Politica
20 novembre, 2025L'ex presidente del Consiglio: "Apprezzo Elly Schlein, non credo che sia elemento di frantumazione. Il viaggio in Cina? Quando mi invitano a celebrare la sconfitta del nazifascismo vado. Capisco che il governo invece abbia problemi a riguardo”
Ormai è da tempo fuori dalla politica attiva, ma Massimo D’Alema — il primo ex comunista a diventare presidente del Consiglio — non ha smesso di dire la sua sui tanti cambiamenti in corso in tutto il mondo e sulle sfide che attendono la sinistra nei prossimi anni. Intervistato dal direttore Emilio Carelli durante l’evento per i 70 anni de L’Espresso a Palazzo Brancaccio, ha detto di “apprezzare Elly Schlein” e di non credere che la segretaria dem “sia elemento di frantumazione” per un Partito democratico in cui, com’è noto, convivono sensibilità differenti. “L'impegno per l’unità — ha ribadito — è visibile”.
Come si arriverà alle prossime elezioni politiche? Con quale geometria? L’impegno di Schlein è stato da subito quello di tenere insieme le diverse anime del campo largo. D’Alema ricorda come “la legge elettorale” sia “centrata sulla coalizione. Non sarà una vittoria di partito. C'è da lavorare, c'è un problema, quello di cui si avverte il bisogno è una visione del futuro del Paese. La visione della destra è chiara — ha aggiunto —, il sovranismo è la visione del declino dell’Occidente”. Ha elencato poi una serie di numeri che rendono bene l’idea della traiettoria: “A fine secolo in Europa saremo 350 milioni di abitanti con una età media di 62 anni, di fronte all'Africa con quattro miliardi di abitanti, e allora chiudiamo. La destra ci accompagna verso il declino, noi dobbiamo proporre uno sviluppo. Nel '90 vincemmo perché proponevamo che l'Italia fosse Europa. La destra ci accompagna al declino, noi dobbiamo indicare una prospettiva alternativa”.
Ma la sinistra cosa deve fare per tornare a essere competitiva? “La difficoltà della sinistra a rappresentare i ceti popolari non è problema solo italiano — ha sottolineato l’ex presidente del Consiglio —, è la difficoltà della democrazia a promuovere l'emancipazione sociale. Viviamo in Paesi in cui l'emancipazione sociale è in crisi, disuguaglianze gravissime e la politica appare impotente. Il problema è mettere in discussione i mantra che si sono imposti. Il pensiero neoliberale è penetrato nelle nostre società. I ceti popolari non votano più. Le nostre democrazie sono democrazie del 50% e chi non vota nelle fasce sociali più deboli è il 70%”. Per D’Alema, ”o la sinistra restituisce ai poveri la speranza che la politica può cambiare la loro vita o perde. O la politica si propone come guida della società o è la democrazia ad entrare in difficoltà”.
Poi, un passaggio sui giovani: "In un panorama difficile, li ho visti scendere in piazza per Gaza ho avuto una boccata di ossigeno. La nuova generazione se si ribella..., consiglierei di guardare con spirito critico al mondo che abbiamo costruito. Quei ragazzi sono stati un grande segnale di speranza”.
D’Alema è stato al centro delle polemiche, negli ultimi mesi, per la sua partecipazione alla parata militare in Cina organizzata per gli 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale a cui erano invitati anche Vladimir Putin e Kim Jong-un. Già in altre interviste l’ex premier ha rivendicato quella partecipazione. A L’Espresso ha detto: “Quando mi invitano a celebrare la sconfitta del nazifascismo, vado. Capisco che il governo invece abbia problemi a riguardo”.
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