Politica
28 ottobre, 2025Nonostante il dibattito riaperto dopo i decessi degli scorsi mesi (con le autopsie che però finora hanno escluso una correlazione con l'uso della pistola elettrica), il sottosegretario all'Interno rilancia: "Qualcuno ha tentato di criminalizzarne l'utilizzo"
Da una parte ci sono le polemiche montate negli scorsi mesi dopo gli episodi di decessi a seguito di fermi di polizia in cui è stato utilizzato il taser (anche se, finora, tutte le autopsie hanno escluso una correlazione): da Antony Ehogonoh Ihaza a Napoli a Claudio Citro a Reggio Emilia, da Elton Bani a Genova a Gianpaolo Demartis a Olbia fino a Riccardo Zappone morto a Pescara. Dall’altra c’è il governo Meloni, che invece vuole raddoppiare la dotazione per le forze di polizia.
“Attualmente sono circa 5 mila i taser operativi, ma l'impegno del governo è quello di arrivare in tempi rapidi a un raddoppio delle dotazioni — dice oggi il sottosegretario all’Interno, il leghista Nicola Molteni, intervenuto all’Axon Tech Summit a Roma —. Ce lo chiedono le forze di polizia, ce lo chiedono i sindacati di categoria e noi abbiamo il dovere di fornire tutti gli strumenti idonei e adeguati per garantire la sicurezza degli operatori e quindi dei cittadini italiani”. Era già stato il titolare del Viminale, Matteo Piantedosi, a difendere il dispositivo, bollando come “ideologiche” le polemiche e rivendicando il potere dissuasivo del taser. Ma dopo gli ultimi episodi, alcune amministrazioni, a partire dal Comune di Genova, hanno deciso di stoppare la sperimentazione per gli agenti di polizia locale.
“Il taser è uno strumento di difesa, non di offesa — ribadisce Molteni, facendo eco a Piantedosi —. È uno strumento di sicurezza e non di violenza, con una straordinaria capacità di deterrenza e di tutela per gli operatori delle forze dell'ordine. Garantendo la sicurezza degli operatori delle forze di polizia si garantisce la sicurezza dei cittadini e delle comunità. Per questo lo considero uno strumento imprescindibile per chi ogni giorno è in prima linea a difesa del Paese”.
In riferimento al dibattito che si è riaperto negli ultimi mesi, Molteni dice: ”Qualcuno ha tentato di criminalizzarne l'utilizzo, ma ad oggi non esiste alcun nesso eziologico tra i decessi segnalati e l'impiego del dispositivo. Il taser — conclude — non è uno strumento di tortura, ma uno strumento di tutela e di sicurezza. Abbiamo il dovere e l'obbligo di proteggere e garantire chi ogni giorno rischia la vita per la sicurezza del Paese. In me troverete sempre un grande difensore del taser e della sua funzione di difesa e deterrenza”.
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