Politica
26 novembre, 2025L'ormai ex presidente del Veneto si gode il successo elettorale e rimanda le discussioni: "Quello che voglio fare lo so solo io e lo capirete piano piano”. Ma le opzioni sul tavolo sono tante. Il segretario della Lega: "Lombardia? Decidiamo dopo le politiche"
All’indomani delle elezioni regionali in Veneto, che hanno portato alla presidenza Alberto Stefani ma incoronato Luca Zaia come recordman di preferenze (ne ha prese più di 200 mila), si ragiona già sul futuro dell’ormai ex governatore. Ieri — 25 novembre — in conferenza stampa aveva rimandato l’argomento alla prossima estate. Oggi, in un’intervista al Corriere della Sera, Zaia torna sul tema, con alcune aperture ma la solita cautela: “Quello che voglio fare lo so solo io e lo capirete piano piano”.
“Mi hanno candidato a tutto, da sindaco di Venezia a un posto da deputato fino all’Eni. Tutte ipotesi che comunque rimandano alla primavera-estate prossime”, spiega l’ormai ex presidente, che a Venezia, con quasi settemila voti, ha fatto il pieno di preferenze: “I veneziani hanno voluto darmi un segnale che mi vogliono come sindaco…”. La Lega, sottolinea Zaia, “è la mia casa. Di sicuro ora, avendo più tempo, mi dedicherò di più al partito. Del resto, il militante della Lega deve essere pronto, dall’alba al tramonto”.
C’è un tema che si è aperto negli scorsi mesi, e che si è riacceso all’indomani del voto regionale, e che riguarda le due anime della Lega. Con i governatori del Nord che, da molti, sono considerati un blocco a sé: “Ho sempre odiato l’idea delle correnti, perché penso che siano la base e l’inizio della distruzione dei partiti, e la storia credo mi dia ragione — sottolinea Zaia —. Non dobbiamo avere correnti: dobbiamo essere inclusivi, confrontarci e poi, se qualcuno sbiella, sbiella. Per noi restano centrali l’identità, il federalismo, l’autonomia, la legalità. Pur dentro il solco del centrodestra, dobbiamo rappresentare l’anima liberale ancorata ai territori”.
Sullo sfondo, la sfida con Roberto Vannacci, uno dei pochi a non congratularsi con Zaia: “Non è il mio benchmark, non ho bisogno di misurazioni, e i vicesegretari della Lega sono quattro, non solo uno”, ribadisce. Il voto veneto, conclude, “la dice lunga su da che parte va la Lega…”.
Intervistato da Repubblica, anche Matteo Salvini torna sul futuro di Zaia. “Lo vedrà e ne parlerò con lui — spiega —. Ha ottenuto un grande risultato. Vedremo se vuole restare in Regione, in primavera c'e' l'elezione del sindaco di Venezia. C'è l'uninominale che lascerà Stefani”, spiega lasciando aperte più porte.
Dopo il successo della Lega in Veneto, che ha raddoppiato le percentuali di Fratelli d’Italia, si è tornati a parlare anche di Lombardia e del partito che dovrà esprimere il candidato: “Si vota fra più di due anni - aggiunge - è prematuro parlarne adesso. Non ci sono veti, non abbiamo preclusioni se gli alleati vorranno suggerire un’indicazione — sottolinea Salvini —. L'accordo con FdI prevede che il candidato sia espresso dal partito che prende più voti. Se la Lombardia andrà al voto a scadenza naturale, vedremo alle politiche quale sarà il partito più forte”.
Intanto dal Veneto, all’indomani della vittoria, arriva la notizia della morte della nonna di Stefani, a cui il neopresidente aveva dedicato la vittoria. “Quando si hanno delle responsabilità amministrative la vita privata viene sempre dopo la vita pubblica. Quando ho pronunciato queste parole, le prime con cui ho iniziato la conferenza stampa dopo l'elezione, pensavo a te — ha scritto sui social. Il destino ha scelto cosi', un po' all'improvviso, proprio in una delle notti più importanti della mia vita”.
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