Politica
20 novembre, 2025Il sottosegretario alla Giunta della Toscana e il segretario di Forza Italia Giovani intervistati da Felice Florio durante l'evento per i 70 anni del nostro settimanale
Giovani e politica al centro del panel, moderato da Felice Florio, con il segretario di Forza Italia Giovani, Simone Leoni, e di Bernard Dika, consigliere regionale della Toscana in quota Partito democratico e sottosegretario alla presidenza della Giunta che, con oltre 14 mila preferenze, è stato il secondo più votato alle ultime elezioni. "Io e Bernard siamo avversari, ma gli avversari non sono e non devono essere nemici. La politica adulta — ha aggiunto Leoni durante la festa de L’Espresso — ci spinge un po’ a essere eredi del futuro. Ma secondo me la nostra generazione, oltre a essere erede del futuro, dev’essere protagonista del presente”.
Su questo punto, nonostante le divergenze tra i due partiti in cui militano, gli fa ha fatto eco Dika: “Ci dicono sempre che 'noi giovani siamo il futuro', ma che non è ora il momento. È demoralizzante perché dà l'idea di una società che non responsabilizza le nuove generazioni. Ma se non ci permettono di sbagliare, come potremmo avere una classe dirigente?”. Poi ha raccontato il motivo per cui ha iniziato a far politica; una scelta che s’intreccia con il suo vissuto personale: “Sono arrivato dall’Albania quando avevo un anno, e l’Italia è stato il Paese che ha cambiato il destino della mia vita. Per me non è vivere il rassegnarsi all’esistente. Bisogna comprendere che se i giovani non rivendicano i loro bisogni, non ci sarà un’altra generazione che lo farà per loro”.
Cosa salvare della classe dirigente attuale? E invece, cosa cambiare per recuperare quella maggioranza di elettori che oggi non va più a votare? Dell’attuale classe politica, Leoni pensa che “ha tenuto la barra dritta su alcuni temi: la responsabilità fiscale, la politica estera sul Medio Oriente e sull’Ucraina, per esempio. Ha saputo trasformare quella responsabilità in una linea politica. Sugli astenuti, invece, ci sono due tipologie: quello più in là con l’età, disincantato e forse irrecuperabile, e poi il ragazzo, che si astiene perché spesso non percepisce l’importanza e il senso della politica, che dovrebbe tornare a giocare sulle speranze e non sulle paure”. Per il segretario del movimento giovanile azzurro, “ci sono due concezioni di politica: c’è chi pensa che debba essere guidata e chi pensa che debba guidare. Io penso che la politica abbia il dovere di guidare il Paese, e quindi non esasperare dei sentimenti negativi ma invece stimolare le speranze”.
Bernard Dika, nella recente campagna elettorale, è stato attaccato con insulti razzisti per via della “k” presente nel suo cognome, come ha ricordato durante la festa de L’Espresso. C’è stato in questi anni un peggioramento in quest’ambito? “In campagna elettorale avrei detto di sì — ha risposto il sottosegretario alla Regione Toscana — ma vedendo i risultati elettorali mi sono reso conto che c’è sempre l’albero che cade che fa sempre più rumore della foresta silenziosa che cresce. Mi sono ritrovato non solo sui social a ricevere insulti, ma anche per strada. E sono convinto di aver vinto — ha aggiunto — non tanto per me, ma perché ho pensato a quei giovani che magari hanno una ‘k’ nel cognome o sono figli di genitori nati in un altro Paese. Il nostro è un Paese all’avanguardia, ma anche oggi ci sono bambini e ragazzi che devono andare a chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno, come fosse il rinnovo del permesso di esistere. Quindi sì, bisogna migliorare la nostra legislazione in tema di cittadinanza”.
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