Politica
28 ottobre, 2025Il ministro rivendica che nella legge di Bilancio ci sono più di otto miliardi di euro di "sostegno alle imprese". La replica del leader degli industriali: "Quei numeri non li ho visti". Meloni alle banche: "Chiesti cinque miliardi su 44 di profitti, siano soddisfatte"
Oltre quello dei partiti, c’è un altro “fronte” che si è aperto sulla legge di Bilancio. Ed è quello che tra Confindustria e il governo, con l’associazione degli industriali che avanza le proprie richieste proprio quando la manovra sta per approdare in Parlamento. Con la possibilità, quindi, di essere modificata (anche se l’indicazione di Giorgia Meloni è: “Niente emendamenti senza benedizione di Palazzo Chigi”).
Urso: "Abbiamo superato l'indicazione di Confindustria"
"La manovra è riuscita a coniugare al meglio il necessario rigore sui conti pubblici con la crescita, lo sviluppo, l'equità sociale”, ha detto ieri (27 ottobre) il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, a margine di un evento a Padova. Poi ha snocciolato tutti gli stanziamenti previsti dalla finanziaria 2026 per il mondo delle imprese: dai quattro miliardi in più per la transizione 5.0 agli altrettanti per la Zona economica speciale fino alle “nuove risorse aggiuntive per quanto riguarda i contratti di sviluppo, gli accordi d'innovazione, anche per quanto riguarda la zona logistica special. Nel complesso — ha aggiunto — abbiamo superato l'indicazione che Confindustria ci dava di otto miliardi per le industrie del nostro Paese, pensiamo che in questo contesto sia un obiettivo particolarmente importante”.
La replica (a distanza) di Orsini
Dall’assemblea di Confindustria Canavese, a Urso ha risposto il numero uno degli industriali, Emanuele Orsini: "Dice che ha superato le nostre aspettative. Beh, io dico che le nostre aspettative si superavano se c'erano otto miliardi per i prossimi tre anni, se ci fossero otto miliardi. Io quei numeri non li ho ancora visti, forse ha delle tabelle diverse”. Ha poi detto di star “dialogando per sistemare” le “tre cose che non ci piacciono”. Quei “tre punti fondamentali su cui dobbiamo lavorare” che aveva evocato qualche giorno fa dopo il confronto con il governo: i “punti fondamentali”, per Orsini, vanno dalla stretta sulla tassazione sui dividendi alla restrizione delle regole di compensazione dei crediti d’imposta fino alla mancanza di una proroga delle regole di funzionamento per il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese.
Meloni e le banche
La linea l’ha provata a tracciare la presidente del Consiglio. Che in una conversazione riportata nel nuovo libro Finimondo di Bruno Vespa con l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha spiegato che il governo non vuole “tassare la ricchezza prodotta dalle aziende”, perché si darebbe “un segnale sbagliato”. Per questa ragione si è deciso di chiedere un contributo a banche e assicurazioni.
“Ho spiegato — ha continuato Meloni — che per mantenere i conti in ordine occorrono delle risorse, e le abbiamo chieste a chi grazie a questa politica ha avuto dei grandi benefici: se cresce lo spread, se sale il rating dell’Italia, se le banche hanno potuto approfittare dei 200 miliardi messi a disposizione dal governo Conte per rinegoziare con la garanzia dello Stato prestiti che avevano già erogato, o dei crediti del superbonus, sempre grazie a Giuseppe Conte, è giusto che quelle stesse banche ci diano una mano a continuare in una politica così profittevole. Se su 44 miliardi di profitti nel 2025 ce ne mettono a disposizione circa cinque per aiutare le fasce più deboli della società — ha concluso —, credo che possiamo essere soddisfatti noi e che in fin dei conti possano esserlo anche loro”.
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