Politica
21 novembre, 2025Dalla Pedemontana ai Pfas nel Prosecco ai ritardi delle infrastrutture olimpiche, la gestione del leghista si avvia al termine con un’eredità gravosa. Il delfino Stefani dovrà confrontarsi anche con una sanità in declino. Nonostante il regalo pre-elettorale sull’autonomia differenziata
Il lungo regno è finito e il doge teme di essere dimenticato, secondo il principio andreottiano del potere che logora chi non ce l’ha. Luca Zaia lotta per restare in pista al bivio fra una candidatura improbabile a sindaco di Venezia, un seggio da deputato al posto del suo successore in regione, Alberto Stefani, e un ritorno al governo dopo l’esperienza fra il 2008 e il 2010 da ministro dell’agricoltura, ruolo ideale per un trevigiano della provincia che può vantare l’inserimento delle colline del Prosecco di Valdobbiadene nel patrimonio dell’Unesco.
Sul resto della sua eredità c’è più di un dubbio. Sul fronte Giochi invernali 2026, prosegue la telenovela dello Sliding center di Cortina d’Ampezzo. L’impianto, non ancora omologato ufficialmente dal Comitato olimpico internazionale (Cio), non potrà essere completato in tempo e sarà consegnato in via provvisoria per le competizioni. Sul dopo-Giochi incombe la questione della manutenzione dell’impianto, costato 118 milioni di euro.
La Provincia di Belluno, già in polemica per i ritardi sulla cabinovia di Socrepes, e il Comune ampezzano non intendono farsi carico del milione annuo necessario alla manutenzione e hanno chiesto alla Regione di accollarsi la spesa. Mentre gli enti pubblici si accapigliano per un pugno di euro, il settore turistico privato banchetta. Le due settimane olimpiche in un albergo tre stelle di Cortina costano 28 mila euro. In un quattro stelle si va oltre i 50 mila euro. Federalberghi Veneto ha rassicurato sul fatto che, a fine festa, «tutto tornerà a una sorta di normalità».
La manutenzione dello Sliding center è nulla rispetto al peso finanziario della Superstrada Pedemontana Veneta (Spv), voluta fortemente da Zaia e realizzata dal consorzio Sis, composto dalla spagnola Sacyr e dall’impresa piemontese di Matterino e Claudio Dogliani, per collegare le province di Vicenza e Treviso. Partita come un project financing con costi a carico dei privati ripagati dai pedaggi, Spv è diventata l’esatto contrario di quello che era stato annunciato. Oggi la Regione paga una concessione a Sis con canoni crescenti fino a 450 milioni nell’ultimo anno di contratto (2059). Il traffico sovrastimato ha causato una perdita di 50 milioni per la Regione nel 2024 e una proiezione di -70 milioni per l’anno in corso, nonostante le facilitazioni sui pedaggi offerte da Zaia ai pendolari. Spv dovrebbe finire in una holding stradale di nuova creazione insieme alla Brescia-Padova. Il candidato del centrosinistra alle regionali, l’ex sindaco di Treviso Giovanni Manildo, ha chiesto di rivedere la concessione-capestro con Sis ma non ha speranze di rovesciare un pronostico che consegnerà la vittoria al giovane Stefani, 33 anni di cui sette da deputato leghista.
Pedemontana presenta un altro problema. La Procura di Venezia ha annunciato la conclusione indagini per l’utilizzo nella costruzione di materiali inquinanti a base di acidi della famiglia dei Pfas (Pfba), presenti in vari territori veneti e trovati in alti quantitativi anche nelle analisi di alcuni vini fra i quali il Prosecco. Secondo Sis, le accuse dei magistrati, dei carabinieri e dell’Arpav, l’agenzia per la protezione ambientale, sono infondate. «Noi siamo vittime di questa cosa», ha detto Claudio Dogliani. «Mezzo Veneto è contaminato dai Pfas». Non che abbia tutti i torti.
«Grazie alle leggi di Zaia», dice Andrea Zanoni, altro trevigiano provinciale ma schierato nelle liste di Avs, «continuano a piantare vigneti dove una volta non c’erano. È sufficiente chiamare Glera, con il nome del vitigno, quello che in collina si chiama Prosecco docg. La sostanza non cambia e Arpav ha trovato fino a dieci tipi diversi di pesticidi in una bottiglia».
Il consorzio Sis è stato incaricato di un’altra opera cara a Zaia. È la Via del Mare, ideata per potenziare il collegamento fra Treviso e le spiagge di Jesolo. Per i 19 chilometri della superstrada, aggiudicati in via definitiva a Sis nell’ottobre del 2023, servono 400 milioni di euro e il tracciato sarà a pedaggio. La Treviso-Mare è stata contestata da sindaci bipartisan di alcuni comuni (Monastier, Meola, Silea, Fossalta, Roncade) ma il Tar ha bocciato il ricorso e il fronte si è disgregato prima di rivolgersi al Consiglio di Stato. La regione ha detto che «l’atto di concessione non prevede contributi pubblici per la realizzazione dell’opera ponendo il rischio traffico a carico del Consorzio Sis». Lo aveva detto anche per la Pedemontana.
Nella lista delle eredità mancate si può inserire l’autonomia differenziata. Il Veneto era stata la prima regione a chiederla, dopo l’approvazione della legge Calderoli un anno e mezzo fa. Dopo che la Corte costituzionale ha chiesto correzioni essenziali sui Lep (livelli essenziali di prestazione), martedì 18 il governo ha firmato la pre-intesa con la Regione come omaggio elettorale.
Anche la sanità, che ha portato a Zaia consensi solidi prima e dopo la pandemia, dà segni di logoramento. L’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari, ha messo il Veneto in fondo alla classifica per la medicina di base con 0,67 dottori di famiglia per mille abitanti, in calo verticale da 3123 a 2764 medici fra il 2019 e il 2023. Fa peggio solo la Lombardia dell’altro leghista Attilio Fontana (0,62 per mille). Per Stefani, minacciato anche dalla crescita elettorale di Fdi, si prevedono acque alte.
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