Politica
14 novembre, 2025L'intervista dell'ex presidente del Consiglio al Corriere: "La mia preoccupazione è che una parte dell’elettorato si allontani dal centrosinistra perché ritiene che arrivi una lettura troppo ristretta della società. Occorre una coalizione ampia"
Zohran Mamdani “ha fatto cose interessanti”. “Detto ciò”, per Romani Prodi, la sua non è “esattamente la cifra del rivoluzionario”. Ma lo scetticismo dell’ex presidente del Consiglio e leader de L’Ulivo riguarda soprattutto “le sue promesse sotto un profilo economico”. Il segnale più importante dagli Stati Uniti, come spiega in un’intervista al Corriere della Sera, arriva piuttosto dalla “vittoria delle due governatrici democratiche, in Virginia e New Jersey”. Decisamente più moderate rispetto a Mamdani. “È quello che serve a noi — spiega Prodi — un riformismo coraggioso, ma concreto, che punti al cambiamento”.
Per l’ex premier, per combattere il problema dell’impressionante concentrazione delle ricchezze, “occorre prima chiedersi quali sono gli strumenti giusti per affrontare il problema. Per cominciare bisogna governare e per farlo serve il consenso della maggioranza della popolazione. Non è un dettaglio. Dobbiamo poter parlare di argomenti veri come tasse, immigrazione, sanità, scuola con le parole giuste, senza un radicalismo che spaventa gli elettori e che nella nostra storia non ha mai pagato. Dicendo già adesso, con onestà, che cosa si vuole realizzare, ma anche cosa si può fare e che cosa no, con quali risorse, attingendole dove e a scapito di cosa, visto che non si può finanziare ogni progetto con le tasse. Senza slogan facili, ma con un riformismo concreto che impasti insieme realismo e coraggio”.
“I leader possono nascere. O farsi”, risponde invece quando gli viene chiesto se, da Elly Schlein e Giuseppe Conte, l’opposizione abbia almeno un leader credibile. Circa due settimane fa Prodi aveva rivolto dure critiche al centrosinistra, “che ha voltato le spalle all’Italia”. A seguire, c’è stata una chiamata con la leader del Pd, a cui l’ex premier — racconta — ha “ribadito quanto sostenuto in pubblico. La mia preoccupazione è che una parte dell’elettorato si allontani dal centrosinistra perché ritiene che dall’opposizione arrivi una lettura troppo ristretta della società, non sufficiente per un’alternativa concreta di governo. Ed è già tardi perché siamo oltre metà legislatura. Le ho anche spiegato — aggiunge — che a me non interessano i partiti, ma le coalizioni di governo. C’è tanto da cambiare, ma a dire il vero molti anche nel Pd vogliono semplicemente conservare il proprio ruolo”.
Per Prodi, “occorre un modello di coalizione ampia, con un programma capace di intercettare una platea che vada oltre gli attuali confini”. Un riferimento all’ex direttore dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini? "Lo conosco da molti anni, lo stimo e non posso che parlarne bene - spiega -. Lo seguo con interesse e so che proprio in questi giorni riunirà i suoi comitati. Seguo lui come ho seguito con interesse ciò che è accaduto a Milano qualche settimana fa nel Pd (la convention dei riformisti, ndr)”.
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